ISTRUZIONI PER L'USO

IL TALLONE D'ACHILLE è pensato per scrivere libri, direttamente su questo blog. Qui comincia l'Eredità di Michele, l'ultimo scritto. Il precedente è stato interrotto, si vede che doveva maturare. Qui trovate IL primo LIBRO, col suo indice ed i post che lo compongono.
I "libri" raccolgono commenti, critiche e suggerimenti di chiunque voglia partecipare con spirito costruttivo. Continuano un percorso iniziato con le Note scritte su Facebook , i cui contenuti sono ora maturati ed elaborati in una visione d'insieme, arricchiti da molti anni di esperienze diverse e confronti con persone diverse.

I Post seguono quindi un percorso logico che è bene conoscere, se si vuole ripercorrere il "discorso" complessivo. Naturalmente è possibile leggere singoli argomenti ai quali si è interessati. Argomenti spot - che spesso possono nascere dall'esigenza di commentare una notizia - saranno trattati in pagine dedicate.

Buona partecipazione!


mercoledì 29 agosto 2018

VENTI DI GUERRA

Ci sono minacce, all'orizzonte: venti di guerra!

Possiamo uscirne alla grande, ma ci vuole un grande impegno, di tutti. Se hai pazienza, ti spiego come.

LE ARMI IMPROPRIE E PSICOLOGICHE


Ci stanno attaccando, e dovremo difenderci. Attenzione: non usano carri armati e cannoni, ma armi improprie: titoli, derivati, rating, spread, accompagnate da terribili ed efficacissime armi psicologiche: minano il nostro morale con dannate fake news, facendoci credere di essere una nazione drammaticamente bisognosa di aiuti finanziari esteri, sull'orlo del fallimento, impossibilitata a reagire. Noi che siamo uno dei popoli più ricchi al mondo. La cosa tristissima, è che a puntarci contro 
queste armi di carattere psicologico sono...  "i collaborazionisti": politici e giornalisti connazionali che ci raccontano che "non c'è alternativa" e che "dobbiamo guadagnarci la fiducia dei mercati internazionali". Fa veramente male vederlo, anche perché ci si rende conto che, per la gran parte, non sanno quello che fanno. Tranne alcuni. Tranne i vertici. Loro non possono non sapere.

E' importante capire due cose, fondamentali: 

1) più ci pieghiamo all'idea di doverci guadagnare la fiducia di qualcuno facendo sacrifici inutili e dannosi, aumentando le tasse e tagliando la spesa pubblica, quando il buon senso e la macroeconomia ci dicono che è necessario fare il contrario; più ci rassegniamo all'idea che non siamo in grado di rilanciare la ripresa e l'occupazione con un serio programma di investimenti concepito e guidato dal settore pubblico; meno potremo meritarci la fiducia di chicchessia.  

2) per rilanciare l'economia e sostenere il rifinanziamento dei titoli di stato in scadenza, non abbiamo alcun bisogno del risparmio estero. Siamo ancora uno dei popoli più ricchi al mondo, e siamo noi che stiamo offrendo i nostri risparmi a soggetti esteri. Lo sapevi?

Fermiamoci un attimo ad approfondire l'aspetto del "rifinanziamento del debito pubblico". Anche se non appare intuitivo, ha a che fare con la creazione di moneta. 


IL RISPARMIO E LA CREAZIONE SECONDARIA DI MONETA


Noi diamo per scontato che l'atto di "creazione" della moneta sia limitata al momento in cui una nuova quantità di moneta venga "stampata" o immessa sui circuiti elettronici. Questa idea è corretta, ma parziale: ignora un aspetto importante. Dal punto di vista dell'economia reale, infatti, e cioè del mondo dove si produce, si lavora e si scambia, non è importante la quantità di moneta "creata", ma la quantità di moneta che effettivamente circola. Sappiamo bene che una sola banconota da 100 euro che "circola", e viene scambiata per comprare beni e servizi una volta al giorno, può consentire in un anno fino a 36.500 euro di PIL. 
Ma se dopo il primo scambio io prendo quella banconota e la metto nel salvadanaio, avrà prodotto solo 100 euro di PIL in un anno. Bella differenza, no?
Il risparmio, se non viene gestito e "rimesso in circolo", rappresenta moneta distrutta: "sottratta alla circolazione". Se quindi la moneta da misurare nel sistema economico è il prodotto della quantità emessa per la sua velocità di circolazione (quante volte viene effettivamente scambiata), anche dal punto di vista matematico si capisce che aumentare la quantità emessa oppure la velocità di circolazione, produce il medesimo risultato. 
Come si fa a consentire il mantenimento del risparmio privato e perfino la sua tutela, che è cosa buona e prevista dalla Costituzione, ma anche la circolazione della moneta, che è indispensabile all'economia dello scambio? Il modo più ragionevole ed efficace è quello di prendere questo risparmio (ad esempio attraverso i titoli di stato) e, mentre si garantisce al risparmiatore che alla scadenza (del titolo) gli verrà restituito il suo capitale (più eventuali interessi), si re-immette la liquidità raccolta nell'economia dello scambio, attraverso la spesa pubblica. 
Stesso risultato si ottiene con una attività bancaria "sana": raccolta del risparmio privato, utilizzato per finanziare investimenti produttivi privati. 
E siccome oggi la possibilità di creazione primaria di nuova moneta è ostacolata da accordi europei, questa creazione secondaria diventa veramente preziosa: è un'arma potentissima che abbiamo a disposizione per difenderci dagli attacchi speculativi, ma anche per rilanciare l'economia.

Veniamo alle minacce in arrivo, per capire chi sono i soggetti che le mettono in atto, e perché.

I MERCATI, CHI ERANO COSTORO

Ti propongo tre categorie di soggetti: Organismi Sopranazionali; Grandi Aziende e Grandi Banche Private e Sopranazionali; Investitori Istituzionali (internazionali). Ma fa attenzione: le categorie concettuali servono a descrivere, a permettere mappe concettuali dentro le quali inserire le informazioni. Non usarle per "dividere": gli intrecci fra gli uni e gli altri esistono, e sono molti.

Vediamoli all'opera, partendo dai primi.


BANCHE CENTRALI

In Autunno, salvo ripensamenti, la BCE (banche centrali: essendo state sottratte alla politica, dotate del potere di creare moneta, finiscono per essere organismi sopranazionali) dimezzerà il sostegno ai Titoli di Stato; a fine anno lo azzera. Questo sostegno, chiamato Quantitative Easing, ha contribuito, a partire dalla crisi del 2011, a calmierare i prezzi dei titoli governativi in tutta Europa, consentendo un più ordinato finanziamento dei debiti pubblici. Consentendo agli Stati di svolgere la loro funzione.
Attenzione: non è un "favore straordinario" fatto a qualcuno. Con l'art 123 del Trattato sull'Unione europea gli Stati nazionali hanno rinunciato ad emettere direttamente la propria moneta, con la quale avevano il potere di ripagare qualsiasi cifra di debito fosse stata necessaria, nel momento del bisogno. Dal momento che questo potere è stato consegnato alla BCE, è evidente che la Banca Centrale Europea assume la responsabilità di calmierare i mercati, nel momento del bisogno. Garantire "la stabilità dei prezzi" è l'impegno formale per eccellenza della BCE. Non c'è scritto da nessuna parte che si tratta dei soli prezzi dei beni di consumo. I prezzi dei titoli di stato sono altrettanto importanti, per la collettività, se non di più. 

Teniamo presente che l'art 123 impedisce alla BCE perfino di prestare soldi direttamente agli Stati nazionali ed a qualsiasi ente pubblico (diverso da una banca): può solo calmierare i prezzi sui mercati, ed è l'unica che può farlo. Ne è pienamente responsabile. 

Ricordiamoci che la crisi di quegli anni non è figlia di spese pubbliche troppo allegre. Piuttosto, è figlia delle follie dei mutui subprime americani e della finanza internazionale, prevalentemente anglosassone. Questa, dall'inizio degli anni duemila, ha utilizzato derivati e cartolarizzazioni per infilare le probabilissime perdite di quei mutui dentro titoli tossici che sono stati venduti ai sistemi bancari di mezzo mondo (particolarmente, a quello tedesco). Tieni a mente: è potuto avvenire con la complicità delle Agenzie di Rating, che hanno attribuito a quei titoli la qualifica di "eccellenti". Nel 2007 è stata messa in crisi l'economia mondiale, quando le perdite hanno cominciato ad emergere, e tutti gli Stati hanno avuto bisogno di intervenire pesantemente a sostegno, indebitandosi. La Banca centrale, quindi, non ha fatto altro che il proprio dovere. Anzi: lo ha fatto tardi e poco. Negli Stati uniti, che si sono mossi sin dall'inizio e non sono prigionieri di quella follia che separa la banca centrale dalle istituzioni politiche, l'ordine di grandezza degli interventi è stato del 25% del PIL, mentre qui da noi si stracciavano le vesti per essere passati dal 3 al 4%!

Perché viene interrotto ora il sostegno della BCE? La decisione può essere giustificata come tecnica, necessaria a combattere un'inflazione incipiente? Si può dire onestamente che l'economia europea viaggia a ritmi sostenuti? Vediamo in giro piena occupazione o preoccupanti fiumi di Euro che girano troppo velocemente nelle tasche dei consumatori? Suvvia, siamo realistici: tutto tristemente come sempre, nell'ultimo decennio. E' forse passata la sbornia dei titoli tossici? I bilanci della Deutsche Bank, sono stati ripuliti? Sono finite le tensioni sui titoli di stato?
O ci sono piuttosto motivazioni "politiche", dietro la decisione annunciata?

LE SOCIETÀ DI RATING

Contemporaneamente, le Società di Rating (altro interessantissimo soggetto da classificare fra gli organismi sopra nazionali, interamente privato) minacciano di "squalificare" l'Italia, nel caso in cui il Governo italiano si dovesse "azzardare", nella manovra d'autunno,  a... mantenere gli impegni elettorali, come riformulati nell'impegno formalmente assunto nel noto "Contratto di Governo". Guai ad essere liberi! Qui, invertirei l'onere della prova: come si fa a sostenere che non si tratta di una decisione "politica", volta a determinare le scelte di un Governo? Moody's ha appositamente rimandato la decisione per aspettare di vedere la manovra del Governo italiano. 
In soldoni: voi fate riforme che non ci piacciono? Noi vi strozziamo! Sembra esagerato? Il meccanismo è questo: con il prossimo abbassamento del "punteggio" assegnato ai titoli italiani, la classificazione diventa: "titoli spazzatura", "altamente speculativi", "non adatti all'investimento".
Non si tratta di una questione formale o psicologica. Produce effetti "meccanici", in quanto molti investitori istituzionali (fra cui le banche centrali) hanno regole scritte da rispettare, fra cui quella che non possono comprare titoli che abbiano quel tipo di classifica.
Questa la "minaccia": gli investitori istituzionali (poi vedremo chi sono) non compreranno più quei titoli, che servono per permettere allo Stato di continuare a pagare stipendi e pensioni e far andare gli ospedali. 

Fai mente locale: i titoli di stato vengono acquistati dai risparmiatori di tutto il mondo; i soli risparmiatori italiani sono proprietari di una patrimonio di oltre 8000 miliardi di euro, di cui 1300 miliardi giacciono sui conti correnti. Quale astrusa matematica utilizzano questi scienziati che ci dicono che non ci sono soldi a sufficienza per coprire le poche decine di miliardi di titoli in scadenza, o perfino tutti i 2300 miliardi di debito pubblico nazionale? Nessuna matematica: solo la distorsione professionale, e politica, di ritenere che solo gli investitori istituzionali possano comprare quei titoli. Ma la scelta di agevolare, privilegiare e incentivare gli investitori istituzionali, piuttosto che i piccoli e grandi risparmiatori italiani, è solo una scelta politica. Una scelta evidentemente sbagliata. Fatta (sebbene non annunciata) e pienamente reversibile. 
Quelle classificazioni: "titoli spazzatura", "altamente speculativi", "non adatti all'investimento", sono false e tendenziose.

GLI INVESTITORI ISTITUZIONALI

Fondi pensione; fondi di investimento che raccolgono il risparmio privato e lo affidano alla gestione collettiva di operatori "professionali"; assicurazioni che investono le riserve tecniche; hedge funds, che sono fondi specializzati in arbitraggi; ma anche uffici delle banche centrali che investono le riserve in valuta, uffici delle grandi banche e delle grandi aziende che investono il patrimonio liquido aziendale. 

Investono in titoli e derivati.

Contrariamente a quanto si immagina, detestano il rischio. Sono abilissimi (sono professionisti) a misurarlo e trasferirlo, a trarne vantaggio attraverso le tecniche di arbitraggio e negoziazione veloce, ma odiano tenerselo in portafoglio.


Seguono infatti una regola fondamentale: il rendimento atteso da ogni investimento deve essere "ponderato", pesato per il rischio. 

Per molti, le classificazioni dei titoli date dalle agenzie di rating, rappresentano una misura ufficiale del rischio, che impedisce di comprare o mantenere titoli "squalificati" fra i propri investimenti.

Contrariamente a quanto si immagina, questi soggetti sono tendenzialmente neutri, rispetto alla politica. Seguono le loro regole, ed il loro mandato professionale: guadagnare tanto dagli investimenti, rischiando poco. Di certo, sono "insensibili" a tutto ciò che c'è dietro il movimento dei prezzi. Ma non c'è alcuna volontà di far male.

Magari, invece, sono altri i soggetti dei "mercati" che, conoscendo le regole meccaniche adottate dagli investitori istituzionali, sono in grado di strumentalizzarli, scatenando, all'occasione, movimenti dei prezzi che poi condizionano i governi (e seminano dolore fra le popolazioni). Si tratta di responsabilità morali e politiche ben diverse.   


L'UNIONE EUROPEA

Attenzione, attenzione, attenzione. Nel momento in cui gli investitori istituzionali non dovessero finanziare più il debito italiano, qui intervrrebbe l'Unione europea (ecco il soggetto sopranazionale per eccellenza! Nulla a che fare con i popoli europei e quanto di più lontano si possa immaginare da un super stato nazionale). Fino a poco fa utilizzava la Troika (Fondo Monetario Internazionale, Commissione europea e BCE). Ma ha messo a punto una nuova soluzione: l'intervento dell'ESM (vedi qui il sito): il fondo europeo ipocritamente chiamato "salva stati". Non salva, strozza. Abbiamo sotto gli occhi un esempio lampante: la Grecia. Ci raccontano, i giornali di regime, che la Grecia è stata finalmente salvata, perché il PIL cresce (di zero virgola). Nel frattempo che il PIL cresce, e che gli aiuti finanziari non sono più necessari (per ora), la disoccupazione che era già elevatissima è drammaticamente raddoppiata, la povertà pure, gli ospedali e le scuole stentano pietosamente a funzionare, le piccole aziende greche falliscono, mentre altre, assieme ai porti e gli aeroporti e le società di servizi, sono passate di mano, comprate e gestite da soggetti esteri. Quel PIL che sale, misura i profitti di società estere. Già, dimenticavo: gli aiuti finanziari ricevuti sono stati utilizzati per consentire alle banche greche di saldare i loro debiti con le banche tedesche e francesi. Quali debiti? Parte derivano dagli sforzi che i Greci hanno dovuto fare per comprare vecchi armamenti dismessi da francesi e tedeschi. Acquisti imposti quale contropartita per gli "aiuti". L'altra parte deriva invece dagli eccessi di export da parte di aziende tedesche, che l'Unione europea si era impegnata a contenere, ma si è dimenticata di farlo. Un vero successo, sbandierato sui giornali specializzati! 
Ipocriti, che fate finta di non vedere! Dante vi avrebbe sprofondato nel peggiore dei gironi infernali.

Torniamo a noi, perché questo è il nostro turno, se non alziamo la guardia.

L'ESM: MECCANISMO EUROPEO DI STABILITA'
  
l'ESM (altro fondamentale anello degli organismi sopranazionali), dicevamo, ha sostituito la Troika per gli "aiuti agli stati". Lo mettiamo a parte perché è ancora più svincolato dalla politica di quanto non siano la Commissione europea e la BCE. E' pronto a prestarci quei soldi (che la BCE non può  prestarci, per vincolo dei trattati) che dovessero mancare all'appello, dopo il downgrading, necessari a finanziare il debito pubblico in scadenza. 
Non so quanto questo aspetto ti sia chiaro, meglio specificare. Se lo Stato ha rinunciato alla possibilità di stampare la sua moneta, quando scade un titolo di stato e deve essere rimborsato, le alternative rimaste sono due: o tassa i cittadini (uccidendo l'economia), oppure emette nuovi titoli, col cui ricavato soddisfa i creditori.
Dove prende i soldi, l'ESM? Paradosso: buona parte glieli abbiamo dati noi: fior di miliardi! Ma non sono gratis, quei soldi, quando tornano indietro. Oltre ad un "congruo" tasso d'interesse (così prevede il trattato che lo disciplina), da sommare al capitale che dovrà essere restituito, si deve aggiungere la "consegna delle chiavi di casa": sarebbero direttamente tecnici internazionali, burocrati estratti dal mondo della finanza, non sindacabili, coperti da segreto e immunità giuridica, a decidere le politiche italiane, tutte volte a spremere ogni goccia di sangue necessaria a ripagare quei nuovi debiti. Se non credi a quello che leggi, leggi qui il trattatoLa ricetta, è ormai stra nota, e sperimentata: tagli alla spesa sociale, privatizzazione dei servizi, vendita di patrimonio pubblico, licenziamenti dal pubblico impiego, aumento delle tasse, tagli alle pensioni. Insomma, macello sociale, che matematicamente mette il Paese in ginocchio e spalanca le porte agli sciacalli stranieri, pronti a comprarsi con due soldi i gioielli nazionali, pubblici e privati, messi in svendita. 

Questo straniero "non deve passare".


LA LEGITTIMA DIFESA

Noi italiani siamo per natura pacifici, detestiamo i conflitti, e questa è una cosa molto bella. Ma sono "i mercati" che ci hanno dichiarato guerra, ed abbiamo il dovere sacro santo della legittima difesa.
Se ti lasci trasportare nelle seghe mentali di chi inventa, usa ed abusa parole come nazionalismo, sovranismopopulismo, per demonizzare ogni resistenza ed ogni reazione etichettandola come fascismo e quant'altro di peggio si possa immaginare, forse hai semplicemente difficoltà ad ammettere che sei stato ingannato. Oppure sei un consapevole collaborazionista, o forse, semplicemente, non hai interessi da condividere con il popolo al quale appartieni. 
Si lo so, sono giudizi duri. Ma siamo in guerra, e dovremmo stare dalla stessa parte: svegliati. Dimentica le etichette, pensate per confondere, e osserva i fatti, che sono fin troppo chiari. 
Siamo qui per difenderle, le nostre ricchezze, e, prima ancora, la nostra libertà!

Se avessero usato carri armati e cannoni, da tempo saremmo tutti sulle montagne, ad organizzare la resistenza. Ne abbiamo rimandati a casa di Lanzichenecchi nella storia, o no? Dobbiamo solo adattarci al presente.

Di fronte a queste armi modernissime siamo per ora spiazzati, impreparati, smarriti. Non sappiamo bene cosa fare. Intanto, senza sapere né leggere e né scrivere, alle ultime elezioni abbiamo licenziato un bel po' di collaborazionisti, e se ci fosse una prossima tornata elettorale mi sa che non se ne salverebbe nemmeno uno. Per ora, però, perfino i nuovi arrivati sembrano un po' spaesati, di fronte al subdolo attacco. Prendono le misure, temporeggiano. Si distraggono su aspetti secondari. Vedremo. Sosteniamoli, mantenendo però il nostro caldo fiato sul loro collo (e con un pensiero costante alle possibili alternative, da costruire rapidamente, se non dovessero mostrarsi all'altezza).


IL CONFLITTO DI CLASSE E IL MODELLO ITALIANO

Con l'Autunno si sa, tutti i nodi vengono al pettine.


Una volta erano i lavoratori a scendere in piazza per "scaldare l'agone politico"carichi delle energie accumulate al sole delle vacanze, guidati da partiti e sindacati che allora sapevano interpretare molto meglio di oggi i bisogni popolari. Si scendeva in piazza per (ri)conquistarsi i propri diritti. Quelli che sono già scritti nella Costituzione ma che se non te li riconquisti con le lotte non sono veramente tuoi. Restano sulla carta. Diciamo che le lotte servono per dimostrare che sei vivo e vegeto, fai sul serio, consapevole di ciò che ti spetta e ben disposto a fartelo riconoscere da quelli che hanno interesse a far finta di nulla. 
Si chiamava conflitto di classe. Lavoratori contro datori di lavoro. Tagliato con l'accetta, il conflitto è tutto qui: il lavoratore vuole lavorare poco e guadagnare molto. Il datore di lavoro vuole che il lavoratore lavori molto e guadagni poco.
Alla fine, udite udite, ci si stava avvicinando ad un equilibrio accettabile: lavorare il giusto (si parlava di 35 ore settimanali) per uno stipendio dignitoso (un solo stipendio in famiglia e ci campavi decentemente), permettendo al datore di lavoro di remunerare comunque più che bene il proprio investimento.
Non era il paradiso, ma si camminava, fra inciampi e contraddizioni, nella direzione segnata nella carta costituzionale; ed era una buona direzione.

E il paese cresceva.


Troppo, per i gusti di qualcuno, preoccupato di due cose.

1) l'industria italiana, nella sua originalissima forma delle "partecipazioni statali", accompagnate da una vivacissima rete di piccole e medie imprese familiari, stava diventando troppo competitiva, e macinava record e primati. Nonostante la corruzione. Nonostante gli sprechi. Nonostante tutto. Come è possibile? Perché corruzione e sprechi sono endemici perfino nelle migliori famiglie, tedesche, francesi americane e inglesi. Noi, ci stracciamo le vesti e ci sentiamo in colpa; loro, per discrezione, ne parlano di meno. Tutto qui. A parità di corruzione e sprechi, numeri alla mano, prevale il genio italico (se non gli tagliano le gambe). 


2) l'Italia stava dimostrando che fra capitalismo e comunismo può esistere davvero una terza via, che riesce a far convivere una presenza importante dello Stato nella guida dell'economia e perfino della produzione, con una sostanziale libertà di iniziativa economica dei privati. Processo assecondato da grandi partiti di massa e tenuto in piedi da un collante eccezionale: la coscienza di classe dei lavoratori, diventati classe media. Dietro i conflitti, c'era una sostanziale unità, nella classe dirigente, ed una comune volontà di difendere gli interessi del paese. Non è difficile capire che questa cosa ha dato un fastidio tremendo ai paesi totalmente capitalisti, come gli Usa e la Gran Bretagna, e perfino ai paesi comunisti, come la Russia o la Cina. Entrambi immersi fino al collo in un confronto planetario (si chiamava guerra fredda), volto a dimostrare che il proprio, e solo il proprio, era il modello giusto, vincente e da seguire. Poteva mai emergere qualcosa che smentisse in un colpo solo e con la forza evidente dell'esperienza, le tesi di entrambi? 

QUALCUNO CI HA SPEZZATO LE GAMBE


Non so dire come siano andate le cose. Ma tutto è cambiato. Un'intera classe dirigente e politica è stata spazzata via. I partiti di massa intossicati da personaggi culturalmente estranei, con il sistema mediatico disperso in mille rivoli incontrollabili. Posso immaginarlo, come siano andate le cose, pensando ai morti ammazzati in questo Paese negli anni di piombo e delle stragi di stato e dei servizi segreti di mezzo mondo che andavano e venivano come fossero a casa loro. Ma non vale. Il Popolo Italiano ha bisogno di un vero e proprio processo, storico (ci abbiamo ragionato qui). Lo chiedeva a suo tempo Pasolini, come ci ricorda Gabriele Guzzi in questo suo articolo. Un processo basato su documenti e testimonianze, se vogliamo avvicinarci alla verità e ricostruirci una solida base sicura di identità nazionale, che ci metta in grado di liberarci, una volta per tutte, di quel fastidioso complesso di inferiorità che stride drammaticamente con le meraviglie che abbiamo ampiamente dimostrato di saper creare, nella nostra storia millenaria. Ad ogni modo, n
on è di questo che voglio parlare. 

Saltiamo invece direttamente ad oggi, per capire cosa è cambiato, e dove passa oggi la linea del conflitto; per capire da cosa, e come, dobbiamo difenderci.

LO SVUOTAMENTO DEL POTERE POLITICO

La guida dell'economia non è più nelle mani dello Stato. Qualcuno immagina che sia nelle mani dell'Unione europea, ma si sbaglia di grosso. Semplicemente, la politica non ha più fra le mani le leve di governo dell'economia: moneta e politiche di bilancio. A nessun livello. 
I trattati sull'Unione europea hanno prodotto questo.
Facci caso: quando ti parlavano di "cessioni di sovranità" non ti hanno mai specificato "a chi".
Le leve di governo dell'economia sono quelle che ti permettono di spendere, per fare le cose. Se non puoi spendere, non puoi governare, lo capisce anche un bambino. Le Politiche di Bilancio, semplicemente, sono state vietate per legge; la creazione e la distribuzione della Moneta, è stata regalata al sistema finanziario, che è sostanzialmente privato, guidato da una banca centrale che ha il divieto di prestare soldi agli Stati!
Questa cosa è importante da capire. Per due motivi. Primo, perché se sei convinto che l'Unione europea abbia il potere di decidere, allora il tuo obiettivo diventa quello di negoziare con le istituzioni europee spazi di manovra per le politiche italiane. Ma quelli non contano nulla! Non hanno un granché da offrirci. Faccio un esempio, banale: la Commissione europea concede all'Italia di fare investimenti in disavanzo per il 5% del PIL, anziché del 2-3%. Il che vorrebbe dire che il Governo potrebbe spendere, oltre ai soldi raccolti con le tasse, altri 85 miliardi di euro, anziché i 35-50 più o meno già autorizzati, 
da raccogliere con nuovo debito pubblico. Ma se "i mercati" non approvano, fanno salire lo spread, non sottoscrivono il nuovo debito pubblico, ed impediscono di fatto al governo italiano di effettuare quegli investimenti. Bisogna capirlo! Secondo motivo: questa "dipendenza" è vera solo se non ti rendi conto che esistono rimedi efficaci, per i quali non c'è bisogno di chiedere il permesso a nessuno. Non è vero che tutto è perduto. Non è vero che "non c'è alternativa". I soldi li abbiamo e non ce li deve prestare proprio nessuno.

GRANDI AZIENDE E GRANDI BANCHE SOPRA NAZIONALI 


Se i governi non hanno potere, chi decide? La realtà di cui dobbiamo prendere atto, è che ci lasciamo "guidare" dai "mercati". Sono infatti le grandi aziende e le grandi banche private e sopra nazionali, che hanno il potere (di fatto: attenzione, solo di fatto, non di diritto) di decidere:

- cosa produrre;


- come produrre;

- dove produrre;

- quanto lavoro deve essere offerto; 

- quale lavoro deve essere offerto e come deve essere remunerato (poco, sempre meno);

- quali politiche economiche e perfino quali politiche sociali devono fare i singoli stati nazionali (le famigerate "riforme strutturali"), e quali scelte invece non possono fare.

Di peggio: l
'intera economia è spaccata in due: da una parte l'economia "Reale", fatta di lavoro, produzione, impresa; dall'altra, la finanza, fatta di titoli e derivati, dove i soldi si fanno con i soldi, indipendentemente dal lavoro e dalla produzione.

Ascolta bene, e medita: grandi aziende e grandi banche private e sopra nazionali decidono "se" produrre! E' infatti molto più facile accumulare profitti finanziari giocando con titoli e derivati, soprattutto se gestisci tutto tu, a partire dalla creazione di moneta che gonfia artificialmente il valore di quegli investimenti. Chi te lo fa fare a impazzirti con l'economia reale?

Lo Stato non sa più come guidare l'economia. Non solo: è messo quasi completamente fuori dalla produzione: il sistema delle "partecipazioni statali" è stato smantellato e le aziende pubbliche che una volta gestivano i servizi essenziali sono ridotte ai minimi termini e gestite sempre più da privati.


LEGAMI POCO TRASPARENTI: LE ELITE E GLI STATI NAZIONALI

Questo aspetto è molto importante per capire la posizione dell'Italia nel confronto con altri paesi. Noi abbiamo pochissime grandi aziende e grandi banche, in Italia. Il grosso era formato dalle partecipazioni statali ma quelle sono state smantellate. La proprietà è spesso finita in mano estera. La classe politica dirigente che manteneva le fila è stata spazzata via da mani pulite. In un mondo governato dalle grandi aziende e dalle grandi banche, questa carenza ci mette in posizione di grave svantaggio. 

Non c'è più nessun "legame", qui da noi, fra interessi delle grandi aziende e delle grandi banche con gli interessi nazionali e pubblici. Anzi: c'è contrasto
C'è conflitto: i "mercati" (grandi aziende e grandi banche private e sopra nazionali) vedono nel patrimonio pubblico dello Stato italiano qualcosa da spolpare. E visto che le piccole e medie imprese italiane, nonostante tutto vivacissime, creative e competitive, non sono più sostenute dalla grandi aziende pubbliche, né possono essere protette dallo Stato che ha smesso di governare l'economia, anche quelle sono diventate prede: bocconi appetibili per i voraci mercati sopra nazionali. Per non parlare del patrimonio privato degli italiani: uno dei più grandi al mondo. 

Sopra nazionali. Il termine (ed il concetto associato) "multinazionale" trae in inganno. Va aggiornato. Grandi aziende e grandi banche non sono più "multinazionali", cioè operanti dentro diverse nazioni. Sono al di sopra delle nazioni: infinitamente più potenti. Per questo il termine "sopra nazionale" descrive molto meglio il concetto. Ma, attenzione: vanno fatti dei "distinguo".

In pochi grandi paesi, infatti, è rimasto un legame molto forte fra grandi aziende, grandi banche nazionali e istituzioni politiche ed amministrative nazionali. Negli Usa, in Germania, un po' in Gran Bretagna e Francia, ad esempio. Questi paesi, in un contesto competitivo, diventano facilmente paesi predatori: le aziende e le banche radicate lì, alleate con la classe politica ed amministrativa delle istituzioni pubbliche, riescono ad acquisire le aziende e le banche dei paesi "preda". E se abbiamo capito che è qui (banche ed aziende) che si annida il vero potere decisionale, allora capiamo che quello è lo strumento per "colonizzare" interi paesi. 

Si tratta di un legame che non passa tanto per la proprietà pubblica (come avveniva in maniera trasparente, in Italia), quanto per gli intrecci fra personale politico e personale dirigente di queste società, che avvengono discretamente, dietro le quinte.

(( Inciso. Medita su quella differenza: la trasparenza ci fa onore. La proprietà diretta dello Stato che esisteva in Italia sulle grandi aziende, in compartecipazione con soggetti privati (per questo si chiamavano "partecipazioni statali") garantisce che le cose avvengono alla luce del sole, e diventa chiaro chi è responsabile di cosa. I politici rispondono ai cittadini (se i cittadini si attivano). Le aziende private no, in nessun caso. Le aziende possedute dallo Stato, rispondono ai cittadini. Questa trasparenza era inammissibile, nella mente di chi ha pianificato l'era della manipolazione delle informazioni e delle coscienze. Chiusa parentesi. ))

Difficile dire chi controlla chi, in quei paesi. Se è lo Stato che controlla i mercati o sono i mercati che dettano legge allo Stato. Ma, in fondo, questo aspetto che certamente intriga, è solo relativamente importante; resta una questione astratta. Quello che è importante capire, e tenere a mente, è il legame e l'intreccio molto stretto e molto concreto fra istituzioni politiche e governance delle grandi aziende e grandi banche, tenuto insieme da gruppi molto ristretti di persone che si conoscono, si frequentano, si incontrano in circoli di vario genere e si spostano da una posizione all'altra con semplicità. Il metodo di selezione del personale destinato a rivestire ruoli rilevanti nei ministeri piuttosto che nei consigli di amministrazione aziendali, non è certo quello del concorso pubblico, per titoli o meriti. Il metodo è sempre il solito utilizzato dal potere: cooptazione. Sei allineato, fedele agli interessi del gruppo? Ok. Sei troppo indipendente? Per quanto bravo, al massimo ti sfruttano il tanto che serve, e poi fuori. Senza pietà. Chi sono questi gruppi? Senza sforzarci con la fantasia di classificarli e individuarli, possiamo chiamarli genericamente élite, e ci capiamo. Naturalmente è una semplificazione: la realtà è complessa e variegata, non esiste un solo super gruppo super unito, ma varie entità anche conflittuali. Ma la semplificazione serve a capire meglio cosa accade, fra paesi predatori e paesi preda.

A volte siamo infatti confusi e ci domandiamo: "ma sono le banche e la speculazione ad attaccare l'Italia, o sono altri paesi che si stanno comprando pezzo a pezzo i nostri gioielli?" Se hai capito bene il discorso di sopra, ti accorgi che la confusione non è nelle tue idee: è proprio nella realtà delle cose, che gli interessi dei "mercati" e di "certi paesi" si sono mescolati.


Non ti sentire in colpa, o inadeguato, se ti sembra tutto così confuso: le élite usano abbondantemente la programmazione neuro linguistica ed il sistema informativo (che è controllato interamente da loro), appositamente per confonderci, per non farci "vedere" la realtà. 

Il successo economico di questi paesi predatori, è molto dipendente da questi legami. Altro aspetto importante (sembra contraddittorio, ma non lo è affatto): le élite hanno (parzialmente, apparentemente) anche un carattere sopra nazionale: inglobano infatti persone di altri paesi e nazionalità, affascinate dal "potere" e dall'illusione di "contare" in ambito internazionale. Sono quelle disposte poi a diventare (uso un termine forte ma chiaro) "collaborazionisti", quando si tratta di tutelare a casa propria gli interessi sopra nazionali del gruppo. In realtà sono pedine manovrate (e chissà se, e quanto, se ne rendono conto!), perché il legame "nazionale" fra le élite che appaiono internazionali e le istituzioni di alcuni determinati paesi è estremamente forte, basato su di una solida ed evidente convenienza reciproca, oltre che su di una continuità storica che non vedi solo se sei abbagliato dal fascino del potere. Dico questo perché mi sforzo di mettermi nella testa di certi connazionali che hanno preso decisioni oggettivamente contrarie agli interessi italiani: che cazzo pensavano di fare? Ho pietà per la loro anima, nel momento in cui si renderanno conto, se mai ciò avverrà.  

IL NUOVO CONFLITTO "DI CLASSE"

Il nuovo conflitto "di classe", aggiornato alla realtà contemporanea, è quindi totalmente diverso da quello che vedeva i lavoratori contrapposti ai datori di lavoro di un tempo, con lo Stato che faceva da mediatore e da arbitro. E' per questo che oggi le categorie di destra (datori di lavoro) e sinistra (lavoratori) si capiscono meno. Ma, attenzione: quel conflitto non è che sia sparito: resta, e continua a mietere vittime. Semplicemente, è passato in secondo piano, perché un comune nemico sta aggredendo entrambe. 

Se lo volessimo sintetizzare in una locuzione semplice, il nuovo, tragico conflitto, dovremmo dire: i mercati (nel senso descritto, di élite con relativi intrecci istituzionali), contro il popolo italiano.

In realtà, contro tutti i popoli (ed in particolare contro quelli dei paesi "preda"). Non è questo l'ambito in cui allargare troppo il discorso, seppure sia estremamente importante. E' infatti solo l'unione fra i popoli e la diffusione di una nuova coscienza di Sovranità Popolare, diffusa ed universale, fatta di responsabilità e di partecipazione attiva, che ci potrà salvare in maniera definitiva dalle élite. Ma il discorso è davvero troppo grande per poterlo introdurre qui. 

Concentriamoci sull'attacco che stiamo subendo, qui ed ora.

I destini del piccolo o medio imprenditore italiano, del professionista, dell'artigiano italiano, del lavoratore dipendente (pubblico o privato cambia poco), del disoccupato, del pensionato e degli studenti italiani, sono tutti indistintamente minacciati dalle decisioni che vengono prese dai mercati "politicizzati", che hanno un enorme interesse a sfruttarci, e si organizzano per farlo.

Se capisci questo, il dovere etico e politico di mobilitarti per la legittima difesa dei tuoi diritti, quelli che vanno ri-conquistati necessariamente con le lotte, ogni volta che qualcuno fa finta che non esistono, ti salta agli occhi. Non violente, ma lotte. Sacrosante. 

Perché proprio noi? Perché siamo ricchi, immensamente ricchi, come nazione: di soldi, di patrimonio culturale e immobiliare, ma anche paesaggistico e naturale, di umanità, di capacità, di creatività. E siamo "indifesi". Non ne siamo consapevoli, mortificati dai sensi di colpa che i collaborazionisti ed un sistema mediatico pietoso e monocorde ha instillato nel nostro immaginario collettivo in decenni di fake news. E non sappiamo difenderci, perché abbiamo smesso da tempo di occuparci della "cosa pubblica": ci siamo fidati dei "tecnici", e quelli ci hanno fregato. Infine, e forse soprattutto, perché abbiamo una storica difficoltà ad unirci, noi italiani.

LA CLASSE POLITICA EMERGENTE IN ITALIA

Ma qualcosa sta cambiando. E non "per fortuna"! Piuttosto, per istinto di sopravvivenza.

Attenzione, attenzione: i mercati ci possono guidare e la politica nazionale ha le armi spuntate solo fino a quando siamo convinti che sia giusto "lasciarli fare". O, peggio, se crediamo che: "non c'è alternativa". 

Il popolo italiano si sta svegliando. E si sta unendo!

Il "contratto di governo" fra M5S e Lega, sbeffeggiato e osteggiato dalla stampa di regime, che io stesso (confesso) ho stentato ad apprezzare inizialmente, ha una portata storica di gran lunga maggiore di quanto non appaia a prima vista. E non certo sul piano "istituzionale" (discorso astratto, fatto per confondere le idee). Su di un piano, invece, molto concreto: si è trovato il modo di "collaborare per l'interesse comune"; il modo di unire forze molto diverse e distanti, che si sono offese e insultate fino al giorno prima. 


Perché il popolo italiano, se si unisce e si rende conto dell'importanza degli interessi in gioco, non è secondo a nessuno al mondo!

La stessa diffusione di un amplissimo sistema di contro informazione, che ha imparato ad usare la rete nell'ultimo decennio, ha contribuito a spezzare la tristissima "narrazione" ufficiale di un paese corrotto e incapace di badare a se stesso. Emergono altri racconti, altri studi, altre prospettive, altre visioni. E si diffondono. Trovano terreno fertile, sebbene boicottate, marginalizzate e perfino demonizzate dalla narrazione ufficiale.   

Ora che in qualche modo abbiamo eletto un Parlamento un tantino più vicino ai nostri desideri, sicuramente grazie alla controinformazione, nonostante una legge elettorale pessima ed un sistema mediatico che faceva il tifo sfegatato per le vecchie forze politiche, i mercati si stanno attrezzando per venirci a punire, e ad impedire al nuovo governo di mettere in pratica perfino quelle piccole, parziali, innocue riforme che hanno stabilito nel "contratto di governo". I "mercati politicizzati" hanno bisogno di "impartire lezioni": vivono della nostra paura. 

Ma, insomma, perché ci ricattano? Cosa temono i mercati dalla politica, se questa è stata resa innocua, privata com'è delle politiche di bilancio e della moneta?

LE ARMI

Per non rimanere schiacciati, serve capire come funzionano le armi moderne.

Temono la verità. Temono, molto ma molto semplicemente, che il popolo italiano si renda improvvisamente conto che... non abbiamo alcun bisogno dei finanziamenti dei mercati! 

La cosa da dire a gran voce è che noi italiani non ci rendiamo per niente conto che, proprio sul piano delle nuove armi, noi siamo armatissimi e fortissimi, e dobbiamo solo imparare in fretta a riconoscerle e capire come funzionano e come possono essere usate.
Sono solo i politici "collaborazionisti", ed i loro "ignoranti" adepti giornalisti, che ci ripetono da decenni un mantra senza senso: "dobbiamo meritarci la fiducia dei mercati", perché altrimenti non ci finanziano l'enoooorme Debito Pubblico, e ci fanno fallire!"

LA MENTE CHE MENTE


Mi rendo perfettamente conto che mentre stai leggendo stenterai a credere a quello che il tuo cervello ti suggerisce come vero e ragionevole. La manipolazione delle coscienze agisce a livello profondo, inconscio. E' tale la paura che ci è stata instillata in decenni di telegiornali spazzatura, tale la convinzione che siamo "buoni a nulla" e super indebitati, che il nostro inconscio ci impone di "scappare" o "rimanere immobili", perfino quando la corteccia cerebrale "vede chiaramente" che il terribile nemico che abbiamo di fronte non è affatto forte e potente come lo immaginiamo. Anzi: è lui che ci teme.

Ti racconto una storia, per farti capire la situazione. Mio padre da "ragazzo", finita l'accademia militare a Modena, appena divenuto sottotenente, è partito per il fronte. Arrivato in Croazia, si è trovato dopo poco ad essere l'unico ufficiale in un plotone di circa cinquecento uomini impegnato nel mantenimento di una posizione strategica, e così ne è diventato il comandante. Il nemico, erano i partigiani croati. I quali, non so dire perché, avevano un enorme "timore reverenziale" per l'esercito invasore italiano. Lo immaginavano forte, minaccioso ed armato fino ai denti. Falso. La triste realtà, testimoniata da mio padre, è che gli era rimasto un solo carro armato e pochissime munizioni, e pregavano tutti i giorni di non essere scoperti. Se i partigiani l'avessero saputo, li avrebbero potuti spazzare via in mezza giornata. Ma mio padre è tornato sano e salvo (salvo varie peripezie) ed io posso essere qui a raccontarvi queste cose. Se non fosse per la paura, che riesce a congelare i muscoli e le idee di chi si sente minacciato, non sarei venuto al mondo. 


Noi siamo oggi esattamente come quei partigiani: immobilizzati dalla paura di un nemico che ci appare potente e minaccioso. 

Ma possiamo "cambiare la storia" ed il nostro destino, semplicemente iniziando a dare credito alle informazioni che ci manda la nostra corteccia cerebrale: non abbiamo alcun bisogno di quei finanziamenti.

LE SOLUZIONI

Chi può comprare i titoli del debito pubblico italiano, permettendo allo Stato di pagare stipendi e pensioni e far andare gli ospedali, se arriva il downgrading e gli investitori istituzionali ci lasciano fallire (per la gioia dei "predatori")?

Noi, Watson: noi. Elementare. Io, te, e tutti gli altri che sul conto hanno 1000 euro: bastano ed avanzano.  


Perché cercare risparmio estero, se ce n'è in abbondanza a casa nostra? Perché pagare interessi agli stranieri che poi se li portano a casa loro, quando possiamo distribuirli ai concittadini, che li spenderebbero nell'economia domestica?

Non credi che bastino, i nostri risparmi? La matematica non è un'opinione: ascolta la tua coscienza, non mente.

Noi italiani, spaventati ed ignoranti, lasciamo i nostri soldini sui conti correnti di banche che sono private, straniere, soggette ad elevato pericolo di fallimento e pronte perfino ad impossessarsi
, in quel caso, dei nostri risparmi per coprire i buchi dei loro bilanci (la procedura del bail-in serve a quello).

Quanti soldi nostri ci sono, depositati sui conti? La bellezza di 1300 miliardi di euro. 


Quanti soni i titoli di stato che scadono in un anno e che devono essere rinnovati? Solo 3-400 miliardi. 

Quanti sono i BTP che scadono nei prossimi mesi, e che rappresentano concretamente la minaccia di "fallimento", se non vengono sottoscritti proprio mentre il Governo decide sulla manovra d'autunno? Poche decine di miliardi, controlla qui: sul sito del Tesoro.  

Per difenderci dal primo, micidiale attacco d'autunno, che rischia di portarci dritti dritti in bocca all'ESM (ed ai famosi "predatori", che già si leccano le dita), bastano poche decine di miliardi, a fronte di una liquidità disponibile di 1300 miliradi!   

Milletrecento miliardi liquidi sui conti, per non parlare delle altre forme in cui è investita la parte maggiore del risparmio delle famiglie italiane. Forme pietose, rischiose. Ne traggono beneficio le grandi banche sopra nazionali, ben felici della nostra ottusa paura. In totale, oltre 4200 miliardi. Ne parliamo qui, di come sono utilizzati, e come potrebbero molto meglio servire il paese. Di questi, 1400 sono investiti in asset esteri! Ti rendi conto? Siamo noi che finanziamo gli altri paesi... e ci vorrebbero far credere che non possiamo fare a meno di prestiti esteri!

L'intero debito pubblico, sono solo 2300 mld!

Non abbiamo bisogno di nessuno! 

Cosa deve fare un Governo che stia dalla parte dell'interesse nazionale, per contrastare questi cialtroni che ci vorrebbero immobili, ignoranti e spaventati?

ASSECONDARE BISOGNI E DESIDERI DELLE FAMIGLIE RISPARMIATRICI ITALIANE

Semplicemente, modificare drasticamente la politica di gestione del debito pubblico, che oggi è interamente adattata agli interessi degli investitori istituzionali, per rimodularla sugli interessi, molto più importanti, dei risparmiatori italiani, grandi, piccoli o piccolissimi che siano: tutti hanno diritto di partecipare! 


Se costruisci in città piste ciclabili comode e sicure, la gente andrà a lavorare in bicicletta. Se continui a costruire strade pensate per camion e automobili, aumenterà il traffico pesante.

Se emetti titoli di Stato adatti ai desideri degli investitori istituzionali esteri, il tuo debito pubblico "dipenderà" da prestiti esteri. Se concepisci ed emetti titoli pensati per i bisogni delle famiglie risparmiatrici, il tuo debito pubblico diventa la "ricchezza delle famiglie italiane".



Quali sono i bisogni delle famiglie che vogliono mettere al sicuro i loro risparmi? Sono esigenze semplici, e chiare.

Ci vuole un titolo di durata breve, perché non so mai se poi i soldi mi servono. Che mi offra un tasso di interesse magari piccolo ma sicuro, allineato con l'andamento dell'inflazione e dell'economia. Esattamente quanto potrebbe offrire un BOT, che scade e si rinnova ogni tre mesi o dopo un anno. 
Se poi desidero un rendimento un pochino più alto, e i soldi non mi servono subito, va bene un titolo di durata più lunga, ma sempre a tasso variabile, che segua l'andamento dell'inflazione. Perché? Perché il tasso variabile, oltre a garantirmi dai pericoli di inflazione, mi assicura che se devo vendere il titolo prima della scadenza, il prezzo non avrà subito variazioni pericolose, e così è sicuro che non perdo il mio capitale. Esattamente come garantisce un CCT, da tre a sette anni (magari anche dieci).

Quali sono, invece, i bisogni degli investitori istituzionali? Tasso fisso e durata lunga, molto adatti alla speculazione: il tasso fisso comporta il variare continuo del prezzo, e questo è visto come occasione di guadagno. Il rischio è compensato da tassi elevati. Esattamente come un BTP, da tre a trent'anni. 
Naturalmente, più è lunga la scadenza sui BTP, maggiore è il costo per lo Stato, maggiori i benefici per gli investitori.

LE ATTUALI POLITICHE DI GESTIONE DEL DEBITO PUBBLICO: IL PIANO DI INTERNAZIONALIZZAZIONE

Non è un caso che i titoli italiani siano finiti nei portafogli esteri, che poi ci ricattano con lo "spread".


Guardalo bene qui, sempre sul sito del Ministero del Tesoro: questo è l'elenco delle banche che hanno accesso privilegiato all'acquisto dei titoli di stato italiani. 
Leggi i nomi, uno per uno, poi domandati perché i titoli italiani sono finiti nei portafogli degli investitori istituzionali esteri, e sono spariti dai portafogli delle famiglie italiane, che con i loro risparmi potrebbero finanziare due volte il debito pubblico attuale, se volessero, liberando il paese dall'odioso ricatto dei mercati e dei politici che ne abusano.
Poi domandati chi è che ci guadagna quando una banca o una finanziaria ti vende, a te risparmiatore italiano, non certo un semplice BOT, ma uno di quei "prodotti per l'investimento" di cui non puoi capire e valutare né il prezzo e né il rischio. E trovi esattamente gli stessi nomi, anche se nascosti dietro prodotti che ti vende un promotore qualunque, di una banca qualunque, perfino alle Poste! 
Se quelli ti vendessero un BOT, ci prenderebbero sopra una commissione insignificante. Così capisci perché nei loro consigli un BOT non sarà mai conveniente per te, mentre quei prodotti, che per loro significano grassi ricavi, sembra che spuntino nell'orto dei miracoli. 
E incazzati, che ne vale la pena; chiedi al Governo italiano di rivedere quell'elenco, di scacciare questi mercanti di denari, e di darsi da fare per offrirti l'occasione di liberare il paese da questa oscena invasione. 

- Banca IMI S.p.A
- Barclays Bank PLC
- BNP Paribas
- Citigroup Global Markets Ltd
- Crédit Agricole Corp. Inv. Bank
- Deutsche Bank A.G.
- Goldman Sachs Int. Bank
- HSBC France
- ING Bank
- JP Morgan Securities PLC
- Merrill Lynch Int
- Monte dei Paschi di Siena Capital Services Banca per le Imprese S.p.A
- Morgan Stanley & Co Int. PLC
- NatWest Markets PLC
- Nomura Int
- Société Générale Inv. Banking
- UniCredit S.p.A

P.s.: non lasciarti confondere dall'apparenza: Unicredit e Banca IMI non sono più italiane, ma sono controllate da fondi sopra nazionali.

P.s. 2: e non dimenticare di ringraziare, col pensiero, i collaborazionisti italiani che da trent'anni hanno concepito e spalancato le porte a questo sistema.
Ora ti mostro due grafici, tolti dal sito del Ministero del Tesoro che confrontano la distribuzione delle diverse tipologie di titoli di stato dal 1982 al 2018. Puoi così "vedere" immediatamente come si è trasformata la politica di gestione del debito, con la quale i tecnici del Ministero del Tesoro hanno  deciso di privilegiare gli investitori istituzionali e. per conseguenza, di abbandonare i bisogni delle famiglie risparmiatrici ai consigli del sistema finanziario, che stava diventando privato e straniero. 

Nel 1982, infatti, quasi tutti i titoli di stato italiani erano nei portafogli degli italiani e, guarda caso, erano BOT e CCT!  Nel 2018, invece, di 2300 miliardi di debito pubblico, solo 120 sono posseduti dalle famiglie risparmiatrici. Tutto il resto è "controllato" da investitori istituzionali,  prevalentemente esteri (nel senso sopra descritto di "sopra nazionali"). Quasi tutti BTP, con un costo per lo Stato decisamente più alto!


... ed oggi

   




Se i titoli di stato sono "pensati" ed adattati ai desideri degli investitori istituzionali, che hanno interesse al tasso fisso ed alle durate lunghe, diventa  normale che a comprarli siano gli investitori istituzionali, e non più i risparmiatori privati.

Oggi che i pochi BOT in circolazione 
hanno rendimenti negativi e sono utilizzati dalle banche per la gestione della liquidità, ed i BTP sono giustamente percepiti come qualcosa di rischioso, io e te abbiamo smesso di comprare titoli di stato, e lasciamo i soldi sul conto. Chi ne ha di più, di soldi, compra "prodotti per l'investimento", sperando di guadagnare di più. Sono confezionati e sponsorizzati (in vergognoso conflitto di interessi) da banche e finanziarie, e ci fanno correre rischi che non possiamo capire, e pagare commissioni e prezzi che non sappiamo valutare.

LA RICHIESTA 

Tu pensa, invece, che bello sarebbe se il nuovo Governo decidesse di tornare ad emettere titoli pensati per soddisfare gli interessi dei risparmiatori italiani! Ma talmente bello che... dobbiamo chiederlo, dobbiamo pretenderlo.

Perché anche questa cosa è fondamentale, da capire,
abbiamo sempre un'alternativa:

a) possiamo interpretare la politica come qualcosa di odioso, da lasciare ai politici, tecnici e specialisti, salvo poi riservarci il diritto di criticarli (e siamo bravissimi a farlo); 

b) oppure possiamo vivere la politica e interpretarla come il doveroso, necessario strumento attraverso il quale tutti, ma proprio tutti, possiamo e dobbiamo partecipare, condividendo la responsabilità delle scelte.

Il Governo, in fondo, è un organo esecutivo: che esegua la volontà popolare. La democrazia, quella vera, è fatta di partecipazione. E sarà anche vero che gli strumenti per la partecipazione sono un po' arrugginiti, ma un popolo che si sente sovrano, gli strumenti se li crea, al bisogno.

Lanciamo dunque una petizione pubblica, da inviare al Governo, chiedendo che venga modificata la politica di gestione dei Titoli di Stato, per tornare a privilegiare i bisogni delle famiglie risparmiatrici, abbandonando gli interessi degli investitori istituzionali al loro destino.

Personaggi come Conte, Salvini, Di Maio, Savona, Barra Caracciolo, Borghi, Bagnai, Tria, sono certamente in grado di capire.


Dobbiamo sapere che ogni mese arrivano a scadenza circa 20-30 miliardi di titoli, di cui buona parte in BTP, che devono essere rinnovati. 


Noi chiediamo al Governo che, mano a mano che i BTP arrivano a scadenza, questi vengano semplicemente rimborsati ai legittimi possessori; non vengano rinnovati con nuove emissioni di BTP; vengano sostituiti da nuove emissioni adattate elle esigenze delle famiglie risparmiatrici italiane, aventi le seguenti caratteristiche:

- Titoli che possono essere sottoscritti esclusivamente da cittadini privati, quindi assolutamente preclusi nel collocamento agli investitori istituzionali (più sotto vediamo come si fa);

- totalmente esentasse (tanto, è una partita di giro); 


- di piccolo taglio: 500 euro. Tutti gli italiani debbono poter dare il loro contributo, e prendersene i vantaggi.  Anzi, si può pensare perfino a 100 euro (i famosi mini Bot).

- BOT a tre, sei e dodici mesi, aventi rendimenti fissi indicativamente pari (nello scenario attuale) a 0,50% per la scadenza a tre mesi; 0,75% a sei mesi; 1% ad un anno. Da rivedere periodicamente in funzione degli andamenti dell'economia e dell'inflazione.

- CCT con i seguenti rendimenti: rendimento BOT a sei mesi + 0,50% per la scadenza a tre anni (prima cedola complessiva pari a 1,25%); + 0,75% a cinque anni; + 1,25% a dieci anni (prima cedola semestrale pari al 2%).


- che vengano prese in considerazione clausole contenenti vantaggi aggiuntivi riservati esclusivamente all'operatore famiglia. 

In pratica, rendimenti cha abbiano una forte capacità di attrazione, accompagnati da un bassissimo livello di rischio.

- Chiediamo poi che venga immediatamente rivisto quell'elenco di "operatori specialisti", e venga sostituito dalle sole banche pubbliche italiane, includendo Banco Poste, che con i suoi uffici capillarmente diffusi in ogni comune italiano possono svolgere una preziosa opera di informazione. A queste banche, infatti, deve essere assegnato il chiaro mandato di sponsorizzare i nuovi titoli di stato presso i risparmiatori privati, trasferendo all'investitore finale ogni vantaggio offerto dalle procedure di collocamento. 

- Chiediamo infine che venga modificato il meccanismo delle aste di collocamento. Oggi il Ministero fissa le quantità di titoli offerti in ogni asta, ed il mercato decide il rendimento. Va fatto il contrario, per queste nuove emissioni: il Tesoro fissa il rendimento (che è comunque interessante per il risparmiatore privato) ed i risparmiatori, con le loro adesioni, determinano le quantità. Perché? Perché se l'offerta è presentata in maniera corretta, e pubblicizzata in maniera adeguata, la probabilità che la richiesta di investimento superi l'offerta di titoli è prossima al 100%. E mentre è sicuramente corretto non escludere nessuno, è certamente un grosso vantaggio per il Tesoro potersi approvvigionare di liquidità in eccesso, per poter affrontare le successive scadenze di BTP con sempre maggiore tranquillità.
Se si interviene con intelligenza spingendo sulla convenienza dei CCT, che hanno durata pluriennale, è possibile garantire con grande anticipo la copertura per molte delle scadenze di BTP in arrivo per gli anni successivi.


- Chiediamo che venga messa mano con determinazione nel mondo della finanza, per separare le attività bancarie tradizionali, di depositi e prestiti, dalle attività speculative. Per analizzare e verificare la legittimità dei derivati esistenti e vietarne di nuovi. Non è etico sperare di fare i soldi con i soldi. Non è lecito trarre qualcuno in inganno al fine di ottenere indebiti guadagni. E' importante che i risparmiatori italiani siano messi in guardia e tutelati adeguatamente dalle offerte che ricevono. La Banca d'Italia, come Ponzio Pilato, se ne è lavata le mani, lasciando la competenza alla Consob, che non appare all'altezza della situazione. La Magistratura non è tecnicamente competente, né coraggiosa. Il Governo deve intervenire. 

- Chiediamo infine che venga smontato l'ESM e ci vengano restituiti i nostri soldi. Se vogliamo essere solidali con un paese in difficoltà, lo si aiuta regalando, non prestando a strozzo e dietro odiose interferenze politiche, come è vergognosamente avvenuto in Grecia. Chiediamo infatti che da quelle somme che ci devono essere restituite, vengano annullati i nostri crediti nei confronti della Grecia. Esempio che si spera vogliano seguire altri paesi europei. 

Ragionando sulla proposta, qualcuno si è preoccupato dell'eventualità che i nuovi titoli pensati per le famiglie possano finire comunque nei portafogli esteri nel caso in cui il privato cittadino poi li rivenda sui mercati secondari. 

Intanto, bisogna capire che in quel momento (negoziazione sui mercati secondari), nelle casse dello Stato non succede proprio nulla. Nulla di nulla. Lo Stato ottiene la liquidità che gli serve al momento del collocamento, e ne gode per tutta la durata, avendo assunto l'impegno di restituire alla scadenza capitale più interessi al possessore del titolo, e durante la vita dei CCT di pagare le cedole semestrali. Queste somme rimangono identiche, nel tempo, indipendentemente dal possessore

Spieghiamo poi meglio cosa si intende, tecnicamente, quando si dice che questi titoli devono essere : "Titoli che possono essere sottoscritti esclusivamente da cittadini privati, quindi assolutamente preclusi nel collocamento agli investitori istituzionali".

Un titolo di stato, nel momento della sua nascita ("al collocamento"), viene "sottoscritto" da un soggetto che desidera impiegare il suo risparmio. Il prezzo al quale viene venduto in quel momento, al quale possono essere aggiunte clausole e condizioni speciali, determina in maniera matematica il costo per lo Stato (che non cambierà più per tutta la durata del titolo) ed il "rendimento" complessivo per il sottoscrittore. Il Ministero del Tesoro ha il diritto di selezionare categorie di soggetti ai quali riservare questa fase di collocamento, ed oggi ha di fatto selezionato gli "operatori specialisti", che sono quasi esclusivamente grandi banche d'affari estere, alle quali vengono riservate condizioni "vantaggiose". 

I soggetti privilegiati, per questi nuovi titoli, devono diventare le famiglie risparmiatrici italiane, per il tramite di banche pubbliche, appositamente selezionate ed istruite. Una banca pubblica è uno strumento operativo del Governo. 

In pratica: "operatori specialisti", unici autorizzati a partecipare al collocamento, con i vantaggi che comporta e che possono essere appositamente modulati, devono diventare esclusivamente le banche pubbliche (MPS, CDP, Banco Poste...). Queste hanno poi l'incarico di vendere i titoli alle famiglie che ne facciano richiesta, trasferendo loro anche tutti i benefici aggiuntivi. 

Quanto ai mercati secondari, volendo, si può ipotizzare che i vantaggi fiscali, ed eventuali "premi" sui rendimenti, siano applicabili solo se il titolo è mantenuto fino a scadenza; oppure se il soggetto che compra il titolo sui mercati secondari ha anche lui il requisito di "operatore famiglia"; si perdono, invece, in mancanza di quei requisiti.

Qui non si tratta di vietare: si tratta di rendere conveniente/sconveniente. Il ventaglio delle possibilità tecniche è ampio.

Qui non si tratta di demonizzare o penalizzare gli investitori esteri, ma solo di far capire al mondo intero che, grazie, non abbiamo bisogno di aiuto.

Si tratta solo di far capire ai tecnici (politicizzati o ignoranti?) di Moody's e delle altre agenzie private di rating, che non esiste nessuna possibilità di default in un pese che ha un patrimonio fra pubblico e privato immensamente superiore alla quantità di debito contratto. E, a proposito di debiti e patrimoni pubblici e privati, si facciano piuttosto bene i conti in quei paesi ai quali assegnano pagelle di eccellenza, nonostante problemi evidenti di eccessivo indebitamento privato. D'altronde, sono le stesse agenzie che avevano assegnato le triple AAA ai titoli tossici con i quali la finanza internazionale ha rovinato l'economia mondiale! Non meritano la nostra fiducia.  


E' dal 2011 che sostengo la necessità di indirizzare il risparmio nazionale verso i titoli di Stato, proprio per liberarci dai ricatti, che sono diventati evidenti in quei giorni in cui lo spread a 500 ci ha regalato Monti, l'austerity e le cessioni di sovranità.

Le idee circolano, e quelle buone si fanno strada. Il 30 giugno di quest'anno è apparsa sul Corriere della Sera questa intervista a Siri, Senatore della Lega e sottosegretario alle infrastrutture, che ragiona su un'idea simile. Nel dettaglio tecnico, per quanto si capisce dagli articoli di giornale, l'idea è quella di offrire ai cittadini risparmiatori la possibilità di aprire dei conti speciali, i cui proventi vengono convogliati da qualche soggetto gestore verso l'acquisto di speciali emissioni di titoli di stato, riservati allo scopo.


A parte le critiche piuttosto scomposte di Brunetta, prive di fondamento, è un'idea da sostenere, anche se ritengo più coraggioso, trasparente e conveniente, puntare direttamente alla sottoscrizione di questi titoli speciali da parte dei cittadini risparmiatori. Passare attraverso una struttura intermediaria comporterebbe in ogni caso un costo, che finirebbe per essere sottratto al rendimento offerto ai cittadini. Chiarezza e semplicità premiano.

VANTAGGI

Analizziamo ora i vantaggi, che appaiono importanti per tutti, tranne per chi spera di trarre profitto dal fallimento dell'Italia, e da chi oggi trae indebito profitto dalla "gestione" del risparmio privato italiano.

Gli investitori istituzionali avranno la sicurezza di vedersi rimborsati i propri BTP. Possiamo essere sicuri che per gli investitori "non politicizzati", questa è l'unica cosa che conta. 
Loro, lo sanno bene: se le cose non cambiano, quella sicurezza non gliela può garantire nessuno. Ma talmente bene, lo sanno, che dal momento in cui il piano venisse deliberato, si affretterebbero a rastrellare i BTP rimasti sul mercato, facendo crollare lo spread ai minimi storici, perché diventa chiaro che quei prezzi, sui BTP, non li vedranno mai più. Curioso, Brunetta che afferma il contrario. 

Finisce la dipendenza da prestiti esteri.

Svanisce nel nulla ogni pretesa dei "mercati" (quelli non politicamente neutri) di imporre ai governi italiani l'agenda politica.

Finisce ogni scusa per i politici italiani  che da tempo si trincerano dietro un vergognoso: "non possiamo fare..." "ce lo chiedono i mercati ...". Quindi, si rafforza il necessario legame fra volontà popolare, ed azione di governo.

Le famiglie italiane mettono al sicuro i propri risparmi, e tornano ad avere un rendimento, piccolo ma sicuro.

Gli interessi pagati dallo Stato ai cittadini, diventano potere di spesa aggiuntivo che circola nell'economia nazionale. 


Le banche private e straniere, persa l'occasione di guadagno dalla gestione del risparmio italiano, anziché giocare con titoli e derivati, sarebbero costrette a riscoprire la loro naturale vocazione: fare prestiti agli investimenti produttivi. E se non fossero capaci di reinventarsi, ce le potremmo sempre ricomprare, stavolta a due soldi, e riconvertirle a finalità di pubblico interesse! 

Il Governo è finalmente libero di usare la raccolta per finanziare il suo programma, libero da condizionamenti impropri. 

I VINCOLI ALLA SPESA PUBBLICA

Attenzione: i vincoli alla quantità della spesa pubblica imposti dalle regole europee, anche indipendentemente dalla capacità di ottenere finanziamenti, restano. E qui veniamo al dunque.

Per prima cosa, con urgenza, si rimuove il potere ricattatorio dei "mercati", mobilitando il risparmio nazionale.

Dopo, liberi dalla paura che impedisce di ragionare e di agire, allora ha finalmente senso (e alte possibilità di successo) negoziare con l'Europa la proposta di espandere la spesa pubblica per un programma di investimenti. Programma che tutti lo sappiamo da tempo: è improcrastinabile! Serve a rilanciare l'economia, l'occupazione, la sicurezza, la voglia di vivere in Italia! Programma, anzi, che dovrebbe essere altamente consigliato ad altri paesi europei.

L'Unione europea potrebbe in teoria storcere il naso, è vero, ma le preoccupazioni già manifestate sono legate alla circostanza che, fino ad ora, l'Italia si è presentata in condizione di "bisognosa di aiuti esteri". Se risultiamo bisognosi di prestiti esteri, è ragionevole che qualcuno storca il naso se vogliamo "spendere di più". 


Mi ha molto colpito ascoltare un giornalista tedesco manifestare il vero e proprio "fastidio" con cui in Germania viene vissuta l'idea di dover "aiutare" e "garantire" paesi come l'Italia. Così ci vedono: mendicanti. 

Grazie ai politici che ci hanno ridotto così, e passiamoci una mano sulla coscienza per averli sopportati. Fin'ora.

UN'OCCASIONE PER L'EUROPA

Ma chi, ragionevolmente, potrebbe mai preoccuparsi se decidiamo di spendere i nostri soldi? Senza chiedere né aiuti e né garanzie a chicchessia? Per di più, si tratterebbe di una spesa molto ragionevole, consigliabile in tutti gli Stati in cui è ancora presente un livello di disoccupazione, precariato del lavoro e povertà inaccettabili. Spendere per un programma serio di investimenti, infatti, non solo risolve i veri problemi della popolazione, ma rappresenta l'unica soluzione veramente in grado di far quadrare perfino i conti: il PIL nazionale salirebbe molto più velocemente dell'aumento del debito pubblico. Anzi, a dirla tutta: sarebbe l'unico modo per rimettere i conti al servizio della comunità. Che sembra cosa da fare in fretta.

Nel momento in cui diventasse chiaro ed evidente che non si chiede l'aiuto finanziario di nessuno, diventerebbe anche evidente il carattere pretestuoso di un eventuale "no" europeo. 

In pratica, questa soluzione offre perfino all'Europa l'opportunità di ripensare se stessa.

Nel caso poi in cui l'Unione europea non dovesse essere d'accordo sul programma di investimenti, potremmo discutere, dialogare, cercare soluzioni ma senza avere il coltello puntato alla gola. Anzi: negoziando da una posizione di forza eccezionale e con un potere contrattuale totalmente diverso. Saremmo noi, a quel punto, a forzare l'Unione europea a venire allo scoperto, mostrando le sue reali finalità: difendere gli interessi dei popoli europei, o della finanza sopra nazionale.

LE BANCHE PUBBLICHE

Teniamo inoltre presente un'altra importantissima opportunità: un programma di investimenti orientati dal settore pubblico può essere attuato anche "al di fuori della spesa pubblica", e quindi al di fuori dei vincoli e degli accordi presi con l'Unione europea. 

Gli investimenti, infatti, per loro natura, possono essere normalmente finanziati dalle banche, e i progetti possono essere realizzati da soggetti privati. In tal caso l'obiettivo di interesse pubblico si realizza senza spesa pubblica e senza nuovo debito pubblico. Usando banche pubbliche, naturalmente, per investimenti di interesse pubblico. In questo precedente articolo è illustrato il modo con cui il sistema bancario può e deve essere riportato alla sua funzione di pubblica utilità.

Non credo sia un caso che nell'accordo di governo sia contenuto l'obiettivo di dotare il Paese dell'importantissimo strumento di una o più grandi banche pubbliche.  

LE GARANZIE

Cosa fare, se i risparmiatori italiani non dovessero rispondere in maniera positiva? E' bene prevedere l'imprevedibile, ed attrezzarsi, per quanto l'ipotesi sia "scolastica" e poco realistica. I risparmiatori italiani, infatti, sanno fare di conto molto bene, se non gli confondi le idee con cose complicate. Una campagna pubblicitaria ben orchestrata e lanciata dal Governo sarebbe sufficiente a farlo capire a tutti. Senza considerare che qui si va ben oltre al mero calcolo di convenienza economica. Qui è la libertà ad essere in gioco: la libertà di un popolo di decidere il proprio destino, e la libertà del suo governo di mantenere fede agli impegni elettorali. 

Ad ogni modo, va ipotizzata la garanzia di intervento della Cassa Depositi e Prestiti, come suggerito in questo importante articolo di Alberto Micalizzi, impegnandola a coprire l'eventuale parte di titoli che non dovesse essere assorbita dai privati. Questa mossa rassicurerebbe gli scettici. Eventualmente, si può usare allo scopo anche Monte Paschi Siena, così si rimettono al servizio della collettività le ingenti somme pubbliche già utilizzate per salvarla. 

E' SOLO L'INIZIO!

Credo, onestamente, che di fronte ad un attacco come quello che sta arrivando dai "mercati", di sapore ricattatorio e probabilmente "politicizzato", drammaticamente sottovalutato dalla stampa e dalle TV nazionali che ci ammorbano con ben altri temi, questa proposta rappresenti non solo una risposta efficace, ma anche la meno conflittuale possibile.

Non è la panacea per tutti i mali. Rappresenta esclusivamente una risposta immediata ad una aggressione impropria, per la quale rischiamo di essere totalmente impreparati, e che ci esploderà sotto gli occhi nelle prossime settimane. 

In quanto tale, non è affatto alternativa alle altre proposte in campo economico e finanziario che abbondano in questo Paese, e che dovrebbero, piuttosto, essere "messe insieme" in un progetto unitario e reso coerente. 

Anzi, liberando il paese dalle urgenze, si rende in ogni caso più semplice da realizzare qualsiasi altra iniziativa si dovesse rendere necessaria: dall'utilizzo di monete fiscali; ad una tassa patrimoniale; a monete complementari; fino all'uscita dall'Euro (sulla cui eventualità in Germania ci si prepara da tempo). 

E' una soluzione quindi che lascia molte porte aperte (e molte altre cose importanti da fare). 

Non ultimo, obbliga i vari soggetti coinvolti (i politici italiani, le istituzioni europee, gli altri paesi) a venire allo scoperto, a mostrare il proprio vero volto e le proprie reali intenzioni.

Ben venga, la verità: abbiamo il diritto, ma anche il dovere, di guardarla dritta negli occhi.