Segue dal paragrafo precedente
Torniamo a ragionare sui tassi a 10 anni che i mercati chiedono ai diversi paesi per finanziare i loro debiti pubblici. Li abbiamo visti nella figura 8. Cerchiamo ora di capire cosa giustifica tanta diversità.
E non rilassiamoci pensando al rientro dello spread. Siamo solo in una pausa elettorale. Le cause strutturali, come vedremo in seguito, sono peggiorate, grazie alle scelte sbagliate del governo.
A noi hanno detto che dobbiamo pagare tassi elevati perché abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità, accumulando un debito eccessivo.
Confrontiamoci, allora.
Nella Fig. 9 riportiamo il valore assoluto dei debiti pubblici di diverse
nazioni.
Fig.
9
Debiti
grossi, guai grossi.. un po' come i figli, qualcuno potrebbe pensare. Ci aspettiamo quindi tassi a 10Y più alti per paesi con grandi debiti.
Però, se osserviamo in Fig. 10 la relazione fra i valori assoluti dei debiti e il giudizio espresso dal tasso a 10 anni, vediamo senza dubbio che non è la dimensione totale del debito degli stati che riesce a preoccupare i mercati.
Fig. 10
A debiti molto più elevati (USA e Giappone)
corrispondono tassi molto bassi, in maniera comunque contro
intuitiva. Il Tasso più alto viene richiesto al debito più piccolo (Grecia).
E già: i parametri fissati dal Trattato di Maastricht ci ricordano che è il debito in rapporto al PIL (Prodotto Interno Lordo) quello che conta, non certo il valore assoluto. Un buon reddito prodotto ogni anno (PIL) consente di far fronte a un debito maggiore.
Il parametro debito/PIL è un numero percentuale, risultato della divisione: debito pubblico totale, diviso il PIL annuo. Più è alto e peggio stiamo. O perché sale troppo il debito, o perché scende il PIL. Chi supera il 60% non è virtuoso, ci ricorda il parametro.
Andiamo fiduciosi alla Figura 11, e osserviamo la relazione fra tassi d'interesse a 10 anni e il famigerato parametro debito/PIL. CI aspettiamo che i paesi con parametri più alti, debbano necessariamente essere puniti dai mercati con giudizi peggiori: quindi tassi più alti.
Fig. 11
Ma
anche questa volta restiamo assai delusi nel constatare una evidente mancanza di correlazione. Stride
con tutti il Giappone, che dovrebbe avere la posizione
peggiore (debito/pil al 220%, altro che 60%...) ed è invece premiato dal giudizio
migliore (tasso a 0,75%)! Ma anche i dati della Spagna non sono
giustificabili nel confronto con la Germania, avendo la Spagna uno
dei rapporti più virtuosi di tutta l'Europa, migliore di quello
della Germania, assai vicino al mitico obiettivo del 60%, mentre risulta penalizzata da uno dei tassi
(giudizi) peggiori (5,5%). Vogliamo confrontare l'Italia con gli Stati
Uniti, la Spagna, il Giappone? I dati evidenziano ancora una volta
una mancanza incontestabile di correlazione.
Due fondamentali dogmi della religione dei mercati si contraddicono irrimediabilmente e crollano miseramente sotto i nostri occhi.
- I mercati finanziari non sono un buon giudice.
- Il debito/PIL non è un buon parametro.
O è incapace il giudice, o è sballato il parametro, questo è certo. Come vedremo in seguito: tutti e due.
Alla luce di quanto abbiamo sotto gli occhi, torniamo a ricordare allora i sacrifici che ci sono stati richiesti dai nostri politici per rientrare in questi benedetti parametri. Non oggi, attenzione. Da venti anni a questa parte. Il Trattato di Maastricht, infatti, è del 7 febbraio del 1992. A proposito: buon compleanno! Guarda guarda.. l'anno della svalutazione della lira, il '92.
A riguardarla, ogni tanto, la storia, ci trovi di quelle coincidenze... chissà perché se ne parla così poco e si vorrebbe cancellarla dalle scuole.
Magari, invece, è istruttivo rileggersi cosa pensava Monti e dichiarava a Repubblica nel 1993, in questo articolo commemorativo, soprattutto quando fa notare come la cosa sia molto servita a far accettare agli Italiani i 93 mila miliardi di lire di manovra lacrime e sangue, varata dal Governo Amato come primo passo per raggiungere il mito dell'Euro.
Il concetto che le crisi economiche servono a fare accettare sacrifici ai popoli è decisamente un elemento culturale ricorrente nel pensiero dei sostenitori di questo tipo di percorso verso l'Unione Europea. Europa dei mercati. Leggi l'approfondimento qui.
E quando ci sarà chiaro il fatto che le crisi economiche non piovono dal cielo ma sono il risultato certo, previsto e ineludibile, di scelte di politica economica restrittive... ci incavoleremo a sufficienza per iniziare a desiderare una gestione assai diversa delle cose.
Ricordiamoci poi di associare sempre le ricchezze e i privilegi che i sostenitori di queste teorie accumulano personalmente, in maniera assai speculare e simmetrica all'impoverimento della popolazione.
Tornando ai giorni nostri, dobbiamo infine considerare che gli stessi soggetti perseguono imperterriti lungo la stessa logica il disegno iniziale. Quei parametri - oggettivamente fasulli - sono ritenuti talmente importanti che vengono prima rafforzati nel nuovo Trattato del Fiscal Compact, e poi scolpiti nella Costituzione.
Una decisione che non possiamo definire solamente sbagliata, stupida. Tradimento dei principi della Costituzione e della sovranità popolare. Sovranità, forse l'ho già detto ma lo ripeto, che APPARTIENE al popolo (Articolo 1 della Costituzione della Repubblica Italiana) e quindi può essere esercitata in nome e per conto del popolo; non può essere mai "ceduta" legittimamente. Al massimo i legittimi proprietari possono, personalmente, delegarla.
Una decisione che non possiamo definire solamente sbagliata, stupida. Tradimento dei principi della Costituzione e della sovranità popolare. Sovranità, forse l'ho già detto ma lo ripeto, che APPARTIENE al popolo (Articolo 1 della Costituzione della Repubblica Italiana) e quindi può essere esercitata in nome e per conto del popolo; non può essere mai "ceduta" legittimamente. Al massimo i legittimi proprietari possono, personalmente, delegarla.
Quei Trattati l'hanno ceduta, anzi, svenduta. E il sistema mediatico si è guardato bene dal dare al popolo sovrano l'informazione completa e corretta su cosa ci fosse scritto.
Giova anche ricordare la modifica apportata dal nostro legislatore al codice penale, nel 2006: «Art. 241. - (Attentati contro l’integrità, l’indipendenza e l’unità dello Stato). – Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque compie atti violenti diretti e idonei a sottoporre il territorio dello Stato o una parte di esso alla sovranità di uno Stato straniero, ovvero a menomare l’indipendenza o l’unità dello Stato, è punito con la reclusione non inferiore a dodici anni. La pena è aggravata se il fatto è commesso con violazione dei doveri inerenti l’esercizio di funzioni pubbliche».
Prima del 2006 non era necessaria la "violenza". Era sufficiente commettere atti "diretti e idonei"... a menomare l'indipendenza o l'unità dello Stato per essere punibili.
Dopo il 2006, possono tradirci modificando le leggi senza rischiare di essere puniti, a meno che non ci tradiscano usando violenza. 2006, per inciso, anno in cui la Commissione Europea ha avviato il percorso che ha portato alla stesura del Trattato di Lisbona, approvato nel successivo 2007.
Anche sotto un altro aspetto la scelta è sostanzialmente e politicamente criminale: nelle conseguenze, note e ineludibili, delle politiche economiche di austerità.
In nome di quel parametro si stanno
immolando parecchi sacrifici umani.
Non so com'altro chiamare i
suicidi di imprenditori che non ottengono più credito per mandare
avanti aziende sopravvissute per decenni; quelli di lavoratori che si
trovano da un giorno all'altro senza lavoro e senza pensione; padri e
madri di famiglia non più in grado di mantenere i figli; figli senza
presente e senza futuro; pensionati che si vedono ridurre il potere
d'acquisto di pensioni già misere e contemporaneamente tagliare il
livello dei servizi sociali. Tutto per raggiungere il miraggio del
debito/PIL al 60%.
Continuo a pensare che occorre una "scuola", occorre formare "attivisti" su questi temi. L'informazione è asservita e tace, o è culturalmente inadeguata, anche quando qualcosa dice. Di fatto alla popolazione non arriva il messaggio giusto (trovo terribile che la lista Monti viaggi intorno al 10%), e i tempi sono stretti, strettissimi. Vorrei che si potesse discutere anche di questo nei commenti: COME FARE? QUALE MODELLO DI ORGANIZZAZIONE? Ora che il progetto si chiarisce, si puo' pensare ad un CONTENITORE (prima si è solo "triturato il tempo", tempus terere, in discussioni senza consistenza, senza cioè un ubi consistam, intorno a "democrazia diretta vs democrazia rappresentativa". Rinvio al momento del dialogo le mie riflessioni sul contenitore).
RispondiEliminaQui ora un paio di domande:
la prima: i passi seguiti dalla Germania per la ratifica del Fiscal Compact e dell'ESM hanno percorso una via diversa da quella seguita in Italia (per l'ESM sentenza della Corte di Karlsruhe). In quale posizione questa diversa via pone la Germania rispetto all'Italia?
la seconda: stante la modifica dell'Art.241 del 2006, come vanno lette le sentenze 348 e 349, 2007 della Corte costituzionale in materia di "Recenti sviluppi della giurisprudenza della Corte costituzionale in relazione alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo", di Ugo De Siervo? (lascio il link alla pagina facebook).
1) potrei aggiungerti come autrice nel blog e dedicarti una pagina. Lì potresti gestire i ragionamenti sul modello di organizzazione
RispondiElimina2) il secondo capitolo sarà dedicato (come indicato nel piano in Introduzione 5) al modello dell'Unione Europea, ed approfondiremo i trattati, soprattutto i recenti. Anticipo molto brevemente che la Corte Costituzionale tedesca ha salvaguardato il diritto del Parlamento tedesco di valutare, di volta in volta, le richieste del MES di nuovi apporti finanziari. Noi ci siamo impegnati a pagare a gentile richiesta...
3).. vado a cercare il link..