ISTRUZIONI PER L'USO

IL TALLONE D'ACHILLE è pensato per scrivere libri, direttamente su questo blog. Qui comincia l'Eredità di Michele, l'ultimo scritto. Il precedente è stato interrotto, si vede che doveva maturare. Qui trovate IL primo LIBRO, col suo indice ed i post che lo compongono.
I "libri" raccolgono commenti, critiche e suggerimenti di chiunque voglia partecipare con spirito costruttivo. Continuano un percorso iniziato con le Note scritte su Facebook , i cui contenuti sono ora maturati ed elaborati in una visione d'insieme, arricchiti da molti anni di esperienze diverse e confronti con persone diverse.

I Post seguono quindi un percorso logico che è bene conoscere, se si vuole ripercorrere il "discorso" complessivo. Naturalmente è possibile leggere singoli argomenti ai quali si è interessati. Argomenti spot - che spesso possono nascere dall'esigenza di commentare una notizia - saranno trattati in pagine dedicate.

Buona partecipazione!


venerdì 2 novembre 2018

MONETA E INFLAZIONE - CHI E' LO SPRECONE

Fra favole e realtà.
C'è una favola affascinante che, da quarant'anni a questa parte, abbraccia caldamente l'immaginario collettivo del popolo bambino, non solo italiano. Parla di zecchini d'oro che, piantati con fede nell'orto dei miracoli, fanno crescere altri frutti, altri zecchini d'oro, col semplice passare del tempo. 
Quando abbiamo letto del gatto e della volpe che abbindolano Pinocchio, abbiamo tutti sorriso per la sua ingenuità.
Quando la stessa, identica, favola ce la racconta il nostro "banchiere personale"... abbocchiamo con tutte le scarpe! Capita, davanti a quel signore in giacca e cravatta, molto istruito e professionale, o a quella fanciulla radiosa e sicura di sé, quando ci consigliano appassionatamente su come "investire" i nostri zecchini nel mondo sfavillante della finanza, comprando "prodotti per l'investimento" o "assicurativi". La circostanza che firmiamo fogli scritti fitti fitti, previsti da norme e regolamenti, e c'è anche la supervisione di Autorità di controllo, contribuisce a farci sentire al sicuro. Se di zecchini ne abbiamo un bel po', stiamone certi, saranno loro ad invitarci, gentili e premurosi.
Tutto quello che fanno, lo fanno per dovere professionale: non hanno scelta. Il marcio, se c'è, è nei meccanismi che spingono le persone a fare cose che non vorrebbero fare. Di eroi ce ne sono, ma dentro quei meccanismi, sono inevitabilmente eccezione.
Attenzione: la favola, una volta ingoiata come fosse una pillola, produce allucinazioni: ci fa vedere cose che non esistono, e ignorare realtà evidenti.
Parliamo ad esempio di efficienza (che vuol dire evitare sprechi) e di efficacia (che vuol dire raggiungere i risultati) nella funzione "pubblica" di "produzione e allocazione" della moneta, per porci una domanda seria, a mente serena. Premesso che fino agli anni ottanta la "sovranità monetaria" (e cioè il potere di "stampare" e distribuire la moneta) lo avevano gli Stati nazionali; e successivamente questo potere è stato trasferito, con processo lento e lungo, prima alle banche centrali rese indipendenti dalla politica e poi, di fatto, direttamente al mercato, 
ci domandiamo:
- è stato più efficiente ed efficace lo Stato;
- o "il Signor Mercato"?

Per valutare, capiamo meglio cosa vuol dire "stampare moneta".

La scoperta del secolo, che solo pochi "ingenui" ancora ignorano, forse perché troppo grande per essere "vista" nella sua immensità, ma anche perché non ci è stata raccontata nei media, è che:
la moneta si crea dal nulla.
A partire dal 1971, con la fine del gold standard (sistema monetario basato sull'oro), questa realtà (che è sempre stata tale, nella sua essenza) diventa inconfutabile. Prima c'era l'oro a creare l'illusione che la moneta potesse "essere ricchezza". Neanche l'oro, si mangia, ma può ingenerare confusione. Dopo il 1971, tolto l'oro, il Re è nudo.
Per molti decenni, questa scoperta resta poco appariscente. 
Di certo, se ne è parlato poco nel dibattito pubblico in passato, e non se ne parla per niente nelle televisioni e sui giornali principali neppure oggi, (segnalatemi qualcosa che mi sia sfuggito). Argomento tabù.
Se ne parla molto, invece, su internet.
Grazie al lavoro paziente e faticoso degli "stregoni del web" ed al contributo di moltissime persone, le più disparate, che hanno seguito percorsi assai diversi: dal "troll complottista" al semplice curioso, al professore universitario che scrive e pubblica libri.
Sebbene questo lavoro possa produrre risultati a volte "approssimativi", e molti aspetti meritino ancora chiarimenti, la verità è emersa, ed è inconfutabile, nella sua essenzialità:
- la moneta si può creare dal nulla;
- non comporta costi apprezzabili di produzione;
- né incontra limiti "fisici".
Gli unici limiti sono dettati da norme e regolamenti, scelti dagli esseri umani.
Ripeto, specificando: gli unici limiti alla creazione della moneta "a corso legale", sono decise da leggi, trattati, regolamenti, statuti. 
I quali, sono tutti atti di squisita "volontà politica".
(Facciamo un inciso, per esperti: una moneta alternativa o complementare, "non a corso legale", può essere sempre "creata" da soggetti privati e, perché no, anche da enti pubblici. Si fa in base ad accordi non contrari alla legge che, come tali, hanno forza di legge fra le parti).
Prima di avventurarci nell'arte creativa, ci meritiamo tutti una riflessione e qualche approfondimento sul rapporto fra la moneta, che non ha valore, e la vera ricchezza, che è nelle cose che si possono comprare.
Allora, ragioniamo. 
Nel mondo attuale, 
che è tutto incentrato sulla produzione super iper specialistica 
e sulla proprietà privata delle risorse essenziali alla vita (terra, acqua, aria ed energia), che se fossero liberamente accessibili a tutti, ci permetterebbero di vivere con un uso assai contenuto della moneta
tutti noi siamo costretti, per sopravvivere, a procurarci la moneta, che scambiamo con i beni ed i servizi, prodotti da altri.
Ma, allora, la domanda sorge spontanea: 
che senso ha, per l'umanità intera, che questo potere immenso di creare la moneta indispensabile alla vita, sia stato riservato ad un sistema finanziario fatto di banche centrali, indipendenti dal controllo politico e democratico? Soprattutto sapendo che la disponibilità dello strumento dipende solo da un atto di volontà, che comunque è politico!
Ancor di più, che senso ha aver messo le banche centrali non più al servizio degli Stati, ma al servizio di un sistema mondiale fatto di banche, finanziarie, fondi, sistemi di pagamenti, paradisi fiscali, sistema bancario ombra e organismi che scrivono regolamenti illeggibili e assegnano giudizi improbabili... dove tutto, lì dentro, è sostanzialmente: 
privato 
e sopra nazionale?
E' l'inflazione, bellezza, ti rispondono gli esperti. Guai a lasciar fare agli stati: troppa moneta = inflazione. Lasciamo fare le banche centrali, che devono, assolutamente, essere indipendenti. 
Non ci fossilizziamo troppo sulle differenze (che pure sono eclatanti) fra Euro e dollaro e altri diversi regimi, nel mondo occidentale. L'essenza, è nel pensiero principe: le banche centrali devono essere indipendenti dalla politica. Ovunque, nel mondo "occidentale".
La "filosofia" che sta dietro la scelta (che, attenzione: è una scelta politica e non ci è mai stata spiegata, né raccontata), è la seguente: 
siccome la moneta che può essere creata dal nulla senza costi né limiti non può avere alcun "valore intrinseco", c'è bisogno di attribuirle un "valore artificiale".
Il sistema più efficace per far emergere quel valore artificiale è: "mantenerla scarsa", e "renderla drenabile con le tasse" (ce n'è troppa? me la prendo).
Questi, sono gli strumenti per la lotta all'inflazione, che altro non è che il mantenimento artificiale del valore della moneta creata dal nulla.
Ora, attenzione. C'è stato un periodo fra gli anni settanta e soprattutto ottanta del secolo scorso, durante il quale il mondo occidentale ha vissuto una sorta di ubriacatura da benessere economico. La scoperta della possibilità di stampare moneta e usarla per fare tutti gli investimenti che ti pare, sebbene poco nota al grande pubblico, s'è fatta invece rapidamente strada negli ambienti della politica, ed ha favorito l'allargamento della spesa pubblica un po' ovunque. Anche il mondo dei titoli, negli anni ottanta, sostenuto da questa "energia creativa", ha accelerato i suoi trend di crescita, ed ha favorito, oggettivamente, la nascita di attività economiche imprenditoriali private che l'umanità non avrebbe mai visto, senza quella disponibilità di risorse finanziarie. Sono gli anni in cui ti cominciano a cercare a casa, per proporti dei "prestiti". Soldi facili, non per tutti ma per molti. Crescono le "classi medie", e si scoprono benestanti. Producono e consumano.
Da più di un punto di vista, possiamo onestamente dire che di sprechi ce ne sono stati. E anche di cose importanti non fatte.
E' in quegli anni che si diffonde la novella, non completamente infondata, che i politici eletti dal popolo negli stati nazionali tendono "per natura" ad essere "spreconi", "irresponsabili", "corrotti", non ce la fanno proprio a mantenere scarsa la moneta e fanno fatica a far pagare le tasse (soprattutto ai ricchi!) e portano quindi l'inflazione fuori controllo.
Ed addio magia: ecco che con l'inflazione la moneta creta dal nulla perde il suo valore, che è artificiale.
Bisogna correre ai ripari. Magari c'è stata un po' di confusione (anzi, tantissima) fra l'inflazione causata dal prezzo del petrolio impazzito dopo le guerre del golfo degli anni settanta, e quella causata dagli eccessi di spesa pubblica. Comunque, ecco la soluzione ideale: 
è bene lasciar fare ai mercati, resi indipendenti dalla politica, a partire dalle banche centrali! I mercati, si sa (?), sono più efficienti.
Questo, è stato il pensiero centrale degli "specialisti del settore" negli anni fine settanta/ottanta, che si è trasformato, poco dopo, in realtà. 
Il bello (sic!) è questo: sono i politici che qualcuno descrive come corrotti ed inefficienti ad aver operato, assieme ai soggetti privati che li consigliavano, la scelta politica di "cedere la sovranità monetaria"! Tradotta, senza approfondito dibattito pubblico, in leggi, trattati, regolamenti e statuti. Eravamo un popolo bambino, e gli "adulti" hanno scelto per noi.
A chi è stata ceduta? 
Se avete capito che il nuovo titolare sia diventato l'Europa, siete probabilmente vittime di illusione (magari alimentata da cattiva informazione).
La sovranità monetaria ce l'hanno i mercati
che sono sostanzialmente privati
sono sopra nazionali
ma anche "sopra internazionali"! Neologismo orribile, ma efficace. 
Basta leggere l'art 123 del Trattato Ue, che VIETA alla BCE di prestare soldi agli Stati, mentre le consente di prestare soldi alle banche di tutto il mondo, anche americane e giapponesi, se hanno una filiale residente in Eurolandia (i paesi dove circola l'Euro), per impietosa conferma.
Vediamo dunque di capire meglio cosa sia questa inflazione, che misura la capacità della moneta di mantenere nel tempo il suo valore (artificiale), e spaventa i custodi della moneta.
Secondo la narrazione di chi ha operato e difende la scelta, il sistema finanziario privato avrebbe assolto al suo mandato: garantire la stabilità del valore artificiale. Gli Stati nazionali, spreconi e corrotti, ne avrebbero emessa troppa e avrebbero scatenato l'inflazione, brutta e cattiva.
L'inflazione, da allora, è stata domata, ed è bassa. Oggettivamente bassa.

Oggettivamente? Sicuro? Mettiamoci il naso.

Intanto, osserva la quantità di moneta















La quantità di moneta emessa dal sistema finanziario non più controllato dalla politica non è mai stata così ampia nell'intero mondo occidentale, Europa compresa. Molto più ampia di quella emessa dagli Stati sovrani, precedentemente. Mmm, dunque, le banche centrali hanno favorito la creazione di più moneta di quanta non ne creassero gli stati spreconi!

Ma l'inflazione resta bassa. Come mai?
Per un effetto di "allucinazione": non ci appare alla vista, perché non viene misurata come dovrebbe. Non viene misurata tutta. Ma anche per un effetto distorsivo nella allocazione: la moneta creata dal sistema finanziario evita di finire nelle tasche dei consumatori e nell'economia reale, e privilegia invece il mondo della finanza speculativa. L'inflazione che si produce nel mondo della finanza speculativa non si misura, ed il gioco è fatto.

Approfondiamo.
Cosa è l'inflazione? E' la perdita del potere d'acquisto della moneta, rispetto alle cose che si possono comprare. Oggi con 100 euro compro una bicicletta, e fra un anno la stessa bicicletta la pago 110. Il che, si descrive con una inflazione misurata del 10%, circa. Per misurare l'inflazione totale dovremmo misurare la variazione di tutti i prezzi di tutte le cose che si possono comprare e fare una media ponderata. E' scomodo, e allora si ricorre ai "panieri" (si scelgono beni importanti, in quanto rappresentativi).
Ma se mi scordo di metterci dentro tutte le cose importanti, fra quelle che si possono comprare, che misura è?

Domanda impertinente:
"con cosa si comprano i titoli e i derivati?" Con le cipolle, forse? Oppure con gli stessi euro e gli stessi dollari con cui ci posso comprare le cipolle? E' una spesa importante quella in titoli e derivati? Influisce sulle nostre vite? Sembra di sì.

L'inflazione degli investimenti finanziari, di cui televisioni e giornali non ci parlano mai, e che l'Istat e l'eurostar (ente di statistica europeo) NON misurano, è trattata con discrezione in ambienti ovattati con il nome, naturalmente inglese, di "asset inflation". Un certo Greenspan, governatore della FED, s'era messo in testa di parlare di "esuberanza irrazionale" a proposito di quella inflazione, ritenendo che la salita dei prezzi dei titoli degli ultimi anni (siamo nei 'novanta) era eccessiva e preoccupante. Preoccupazione, peraltro, poco pubblicizzata sulle tv e giornali che in quegli anni preferivano mostrarci la sfavillante meraviglia di Silicon Valley, di internet, del Nasdaq (indice di borsa delle aziende che operano con le nuove tecnologie), che volava al di sopra del bene e del male. (Curiosità: nasce nel 1971, il Nasdaq).

Si è discusso molto - in ambito finanziario, bada bene, non in ambito politico - in quel tempo che si situa a metà degli anni novanta, se fosse compito delle banche centrali occuparsi o meno della stabilità dei prezzi dei mercati finanziari (ma anche del tema, assai correlato, della necessità di disciplinare il "sistema bancario ombra").

Si decise per il no. 

Greenspan smise di preoccuparsi dei prezzi dei titoli che salgono troppo, e mise i suoi risparmi personali in un "Blind Trust" (letteralmente: fondo fiduciario "cieco", nel senso che Greenspan non può sapere in cosa vengono investiti i suoi risparmi). Il fondo, che è "fiduciario" in quanto gode della fiducia cieca del risparmiatore, investe in titoli e derivati, ed è gestito da professionisti di prim'ordine. Si direbbe che ciechi siano anche quelli che non abbiano visto come Greenspan, da quel momento, diventa oggettivamente interessato a far salire, a scanso d'equivoci, tutti i titoli del mondo. Ed è in condizione di farlo, in quanto è il banchiere centrale più potente del mondo, che può creare tutta la moneta che vuole.
Strano a dirsi, si convertì.
Da allora, con un giro di 180°, da banchiere centrale più potente del mondo, divenne il padre nobile di quello che viene definito "moral hazard" (azzardo morale): tutte le volte che i prezzi dei titoli scendono, in maniera preoccupante, la banca centrale immette liquidità, per sostenere quei prezzi. Ricordi? tanta moneta = inflazione. Quanta se ne deve immettere? "Whatever it takes" (tutta quella che serve), ma questo lo aggiunse, molti anni dopo, Draghi. Come si deve immettere? Con formule sempre più fantasiose.

E il mondo, tornato irrazionalmente esuberante, salvo inascoltate eccezioni, smise di occuparsi del tema, occupato com'era a brindare ai nuovi massimi raggiunti dalle quotazioni delle borse, e a scrivere affannosamente nei testi universitari come e perché fosse diventato, solo ora, possibile, conciliare quei prezzi con l'andamento delle economie mondiali, visto che le formule "scientifiche" precedenti li avrebbero bollati irrimediabilmente: "bolla speculativa".
Da allora, infatti, mentre il mondo della finanza si complica e diventa "complesso" (nel senso di "non comprensibile con la matematica"), ed inizia a giocare con i derivati, mescolandoli ai crediti, l'economia reale conosce alti e bassi, e, generalmente, rallenta. Soprattutto in Eurolandia, dove la scelta di tener fuori la politica dalla gestione del denaro, è più drastica, e ottusa.
Salgono le borse ed aumenta la disoccupazione.
Salgono le borse ed aumenta la povertà.
Salgono le borse e i giornali e le TV ce lo ricordano tutte le mattine, a pranzo, cena e colazione, parlando poco di disoccupazione e povertà.
Salgono le borse e i contratti di lavoro cambiano, diventano flessibili, fino a raggiungere i 90°.
C'è del marcio, in Danimarca.

Parliamo di "quantitative easing" (rendere facili le cose agendo sulle quantità). Tutti ne parlano, ma spiegano poco. Le banche centrali ci raccontano che devono fare qualcosa per combattere la disoccupazione e la povertà. Hanno abbassato i tassi, fino a sotto zero, per scoprire che la cosa non funziona. Allora hanno cominciato ad immettere "quantità" di moneta sempre maggiori, nel sistema finanziario. Ma neanche quello funziona. Magari, se avessero guardato al Giappone, che è da una vita che combatte con la "trappola della liquidità", lo avrebbero scoperto prima: non funziona. 
Motivo? Ssss... zitto. Mica vorrai dire che solo la politica ha interesse e strumenti per combattere la disoccupazione, la povertà, il precariato? Sai, poi, l'inflazione...

Come funziona, il quantitative easing? Le banche centrali (che non possono servire la politica) comprano direttamente titoli sui mercati. Generalmente, titoli governativi, ma non solo. Nei programmi di acquisto di titoli, sono comprese piccole quote di titoli totalmente privati, dentro i quali ci sono derivati poco comprensibili (mia opinione) che rischiano di coprire crediti di dubbia esigibilità (mia opinione). Lo fanno per cifre enormi. 
Ora, riflettiamo. Con i soli 1000 miliardi di euro con cui la BCE ha "salvato" l'Europa dallo spread fra fine 2011 e inizio 2012, se invece di comprare titoli sui mercati finanziari fossero stati consegnati e gestiti dalla politica, per esempio, ci si poteva far sparire la disoccupazione in tutta europa. Eh ma sai... la politica sprecona. Vuoi mettere tu "l'efficienza allocativa" dei mercati?
Ogni anno, migliaia di miliardi si riversano nel sistema finanziario, che però trova difficoltà crescenti a finanziare gli Stati, le Famiglie e le imprese. I canali del mondo finanziario comunicano sempre di meno con il mondo dell'economia reale. Prendiamone atto. E' per questo che il mondo dell'economia reale soffre, mentre il mondo della finanza cresce, e cresce, e si ubriaca di liquidità, resa alcolica dai derivati. Quella, è inflazione. Inflazione degli asset (asset = investimento finanziario). Inflazione degli investimenti finanziari.

Se volete misurare con esattezza quella inflazione, di cui non si parla mai in questi termini, e di cui gli Istituti di statistica non riportano menzione, bisogna smettere di chiedere alla politica, e rivolgersi ai mercati. In questo, sono efficienti. Usano un linguaggio riservato agli addetti, ma sono efficienti: misurano l'andamento dei prezzi molto accuratamente, ed in tempo reale.

Questa che vedi qui sotto, è inflazione degli investimenti finanziari. Lo stesso indice, oggi lo compri con 100, dopo un anno ti costa 110. Asset inflation del 10% circa. 
Mi perdo, nei calcoli: se nel 1995 una cosa costava 500, ed oggi è a 3000, a quanto ammonta l'inflazione provocata dalle politiche "espansive" delle banche centrali, custodi della stabilità della moneta? 500%? Ravanello!

Prego notare l'andamento dell'indice S&P 500 (che può essere utilizzato come buona approssimazione dei mercati finanziari di tutto il mondo). Già dagli anni ottanta aumenta il ritmo di crescita. A partire dalla metà degli anni novanta, s'impenna, dopo che le banche centrali, rese indipendenti dalla politica, hanno deciso che l'asset inflation, non è affar loro.

















Ora, un aspetto importante: chi vince e chi perde. 

Nel mondo scioccamente competitivo (che ha scordato perfino il significato delle parole, perché cum pétere vuol dire "tendere tutti insieme verso l'obiettivo"), ricordiamolo sempre: se uno vince, tutti gli altri devono perdere... come ad X Factor :-(

Cosa rappresenta, per un ricco investitore, quella inflazione? "Aumento del potere d'acquisto". Compro un titolo a 100; quello sale quasi di sicuro, finché i soldi creati dal nulla finiscono in massima parte a comprare titoli; lo rivendo a 120. Con i 20 guadagnati mi compro tutte le cipolle e le biciclette che voglio, e 100 li reinvesto.

Vogliamo parlare di corruzione, sprechi, follia?

Vogliamo parlare degli strumenti derivati, che permettono alla follia di ampliarsi, moltiplicata per cento o per mille? Un'altra volta.

Parliamo invece qui dell'inflazione al consumo. Quando si parla di inflazione, senza specificare, si intende "inflazione dei prezzi al consumo". Quella sì, che è misurata dalla politica con accuratezza minuziosa, persa com'è a guardare l'inutile; quella sì, che viene commentata e diffusa ai quattro venti dai giornali quotidiani.
Vi propongo questa tabella, una a caso, per uno sguardo d'insieme sul suo andamento negli anni. E' lunga e larga, guardatela sul link : inflazione storica.

Da quando l'asset inflation ha accelerato la sua escalation, l'inflazione al consumo ha iniziato la sua discesa. Una sale, l'altra scende. Da una parte fiumi di denaro, dall'altra si tira la cinghia. Interessante.

Intanto, domandina: siamo contenti se scende l'inflazione al consumo? Ragioniamoci su.

Cosa rappresenta, per un onesto cristiano, l'inflazione al consumo? Poco, o nulla. Mentre l'intellighenzia mondiale scomoda le migliori università e, compatti, tutti gli organismi sopra nazionali a presidio dei mercati, con lo scopo specifico di dimostrarci, con ragionamenti improbabili, che un povero debba molto preoccuparsi della perdita del potere d'acquisto di una moneta che non possiede, ognuno è invitato a farsi una opinione personale, ricorrendo ad un metodo infallibile:

andate indietro con la memoria, ai tempi in cui l'inflazione era più alta, e cercate di riscoprire quel dolore immenso che, secondo la narrazione prevalente, vi avrebbe dovuto travolgere.

Io ricordo che con l'inflazione al 20% ed un mutuo al 23% ho comprato la mia prima casa, con lo stipendio da neo assunto. Mio figlio oggi non riesce, con l'inflazione all'1,5% ed i mutui al 2-3 %.

Cosa rappresenta, per un ricco investitore, una bassa inflazione al consumo, o, meglio, una deflazione? Ancora una volta: "Aumento del potere d'acquisto", ma nessuno ne parla. E' contro intuitivo, ma assai reale: con i 20 guadagnati speculando sui titoli, compro più cipolle e più biciclette, che ora, grazie alla deflazione, costano di meno.

Nel frattempo i poveracci non le possono più comprare, biciclette e cipolle, perché quando arriva la deflazione il lavoro sparisce e la povertà aumenta. Qualcuno chiude l'azienda e licenzia, qualcuno si svende la casa. Qualcuno emigra e qualcun altro si suicida.

Famo a capisse: deflazione, la possiamo intendere come una inflazione al consumo inferiore al due percento. In quella circostanza, i prezzi di alcuni beni, importanti, scendono. Come quelli delle case; delle aziende che chiudono; del patrimonio pubblico svenduto. Insomma: si fanno buoni affari.

Ora abbiamo un'idea più precisa, spero: 

- del senso delle politiche deflazionistiche (quelle che "distruggono la domanda interna");

- del valore della moneta;

- di chi vince e chi perde, al gioco dell'inflazione;

- di chi è davvero irresponsabile, nella gestione della moneta. 


Curiosità: negli anni che vanno dal 2009 ad oggi, che sono gli anni interessati dalla crisi provocata dai mutui sub-prime, mentre negli USA il Governo spende e spande per contrastare la crisi, assecondato dalla FED, i Governi europei sono impastoiati nei vincoli "contabili" (sì, contabili, hai capito bene) del fiscal compact (trattato europeo che impedisce agli Stati di spendere, per ragioni contabili). E' per questo che arriva la recessione, quando devi spendere e non lo fai. Si porta appresso la disoccupazione, la povertà e la deflazione. 
Negli anni successivi, dopo averci pensato un po', la BCE si anima di buoni propositi ed inizia a fare sforzi enormi per riportare l'inflazione europea, che era scesa troppo, verso l'obiettivo del 2%, ma sembra irraggiungibile.
Si racconta di un bambino, fuori della torre di Francoforte, che avrebbe suggerito ai banchieri centrali: "forse, se invece di spendere tutti quei soldi per comprare titoli, potreste darmi un soldino anche a me, io lo spenderei dal panettiere, e farei salire l'inflazione". Non lo hanno preso in considerazione, peccato.

Nel frattempo, mentre l'inflazione al consumo non ne voleva sapere, di salire verso il 2%... il DAX, indice di borsa tedesco, passa da 4.500 del 2009 ad 11.500 di oggi. Quella, è un'asset inflation del 155 percento!



















Dico Dax per dire Europa. Ma vediamo un indice europeo: "l'Euronext 100": passa da 500 a 1000, con un'asset inflation del 100%



p.s. se siete curiosi e volete vedere l'asset inflation in Italia, o altri paesi, cercate qua.

Potremmo fermarci, ma un altro argomento, su quest'ultimo punto, va affrontato, con coraggio.

Il sistema finanziario, che è diventato privato e "sopra internazionale", dopo aver (ri) conquistato il potere di creare la moneta dal nulla, ha deciso di "prestarla". Diciamo che il metodo diretto: "la creo e la spendo come mi pare", sarebbe stato un po' troppo sfacciato, e appariscente. Così, s'è deciso di usare il metodo indiretto: "la creo e te la presto". Dove "te" sta per: Stati, Aziende, Famiglie. E te la presto, dietro garanzia. Dove la garanzia è un documento rappresentativo di un prestito. Forse sembra uno scioglilingua, ma è più un gioco di prestigio, dove, se ci fai attenzione e lo osservi al rallentatore, il trucco viene a galla. Vediamo un passo per volta:

1) io banca "A" presto 1000 a Tizio (titolo di stato o mutuo, va bene eguale);

2) vado presso la Banca Centrale e gli dico: "vedi? Vanto un credito nei confronti di Tizio, scontamelo, per favore";

3) la banca centrale, vista la garanzia, versa 990 sul computer dove la banca "A" ha il suo conto di riserva. 

I dieci di differenza (1000 - 990, ma sono numeri variabili) rappresentano la prudenza della banca centrale: hai visto mai che quel debitore poi non restituisce i 1000 alla banca "A", che invece i 990, a me, li deve comunque restituire?

A questo punto, il problema immediato della banca "A" è quello di trovare giusto i 10 che mancano, per coprire il prestito di 1000. Ma, giustamente, si deve preoccupare anche del rischio che corre sui 1000 prestati. Per quest'ultimo aspetto, ci pensano le grandi banche d'affari: vengono, prendono i 1000, li mettono insieme a tanti altri mille, li condiscono con un po' di derivati, fanno a pezzetti, ed ecco confezionati "prodotti per l'investimento", pronti per l'uso.

E' lì che arriva Sempronio, si presenta allo sportello della banca "A", e vuole versare 1000. Ma la banca gli dice: "versami 10 sul conto, ma con 990, ascolta, ho un prodotto miracoloso, che fa al caso tuo... compralo, e diventerai ricco!"

Da dove ha preso i 990, la Banca Centrale? Dal Nulla.
Prima non c'erano, oggi ci sono. Li iscrive al passivo, e all'attivo ci registra il credito verso la banca "A". La contabilità quadra.

I prezzi dei titoli si gonfiano.

I crediti aumentano, ma anche i debiti.

I risparmiatori si ritrovano trasformati in investitori, a gestire rischi di cui non sanno nulla.

Ma, tranquilli: sono solo numeri su computer.

Tu pensa se un giorno, dopo un black out, l'umanità si dovesse svegliare dal sogno della ricchezza di carta, e cominciasse a guardarsi intorno: "e ora che cosa facciamo?"




martedì 9 ottobre 2018

IL SOLE 24 ORE E LE FAKE NEWS

"Fake news" non è una notizia "falsa", ma non è neanche "vera": è presentata in maniera tale da distorcere abbondantemente la realtà.
Le autorità dovrebbero indagare sulle fake news, come potrebbero apparire quelle contenute in questo articolo, apparso sul prestigioso ed "autorevole" quotidiano nazionale il Sole 24 ore.
Certi articoli rischiano di farti odiare l'Europa anche se non vuoi (a me è successo, come primo impatto, leggendolo), ed è davvero un peccato. Sarebbe ora, e lo dico sul serio, che chi ha a cuore rapporti sani, pacifici ed equilibrati con i nostri vicini, se ne renda immediatamente conto.
Avvertimento importante: non voglio "uscire dall'Europa" (la frase, oltretutto, non ha senso). Voglio invece uscire, e da subito, dagli incubi e dalle falsità. E dovremmo desiderarlo proprio tutti anche quando può far male, guardare negli occhi la realtà.
Già il titolo dell'articolo citato, è un programma. Manca totalmente il senso del dubbio! Basterebbe cambiare una parola, e sarebbe diverso : scrivi: "cosa "potrebbe succedere", al posto di "cosa succederebbe", e tutto acquisterebbe un senso di onestà intellettuale, il senso del dubbio. In quella parola aggiunta, sarebbe contenuta l'informazione sul "fatto incontestabile" che si tratta di opinioni, opinabili e personali, e non di certezze. Qui si danno per scontate "certezze" che si pretendono basate solo sulla pretesa di "autorevolezza", perché nulla viene spiegato, manca lo sforzodi far capire. Per fortuna, giorno dopo giorno, le persone pensanti disconoscono questa presunta autorevolezza. Gli esseri umani, hanno bisogno di capire. Un bisogno reale e profondo, che l'attuale sistema mediatico (dovremmo dire propagandistico) ignora totalmente.
Passiamolo allora in controluce, un pezzo dopo l'altro, questo articolo, per aggiungere un'altra opinione. Diversa. Umile, senza pretese di verità, che tanto non ce l'abbiamo,la verità. Ognuno, dal canto suo, potrà valutarla con il proprio semplice buon senso critico.
L'articolo inizia così :
"Cosa accadrebbe se l’Italia uscisse dall’euro? Quale sarebbe il contraccolpo su stipendi, risparmi, pensioni, mutui, inflazione, e spesa al supermercato?"
Certo: da un "contraccolpo" non puoi aspettarti nulla di buono (ma perché dare per scontato che ci sarebbe un contraccolpo)?. Vediamo le risposte alla domanda che ci da Enrico Marro, l'autore. Evidentemente, suffragato dalla Direzione del giornale (che mi permetto di invitare a riflettere).
Dice:"Proviamo per un attimo a mettere da parte i colossali e pressoché insolubili problemi iniziali, dal quadro giuridico all’inevitabile fuga dei capitali (menzionata anche dal famoso “piano B” firmato da Paolo Savona , che ha studiato seriamente gli esempi della dissoluzione dell’Impero Austro-ungarico e dell’Unione Sovietica), fino alla possibilità più che concreta che l’Italia finisca in default."

Vi sembra che stia "mettendo da parte" i problemi? O piuttosto ce li sbatte sul naso instillando in noi una grande "paura pregiudiziale" (paura che viene prima ancora di sapere di cosa dovremmo avere paura)?

"Quadro giuridico": l'autore ci passa, senza dirlo, la sensazione che esiste un "colossale e pressoché insolubile problema" giuridico, te ne sei accorto, lettore? Consiglio a chiunque voglia farsi un'idea personale dei fatti, e del diritto, la lettura dell'articolo 48 del Trattato sull'unione europea, che ci racconta per quale strada sia sempre possibile, giuridicamente, cambiare le cose. Se poi ci viene il dubbio che sia impossibile "uscire", allora aggiungiamo l'articolo 50, che ci racconta già dal primo comma, che: "
1.   Ogni Stato membro può decidere, conformemente alle proprie norme costituzionali, di recedere dall'Unione." Se infine dovesse rimanere qualche dubbio, consigliamo l'articolo 60 della Convenzione di Vienna, che ci dice, in sostanza, che i Trattati si rispettano se tutti li rispettano, altrimenti non hanno valore vincolante. Articolo quest'ultimo da leggersi alla luce delle violazioni sistematiche di importantissime norme comunitarie che molti paesi dell'Unione hanno effettuato (puoi leggere i blog di Bagnai e di Barra Caracciolo, per i dettagli). Norme che pretendono comportamenti collaborativi e coordinati, violate, nei fatti, da atteggiamenti e azioni decisamente conflittuali, non coordinate, che avvantaggiano un singolo paese a danno di altri. 
La buona fede, nel campo del diritto, conta. Fa la differenza (e, sinceramente, non solo nel campo del diritto). Si potrebbe pensare che in questa Unione europea, così come è stata fatta, non sia mai esistita la voglia reale di fare qualcosa insieme, nell'interesse di tutti: bisognerebbe indagare. Unione, nota bene, che perfino nel nome, almeno dal 1992, ha smesso di essere una "comunità", per diventare luogo di scontro inevitabile, avvelenato com'è da quell' "elevato livello di competizione", inserito fra i principi fondanti dei nuovi trattati. Ancor più, intossicato alla radice dalla folle "pietra angolare" della "stabilità della moneta", obiettivo che certe norme, forse senza saperlo, mettono di fatto al di sopra della vita umana! "Pietra angolare" è parola grossa: serve a capire, senza dover leggere le 500 pagine dei trattati (che tanto sono illeggibili!), quanto l'Unione europea abbia messo quell'obiettivo, che è certamente caro ai mercati finanziari ed ai creditori di tutto il mondo, al di sopra degli obiettivi di solidarietà, del pieno sviluppo della persona umana, della piena occupazione, cari invece agli esseri umani ed ai popoli.

L"inevitabile fuga dei capitali" dai, Enrico: 
addirittura strillata col grassetto! Possibile, sì, questa fuga. Guarda: anche probabile, posso accettarlo. Inevitabile, invece, è solo la morte. Se non re-agisci, se non fai nulla per evitarlo, certo che può succedere. Se ti poni il problema, invece, cominci a cercare soluzioni e... miracolo, le trovi! Il mondo ha convissuto fino a pochissimo tempo fa con stretti controlli amministrativi che hanno rallentato, all'occorrenza, la fuga dei capitali. Puoi sempre accompagnare i divieti con soluzioni "incentivanti". E puoi perfino blindare le scelte amministrative, se serve: è sufficiente affrontare la questione dei "paradisi fiscali" con la giusta responsabilità, ed il problema è risolto alla radice. Volere, è potere. Ed è responsabilità  della politica capire i problemi e trovare soluzioni. Sono ben pagati per farlo. La soluzione delle soluzioni? Fai capire ai cittadini che stai agendo nell'interesse di tutti, che lavori per far funzionare le cose, e quelli ti riportano a casa, gratis, i capitali che hanno esportato nei decenni passati, altro che fuga.
Aggiungiamo un altro elemento di riflessione, importante. Fuori dall'euro, ci dicono, i capitali fuggono dall'Italia. Ebbene, ti invito a rifletterci su: quale sarebbe, in pratica, la spiacevole conseguenza? Facci caso: non viene mai spiegata! Io ti suggerisco questo: di quei capitali, se ne può fare a meno! Ascolta, prima di scandalizzarti. Il capitale, oggi, nel mondo, all'occorrenza, si crea dal nulla. Te lo porti via? Intanto, attento, potrebbe esserti impedito di farlo rientrare. Noi, nel frattempo, ne creiamo tanto quanto ne serve, se ci serve. Nota bene: non abbiamo alcun bisogno di capitali per comprare merci estere! Noi italiani, infatti, storicamente e salvo brevi parentesi, abbiamo saputo e sappiamo ancora vendere all'estero più merci di quelle che compriamo! Siamo bravi, dati Istat alla mano. E quando cominceremo ad investire seriamente nella nostra rinascita, dentro o fuori dall'euro, potremo diventare immensamente più "competitivi", se proprio ci dovesse piacere. Le risorse e le capacità, di certo, non ci mancano! (piccola parentesi: ma perché certa "informazione" insiste a dipingerci come incapaci? Mah!)
Continuiamo l'analisi del  testo:
"Possibilità più che concreta che l’Italia finisca in default". Certo: fino a che "lasciamo fare ai mercati", quella possibilità diventa concreta. Se siamo convinti (cioè: prigionieri delle nostre convinzioni errate) che "abbiamo bisogno di capitali esteri per finanziare le nostre attività", allora è vero: prima o poi andremo in default. SE, invece, ci ricordiamo che siamo uno dei paesi più ricchi al mondo e con una situazione finanziaria complessiva migliore di tanti altri; se scegliamo, responsabilmente, di rivolgerci ai cittadini risparmiatori, anziché alla speculazione internazionale (guarda il video); allora finanziamo quello che ci pare per creare ricchezza(quella vera, non quella di carta, e il default diventa impossibile
Prima di proseguire, faccio un inciso importante, altrimenti ti distrai ed inizi a pensare: "si ma a me che me frega se l'Italia è ricca, mentre io e tanti altri ci moriamo di fame? Giusto! Sacrosanto. Hai perfettamente ragione. Lo penso anch'io! E' per questo che mi sbatto dalla mattina alla sera: do il mio piccolo contributo ad una Repubblica che deve aiutarmi, perché ho bisogno, ma non sa più come fare. Il fatto è che, nelle condizioni attuali di dipendenza dai mercati finanziari, lo Stato ha una enorme difficoltà ad aiutarci, ostacolato com'è da regole e da circostanze che fanno comodo solo ai ricchi creditori di tutto il mondo. Nella nostra Costituzione (ce ne parlano solo quando la vogliono cambiare) c'è scritto che la Repubblica Italiana, cioè tutti noi, non dobbiamo avere pace, fino a quando non abbiamo sfamato, curato, e fatto crescere per bene l'ultimo dei nostri figli (e pure quelli degli altri)! Ai mercati questa cosa non fa affatto comodo (lo scrive chiaramente la JPMorgan che la nostra Costituzione democratica è di ostacolo agli interessi dei mercati finanziari, confusi con l'interesse del mondo).E' per questo che ci raccontano che i soldi sono finiti! Per impedirci di spenderli per i cittadini, quando ce n'è bisogno. Ma è falso: siamo straricchi, e dobbiamo saperlo! E sfido tutti quei giornalisti distratti a contestare questi numeri, che devi valutare con la tua testa. E' mia opinione, opinabile (valuta tu) che chi controlla i mercati finanziari e crea moneta dal nulla ed accumula ricchezze di carta, abbia poi un grande interesse a non permettere agli Stati ed alla politica, in genere, di spendere in maniera redistributiva = quando togli ai ricchi per dare ai poveri. Perché? Perché per redistribuire bisogna togliere a quelli che hanno accumulato troppo (e ce ne sono tanti, nel mondo della finanza!). Non solo: se si fanno politiche a favore dei poveri e dei disoccupati, i signori dei mercati guadagnano di meno: primo, non possono più sfruttare il lavoro; secondo, non possono più comprare le cose a prezzi stracciati, come stanno facendo alla grande, quando c'è crisi economica. E così ci potremmo spiegare perché lo spread sale solo quando lo Stato spende per redistribuire! Prova del nove: è forse salito lo spread quando il governo ha speso 20 miliardi per risanare le banche? Quindi amico mio, è nostro preciso interesse fare sì che la Repubblica, cioè tutti noi, non ci lasciamo mai e poi mai condizionare dai mercati: perché ci rimettiamo tutti: ricchi, poveri e miseri. Più di tutti, i miserie i poveri, condannati a restare tali. Ma anche i ricchi, rischiano grosso: i loro risparmi, i loro terreni, le loro aziende, fanno davvero invidia a tanti, in giro per il mondo.  
Poniti a questo punto, Enrico, una domanda elementare: come può mai "fallire" un soggetto che ha:
- "solo" 2300 miliardi di debito pubblico;
- "solo" un migliaio di miliardi di debito privato;
- "Ben" 5000 mld di patrimonio immobiliare privato;

- "l'enorme" patrimonio pubblico (che continuano a "svendere" e non so dove e come quantificare; si accettano suggerimenti, grazie!);
- "Addirittura, la bellezza" di 4200 miliardi di risparmio privato;
- "Produce" la strabiliante cifra" di 1700 miliardi all'anno;
- "si permette il lusso" di lasciare enormi risorse sotto utilizzate (a partire dai 10 milioni di persone in età lavorativa che la politica ed i mercati hanno "scelto", perché gli fa comodo, di lasciare a casa, nonostante le infinite cose urgenti da fare).
Nota, per cortesia, come pochi aggettivi possano produrre una informazione totalmente diversa.
I numeri, cantano! Tu, allora, ascoltali. Cancella tutte quelle parole in neretto (che a volte servono solo a portare all'attenzione le cose più importanti, e va bene, ma altre volte servono a indirizzare, impropriamente, il pensiero del lettore, e allora non va più bene). Guarda solo i numeri, e fatti una opinione tutta tua, mettendo a confronto le tue idee, con quelle che poi trovi in giro. 
Debiti totali = 2300 + 1000 = 3100 mld
Crediti totali = 5000+ 4200 = 9200 mld
"Reddito" (ogni anno che passa) = + 1700 mld.

Ma fallito a chi? Default de che? De tu nonno, dicono a Roma.
Bisognerebbe spiegarlo, ma proprio con queste parole, a Fitch, a S&Poor, a Moody's. Le tre grazie (agenzie di rating) che danno i giudizi sulla solidità di aziende e di stati, seguendo misteriosi calcoli alchimistici. Ma tanto strani, quei calcoli, che sono riuscite a premiare, sistematicamente, con giudizi sbagliati (lo dicono i fatti) 
di "eccellenza", tutti quei titoli inzeppati di mutui subprime e derivati che la finanza criminale, (criminale = che commette crimini, azioni punibili dalle leggi penali) ha distribuito in giro, scatenando l'inferno nei bilanci delle banche di mezzo mondo. Attenzione: è quell'inferno che vorrebbero far pagare a noi!  
Comunque, attenzione: il default può davvero succedere, nonostante quei numeri, se ci fidiamo delle perone sbagliate, che ci raccontano che dobbiamo "meritarci la fiducia dei mercati e dobbiamo adeguarci al giudizio delle agenzie di rating". Inverti il pensiero, ed il mondo cambia: la mattina, quando ti svegli, raccontalo a tutti: "i mercati finanziari, e le agenzie di rating, non si meritano la mia fiducia!". Vedrai, il mondo cambia. E sappi che non sei il solo a pensarlo!


Andiamo avanti nella lettura: 
"Senza contare gli almeno 350-400 miliardi di euro che il nostro Paese dovrebbe pagare immediatamente perché in enorme deficit nel Target 2, il sistema di pagamenti delle banche centrali dell’eurozona. Fino alla prospettiva della stessa disgregazione dell’Unione monetaria."
1) "dovrebbe pagare", dove sta scritto? In base a quale legge, articolo, comma, interpretazione. Oppure a quale regolamento, accordo? Citiamo le fonti, per favore, parliamone.  2) "immediatamente", ma dove sta scritto? Ma perché mai! 3) "enorme", guarda le cifre, là sopra (e, poi, quelle più sotto).
Nei due anni di negoziazione previsti per l'uscita dall'Ue, tutto si discute, nulla è definito. Così ci dice l'articolo 50. 
Inoltre, Enrico (a proposito: ti dispiace se ti do del tu? Lo faccio perché ti voglio bene, e rispetto la scintilla divina che è in te) voglio rassicurarti, condividendo un'informazione importante (un fatto, non un opinione): a fronte di 350-400 mld di passivo che Banca d'Italia ha su Target 2, nel bilancio di Banca d'Italia  ci sono ATTIVI più che sufficienti a coprire ogni passivo, per un totale di oltre 900 mld! Controlla i fatti di persona, non ti fidare di me: ecco il link al bilancio. Di cosa davvero dovremmo avere paura, se non di informazioni parziali, che finiscono poi per "coltivare", la paura?

Avanti! (dicevano, una volta, i socialisti.. che fine hanno fatto?); avanti col testo.
"Scogli insuperabili, prospettive sudamericane che nessuno vorrebbe vivere sulla sua pelle. Ma facciamo un piccolo esercizio d’accademia per capire come sarebbe l’Italia nella fantascientifica ipotesi di un ritorno alla lira, pianificata e composta anche se organizzata all’improvviso per non creare crisi di liquidità (come prevedeva il “piano B”).
Facciamo un gioco: cercale tu, amico lettore, le parole che mettono paura, senza essere documentate. Sono sicuro che dopo un po' d'esercizio (o d'accademia), ti saltano agli occhi (puoi segnalarle nei commenti, se ti va). 
Io mi concentro sulle risposte.
Dice Enrico:
Uscire dall’euro: cosa succede all’inflazione
Libera dai vincoli comunitari, Bankitalia inizierebbe a stampare selvaggiamente moneta per sostenere il debito pubblico. Con un primo importante risultato: ritorneremmo all’inflazione a doppia cifra, quella che chi ha i capelli grigi ha già toccato con mano negli anni Settanta e Ottanta (quando sorpassò il 21%). Il caro vita farebbe volare i prezzi dei generi di consumo, schiacciando a terra il potere d’acquisto degli italiani, come potrebbero agevolmente raccontare i poveri venezuelani che pagano una sigaretta circa il 12% del loro stipendio minimo mensile . I prezzi di generi alimentari e materie prime importate andrebbero infatti alle stelle.

Prima informazione: quando l'inflazione, in Italia, era al 21%, io mi sono comprato casa con lo stipendio di un neoassunto. Mio figlio, oggi, se lo scorda di potersi pagarsi pagare un mutuo con lo stipendio. Seconda informazione: il 21% è su base annua (100, dopo un anno, valgono il 21% di meno, quindi 79). L'inflazione di certi stati, come il Venezuela o lo Zimbawe, si misura su base mensile, settimanale. Nella Germania di Weimar, addirittura su base giornaliera. Il che vuol dire che 100, dopo un anno, valgono zero! La vedi la differenza? Non sono situazioni confrontabili. Perché allora ci spaventiamo inutilmente con questi paragoni fuori luogo, che non stanno né in cielo e né in terra? Terza informazione. C'è troppa moneta, in giro (l'avresti mai detto?): ma circola male. Oggi questa moneta in eccesso, alimentata dal "Quantitative easing" delle banche centrali, produce "inflazione degli investimenti finanziari" (che, in parole povere, sarebbe la bolla speculativa). Chiedete agli amici del Sole 24 ore, se ne sanno qualcosa, ma chiedeteglielo in inglese, che sono più a loro agio: chiedetegli dell'asset inflation; cos'è, dove se ne parla, cosa si fa per contrastarla, chi se ne occupa? A chi fa comodo? Quarta informazione: Troppa moneta, vuol dire che oggi non è necessario stampare nessuna singola moneta in più: bisogna invece far circolare quella che c'è, dove serve disperatamente: nel mondo dell'economia reale (Imprese che investono e producono, lavoratori che producono e guadagnano, famiglie e Stati che investono e spendono). Il mondo della finanza speculativa non riesce a farlo (forse, perché non vuole farlo? Non so, ma ti invito a porti la domanda). Quinta informazione, importante, definitiva: l'inflazione è figlia di due elementi: 
1) è figlia dei soldi in tasca a chi vuole spendere, ed oggi ce ne sono talmente pochi, che in Italia non si riesce neppure a far salire l'inflazione al consumo verso la meta che pure è stata ufficialmente programmata dalla BCE. Si sono impegnati a farla salire verso il 2%, e pare che, dopo anni e anni di tentativi, proprio non gliela fanno a raggiungerla!  Lo sapevi che oggi, con una inflazione all'1,5%, siamo al di sotto del 25% rispetto all'obiettivo programmato? Lo vedi quanto sono incapaci questi signori dei mercati, che poi ci giudicano? Quindi sì, hai capito bene: l'inflazione in Italia è TROPPO BASSA; scusa se lo "strillo", ma il silenzio, a riguardo, è assordante. E' dovere delle autorità farla salire. Perché l'inflazione, amico mio, può essere indice di vitalità economica, si accompagna alla piena occupazione, permette ai debiti (altrimenti ingestibili) di essere gestiti. Le insegnano queste cose, alla Bocconi?
2) l'inflazione è anche figlia del potere che hanno alcuni soggetti di alzare i prezzi.Questi soggetti sono: chi produce, e chi commercia. Se l'inflazione dovesse salire oltre una soglia accettabile, si interviene nelle inefficienze del sistema produttivo e distributivo, e si stronca. Se non basta, si interviene direttamente sui prezzi (si, hai capito bene: se le cose non vanno, lo Stato interviene nell'economia. Ha il dovere costituzionale di farlo). Ripeti con me: " i mercati, non meritano la nostra fiducia: lo Stato deve intervenire".
Ancora dal testo
Uscire dall’euro: cosa succede a stipendi e pensioni 
Il carovita rappresenterebbe insomma una colossale tassa patrimoniale sul collo degli italiani, soprattutto quelli con entrate fisse, facendo a pezzi il potere d’acquisto di stipendi e pensioni. Sempre che gli stipendi esistano ancora, poiché l’impennata dei costi di finanziamento delle aziende manderebbe al tappeto investimenti e imprese stesse, con il risultato di far impennare la disoccupazione . Della nuova lira ipersvalutata, infatti, incasserebbero qualche misero vantaggio solo le imprese che esportano prodotti a basso valore aggiunto , le quali comunque dovrebbero fare i conti con la perdita del potere d’acquisto delle famiglie italiane e la crisi dei consumi (ma anche con la necessità di adeguare gli stipendi alla corsa dell’inflazione, problema attuale del presidente argentino Macri ). Chiunque desideri raccogliere capitali sui mercati internazionali a tassi accettabili, probabilmente sposterà l’azienda all’estero.
Aridaje: te lo dico così, un po' forte, Enrico, così ti rimane impresso: "non ce ne frega un tubo, dei capitali esteri, perché abbiamo i nostri, e li useremo per creare lavoro e pagare buoni stipendi. Non è forse con il lavoro che si crea la vera ricchezza?"

"Uscire dall’euro: cosa succede a immobili, mutui e bollette
Anche i mutui immobiliari, dovuti a banche che probabilmente sarebbero state in buona parte nazionalizzate per garantirne la sopravvivenza, esploderebbero per l’effetto inflazione, per l’effetto tassi ma anche per l’effetto cambio:essendo stati stipulati in euro, diventerebbero sempre più cari perché la nuova lira difficilmente riuscirebbe a mantenere il passo con la vecchia moneta unica, resa forte dalla presenza della Germania nell’unione monetaria.
Stendiamo un velo pietoso sul capitolo bollette, visto che non siamo autosufficienti dal punto di vista energetico e che comprare elettricità e gas sui mercati esteri, con una lira svalutata, costerebbe un capitale (che poi finirebbe nelle bollette)."
Studiare il principio internazionale della lex monetae, è utile: ci dice che in caso di uscita dall'euro, i contratti (mutui compresi) vengono denominati da subito nella nuova moneta (in lire, ad esempio) e non possono risentire quindi di un problema di svalutazione. Fra l'altro, considerando i differenziali di inflazione, che sono favorevoli all'Italia, nel confronto con i partner europei (lo sapevamo tutti?), e considerati i surplus commerciali (sono in attivo, lo ricordiamo?), il rischio è opposto: la lira rischia di rivalutarsi, per mettersi in linea con i buoni fondamentali. Sempre ammesso, naturalmente, che in caso di uscita l'Italia dovesse scegliere di "lasciar fare ai mercati" pure sul cambio. Informazione: il paese al mondo che ha il più clamoroso successo economico e commerciale, la Cina, se ne guarda bene dal lasciar fluttuare il suo cambio. Quindi, tu, ripeti con me: "noi non ci fidiamo più dei mercati finanziari, e vogliamo che lo Stato, quando serve, intervenga con decisione nell'economia".
Ultimo sforzo, sul testo.
"Uscire dall’euro: cosa succede a risparmio e investimenti
Anche i titoli di Stato perderebbero rapidamente valore, divorati dall’inflazione, mentre ovviamente il debito pubblico italiano diventerebbe sempre più difficile da collocare, con i mercati in grado di imporre tassi d’interesse enormi per prestare soldi all’Italia della nuova lira. Una valuta a livelli di fragilità simili a quelli del peso argentino e della lira turca , in caduta libera proprio nelle ultime settimane. Diventeremmo insomma un Paese emergente, in un triste tango a braccetto con Buenos Aires."
Ancora co 'sti mercati ???
Allora sei de coccio, Errì! 

Oppure, per caso, qualcuno ti ha suggerito forse di mettere un po' di inutile paura ai risparmiatori italiani, che stanno pensando seriamente di comprare titoli di Stato italiani?
Ma no, dai, facciamo sul serio: ripetilo anche tu, Enrico Marro. Strillalo e scrivilo con me e con tutti noi, a voce alta: "io non mi fido più dei mercati finanziari". Raccontacelo, che quei mercati, in fondo, anche a te, stanno straziando il cuore, quando ti spingono a scrivere contro il tuo desiderio, contro la tua coscienza, cose che non ci posso credere, che rappresentano davvero il tuo pensiero. Ti sentirai meglio, te lo giuro, e non ti sentirai più solo. Non ti sentirai più così "prigioniero" di questi maledetti mercati speculativi che ci sono entrati con prepotenza dentro la vita, dentro il pensiero, e ci fanno stare male.

Liberiamocene. 


Insieme.


Sarà bello!