ISTRUZIONI PER L'USO

IL TALLONE D'ACHILLE è pensato per scrivere libri, direttamente su questo blog. Qui comincia l'Eredità di Michele, l'ultimo scritto. Il precedente è stato interrotto, si vede che doveva maturare. Qui trovate IL primo LIBRO, col suo indice ed i post che lo compongono.
I "libri" raccolgono commenti, critiche e suggerimenti di chiunque voglia partecipare con spirito costruttivo. Continuano un percorso iniziato con le Note scritte su Facebook , i cui contenuti sono ora maturati ed elaborati in una visione d'insieme, arricchiti da molti anni di esperienze diverse e confronti con persone diverse.

I Post seguono quindi un percorso logico che è bene conoscere, se si vuole ripercorrere il "discorso" complessivo. Naturalmente è possibile leggere singoli argomenti ai quali si è interessati. Argomenti spot - che spesso possono nascere dall'esigenza di commentare una notizia - saranno trattati in pagine dedicate.

Buona partecipazione!


giovedì 7 febbraio 2013

Cap. I - Par. 1d - Debiti e Giustizia. Famiglie e Stato




Mentre i mercati ci giudicano, noi, terra terra, ci domandiamo: Come si valuta la "solvibilità" di famiglie e aziende?


Se chiedete un prestito a una banca, vi verranno chieste molte cose. Cosa intendete farci con i soldi. Quanto guadagnate. Come potrebbe cambiare il vostro reddito. Se avete altri debiti. Se avete sempre onorato con regolarità gli impegni passati. Quali garanzie potete offrire, patrimoniali (case, terreni, titoli, etc.) o personali (qualcuno paga per voi in caso di problemi). 

La conoscenza diretta da parte del personale specializzato sarebbe un elemento fondamentale. E' un elemento che, purtroppo, sta perdendo d'importanza, soppiantato com'è da schemi di valutazione numerici che vengono ritenuti più "scientifici" da chi fa le leggi. In realtà, queste leggi spersonalizzano i rapporti. A parte la privazione del piacere profondamente umano legato alle relazioni sociali (le cui conseguenze non possiamo valutare ora ma ci sono, eccome), il guaio è che si esclude automaticamente quell'insieme di valutazioni che il nostro cervello, quando lo usiamo, è in grado di fare mille volte meglio dei computer. Aspetto ancora più grave: toglie responsabilità individuale gli attori. Così facendo si favorisce, di fatto, un accumulo di rischi specifici non valutati che non fanno bene al sistema; forse a qualcuno. Ci torneremo. Appuntiamoci, per ora, questa riflessione: alcune regole potrebbero portare ad escludere le responsabilità individuali. L'oggettività scientifica può essere usata per mascherare l'irresponsabilità personale.

Prendiamo ora una famiglia standard in prestito dall'ISTAT, in questo studio, che ci dice che il reddito familiare disponibile medio in Italia è di circa 18.000 euro a persona. Naturalmente la media statistica tende a farci dimenticare che qualcuno mangia due polli e qualcuno digiuna, e per ricordarlo è bene vedere, tanto per fare un esempio, come questa disponibilità sia diversa per Regione (il dato è nella colonna di destra):


Fig. 11b


La famiglia Rossi vuole comprarsi casa.  I gentilissimi genitori dei signori Rossi ci mettono 60.000 euro in contanti. La casa costa 140.000 euro. Per gli 80 mila che mancano si pensa ad un mutuo. 

Dopo aver giocato un po' con "Calcola la rata del mutuo", tanto per non arrivare proprio sprovveduti, si inizia il calvario presso le banche.


Fig 12



Come indicato in figura 12, la rata del mutuo è di circa 450 euro al mese. Il confronto con Mutui on line lo conferma. 

Ricapitolando. Il reddito è di 18.000 euro netti all'anno; per uno stipendio mensile di circa 1.500 euro al mese. Il patrimonio immobiliare messo a garanzia è di 140.000 euro (il valore della casa acquistata). Il debito  complessivo di 80.000 euro.

E' molto probabile che la banca ci farà perdere molto più tempo di quanto inizialmente dichiarato. Ci chiederà montagne di documenti e certificati non sempre necessari. Ma, alla fine, farà esattamente lo stesso ragionamento che stanno facendo i signori Rossi, sforzandosi di rispondere all'unica domanda che veramente conta:

" nei prossimi trent'anni, ce la faremo a pagare 450 euro al mese, con uno stipendio di 1.500 ?"

Tutte le altre valutazioni contano, senza dubbio. Ma ruotano attorno a questa domanda principale.

Non ci perdiamo - per ora - nel tema complesso delle garanzie (il valore dell'immobile che viene ipotecato a fronte del mutuo). In Italia, per arrivare a mettere all'asta un immobile, ci vogliono troppi anni e troppi denari. Ci si rovina il fegato con la macchina della giustizia che tutto è tranne che giusta ed è sicuramente costosa. Accontentiamoci di rilevare che l'ultimo dei desideri della banca è quello di dover arrivare a quel punto. La banca, semmai, sarà spietata nel mandarvi in rovina per recuperare il suo credito, al momento del bisogno, ma a guadagnarci di più, in quel caso, sarebbero gli avvo..cati e gli avvoltoi che tramite il controllo un po' mafioso delle aste giudiziarie riescono a guadagnare dalle rovine altrui.

Osserviamo invece più da vicino l'aspetto principale. Se non ci sono altri motivi diversi e personali (altri debiti, incertezza sull'origine del reddito, etc.) la sola valutazione economica è senz'altro positiva e il mutuo viene concesso.

Badare bene: non è una situazione particolarmente florida. Ed infatti le condizioni odierne delle famiglie italiane non sono affatto gradevoli. Nella classe media, figuriamoci chi è sotto. I signori Rossi dovranno fare sacrifici, lo sappiamo, e li chiederanno ai loro figli. 

Qui, ora, preme dire questo: osservata nei suoi termini finanziari assoluti, una famiglia che dispone di 1.500 euro netti al mese è sicuramente in grado di far fronte ad una rata di 450 euro. Non ci possono essere dubbi al riguardo. Se non nelle aspettative sul futuro che, per ora, tralasciamo. 

Se poi ci vogliamo divertire a costruire dei "parametri", tanto per rimanere in forma (e in linea con le logiche dei mercati), facciamo un conto semplice semplice. Il rapporto fra reddito disponibile e impegno del mutuo ci dice quanto "pesa" la rata sullo stipendio. Nel nostro caso il parametro è pari a

              Reddito mensile /Rata :     1.500 / 450 = 3,33

Un rapporto superiore a 3 è sufficiente. Più è alto e più siamo tranquilli, perché vuol dire che è maggiore la capacità di spesa, oppure minore l'impegno a pagare. 3,33 è poco più che sufficiente: diciamo che dall'interrogazione usciamo con un 6+. Puff.. sospiro di sollievo.

Passiamo ora dai flussi mensili agli stock (ai totali). La garanzia speriamo proprio di non doverla mai usare, ma intanto valutiamo anche quella sotto forma di "parametro". In questo caso dovremo valutare il patrimonio totale con il debito totale; quindi il valore della casa con l'importo del mutuo:

         Patrimonio/debito  :  140.000 / 80.000 = 1,75

Numeri più alti ci dicono che la capacità di coprire i debiti con il patrimonio è maggiore. Valori superiori ad 1 sono teoricamente sufficienti. Nel caso di mutui ipotecari, diciamo che un valore sufficiente è stimabile fra 1,30 ed 1,60. Siamo poco al di sopra della sufficienza, con 1,75. Ma siamo stati promossi!

La valutazione del rischio, che abbiamo esaminato insieme, risulta molto ragionevoleComprende dei sacrifici, lo sappiamo; ma è finanziariamente soddisfacente sia dal punto di vista del creditore, sia, soprattutto, da quello del debitore. Sappiamo perfettamente che i milioni di noi signori Rossi italiani col mutuo, con lo stipendio familiare netto di 1.500 euro e le bollette da pagare, faremo sempre fronte ad una rata di mutuo di 450 euro per pagare la casa che abbiamo comprato. Se il Governo non ci manda in rovina...

                                              * * *

Proviamo allora ad applicare lo stesso buon senso e gli stessi ragionamenti, che abbiamo ritenuti validi per la famiglia Rossi, alla nostra grande famiglia: lo Stato. Poi magari sul concetto di Stato come grande famiglia ci torniamo, ma intanto confrontiamo il nostro buon senso, e questi parametri, con i "parametri" di Maastricht che i "soloni" dei politici hanno elevato a metro di giudizio, consegnandolo ai mercati.

Andiamo a costruire i "parametri" Reddito mensile/rata e Patrimonio/debito con i numeri pubblici.

A prima vista si potrebbe pensare che come stipendio dello Stato (il suo reddito) sia opportuno utilizzare le entrate fiscali. Non è corretto. Quando si valuta il reddito di una nazione si fa riferimento al Prodotto Interno Lordo. La ricchezza prodotta in un anno da tutti noi è il valore che dobbiamo considerare per valutare la nostra capacità collettiva di far fronte, tanto alle nostre esigenze, quanto agli impegni assunti. Reddito = PIL

I debiti contratti da stato e enti pubblici, che ci occorrono per calcolare "la rata", sono un dato noto. Si fa per dire. Evitiamo però di perderci ora nel grave problema della contabilità. E' un'Arte! Arte, che ha assunto il compito gravoso di rendere noti (presentabili) ai comuni mortali i numeri che dovrebbero rappresentare in maniera trasparente la situazione patrimoniale e reddituale di aziende, stati, enti. Arte, che si è dimenticata, però, di stabilire regole semplici ed eguali per tutti. Gli artisti, si sa: sono un po' distratti. Ed anche chi fa le leggi.

Ci torneremo. Ad ogni modo ora, visto che dobbiamo confrontarci con gli altri, prendiamo i dati ufficiali certificati da Eurostat. Il debito pubblico totale lo arrotondiamo a 2000 miliardi di euro. Il PIL italiano è pari a circa 1.560 miliardi di euro. Il reddito annuo, diviso dodici mesi, fa circa 130 mld (facciamo cifre tonde). Questo è l'equivalente dello stipendio della famiglia. 

Il Reddito della grande famiglia è pari a 130 miliardi di euro al mese.

Per calcolare la rata mensile del "mutuo" collettivo (del debito pubblico) abbiamo bisogno della scadenza. Quando scade il debito pubblico? 
Possiamo prendere un valore certo, ufficiale: la scadenza media dei titoli in circolazione. E' una ipotesi molto ma molto restrittiva, perché assume che ogni volta che un titolo di stato arriva alla sua scadenza, il Tesoro lo rimborsa e non lo rinnova. Leggiamo sul sito del Dipartimento del Tesoro che a dicembre 2012 la scadenza media del nostro debito pubblico era pari a 79,39 mesi, cioè 6 anni e 7 mesi, circa.  Sempre sul sito del Tesoro troviamo anche il tasso medio, pari a fine 2012 al 3,11%. (Per curiosità, visto che ci siamo, riportiamo il dato a fine 2011: 3,61 ed a fine 2010 : 2,10%. Tanto per capire quanto rapidamente le azioni dei mercati finanziari influiscono sui nostri conti). 

Torniamo al nostro simulatore e calcoliamo l'ipotetica rata, come se le scadenze del debito fossero eguali ad un ammortamento costante. La realtà è abbastanza vicina perché è uno dei compiti del Tesoro quello di distribuire le scadenze in maniera più uniforme possibile. 


Fig 13




In Figura 13 troviamo la nostra "rata mensile di debito pubblico" pari a 27,71 miliardi.

Possiamo finalmente calcolare il nostro "parametro" sui flussi mensili dello Stato, come abbiamo fatto per la famiglia. Ricordiamoci che i numeri che stiamo usando rappresentano un impegno estremamente ambizioso: quello di una comunità che, stanca di rinnovare il suo debito, decidesse di volerlo restituire tutto, senza dover più chiedere un centesimo ai mercati, e neppure ai cittadini.

           Reddito mensile/rata : 130 mld / 27,71 mld = 4,69

Se 3 è la sufficienza. 3,33 è più che sufficiente. 4,69 è un buon voto. 

Bene, bravo : 7+ 

Mentre i politici e le loro televisioni ci fanno sentire falliti, i numeri parlano chiaro. Ripagare tutto il debito sarebbe stupido, oltre che ingiusto. Dobbiamo ancora fare tanti ragionamenti, su questo debito, e sulla sua legittimità (per ora, cerca su google il concetto di audit del debito pubblico; tanto per entrare nell'ordine di idee che le somme che ci sono state messe dentro non hanno necessariamente una natura sempre e solo squisitamente "pubblica", ma potrebbe risultare, a volte, piuttosto privata). 

Intanto, però, togliamoci una grossa soddisfazione: se davvero lo volessimo fare, potremmo cavarci lo sfizio di togliercelo dalle balle in 6,7 anni. Tutto il debito pubblico, nel nome del quale ci fanno sentire in colpa e ci stanno riducendo in miseria, questi cialtroni, bugiardi, quantomeno incompetenti.

Ohh, non devo perdere la pazienza...

Qui è doveroso un avviso per chi, fra i lettori, sicuramente sta storcendo il naso, a questo punto, e si ostina a non credere ai numeri. A leggerli bene, per quello che sono, ci dicono che l'Italia è un paese ricco, benestante. 

Ci può apparire a prima vista un assurdo, irraggiungibile paradosso, oltre che una stupidaggine e una probabile ingiustizia, spendere 27,71 miliardi al mese per estinguere il debito. 

Facciamo però un bel respiro profondo, chiudiamo gli occhi, sgombriamo il campo da valutazioni su giustizia e opportunità (che rimandiamo solamente) e concentriamoci per ora solo su questo aspetto: è materialmente possibile farlo / non è materialmente possibile farlo? Ed ascoltiamo il nostro buon senso. 

C'è una cosa in particolare che ci confonde le idee. Diamo per scontato che quei 27,71 miliardi devono uscire per forza dalle tasche dei soliti noti. 

Nel sonno della ragione, assopiti dalle stupidaggini televisive, diamo per acquisita e inevitabile la scelta - perché di scelta politica si tratta - che a pagare in questo paese debbano essere  sempre e solo i lavoratori dipendenti, i pensionati, i proprietari di casa e, negli ultimi anni, anche le piccole imprese, indipendentemente dai loro guadagni. In realtà quest'ultima cosa non è affatto nota e riconosciuta dal grande pubblico che continua a vedere in tutte le aziende sempre e per definizione il nemico di classe, evasore ed egoista, indipendentemente dalle dimensioni e dalla condizioni. Ma il sistema fiscale barbaro e medievale che abbiamo in questo paese colpisce alla cieca (ma ci vede benissimo quando decide chi non colpire). Prima si configura in maniera che molti abbiano la possibilità materiale di evadere. Allunga i processi e svilisce le pene in maniera tale che chi venga colto in flagrante, con un buon avvocato se la può cavare di sicuro. Cosicché il manico del coltello è sempre nelle mani di chi può permetterselo. Poi applica tasse e balzelli su imprese ed artigiani indipendentemente dalla capacità effettiva di produrre reddito. Suicidi e fallimenti parlano chiaro. Ad evadere realmente, in questo paese, sono solo i grandi, protetti dalle scelte politiche, dalle leggi e dalla cultura dominante. La concentrazione della ricchezza ne è una conferma schiacciante.

Su chi grava, poi, il taglio dei servizi pubblici? Esattamente sugli stessi soggetti, quelli che ne avrebbero più bisogno. Che gliene frega ad un ricco evasore se l'ospedale pubblico non funziona? C'è l'assicurazione privata che paga la clinica privata. E quando c'è bisogno del primario dell'ospedale pubblico... non ve lo devo dire io, no. 

La logica della privatizzazione dei servizi pubblici risponde ad un unico perverso disegno: i privati gestori faranno soldi, pagati con le nostre tasse. Tu, cittadino, se hai soldi, avrai tutto; se non li hai, puoi crepare. Tanto, se non hai soldi, non conti un cazzo. E il torpore televisivo ti ha reso incapace di ribellarti. 

La favola che ci viene proposta, naturalmente, è molto diversa, suadente, altrimenti che favola è. I servizi pubblici sono inefficienti, per definizione. Sono gestiti da politici corrotti. Il carrozzone pubblico non può far altro che distruggere ricchezza. Questo è il messaggio degli scandali televisivi e dei nostri "giornalisti", vergognosamente asserviti. Ci raccontano gli scandali scavando nelle meschinità piccole e grandi dei personaggi, con il gusto volgare del guardone, invece di analizzare il problema e pensare a come risolverlo. Il risultato, scientificamente atteso, voluto, studiato e perseguito, è che la gente si lascia convincere dalla favola assurda che i servizi pubblici, non potendo essere efficienti, è meglio lasciarli gestire a loro (che sono sempre le stesse persone, poi, in un orgia di conflitto di interessi) però privatamente. Perché è il cappello pubblico che rende corrotte le persone. Non sono le persone corrotte a far marcire lo Stato. Ci dice la favola.

Perché è bene che i ricchi non paghino troppe tasse? E dai, ancora non lo abbiamo capito? Loro investono. L'investimento crea ricchezza. le briciole della ricchezza, dai e dai, ricadranno anche fra i servi della gleba.

La cosa che sconcerta, è constatare quanto queste convinzioni siano ancora profondamente radicate nella cultura dominante. Radicate: affondano nel subconscio. Lo pensiamo senza accorgercene. Ce lo hanno infilate nel cervello.

Svegliamoci, allora, con una bella e sonora " Tazza 'e café "... che è tempo.





Non c'è neanche bisogno di scomodare - per adesso - la leva monetaria (che ci è stata tolta e che ci andremo a riprendere). 

Ci è sufficiente ragionare su quello che è già da oggi possibile fare, se davvero fosse un nostro desiderio: mobilitare le risorse che ci sono. Ci sono per vivere e per pagare i debiti. 

Esattamente come i signori Rossi che decidono di fare sacrifici per uno scopo sensato, sottraendo il 28% dal reddito mensile per pagare la rata del mutuo, il popolo Italiano potrebbe sottrarre dal reddito mensile il 21% e liberarsi, non tanto del debito pubblico, quanto dei mercanti e dei loro portaborse.

E' solo questione di giustizia sociale: far pagare chi può.

Se a pagare non fossero sempre e solo i soliti fessi, potremmo vivere tutti da veri signori.  Dobbiamo prima riuscire a "vederlo" per poterlo "desiderare" e poi "scegliere", responsabilmente.

I 130 miliardi al mese di reddito che abbiamo prodotto (non lo Stato, non ci confondiamo: li produciamo tutti noi) ci raccontano che c'è davvero chi fa il furbo. E siccome nei 130 è compresa, grazie alle stime dell'Istat, la parte di economia sommersa, non è difficile immaginare chi è che fa il furbo. Assieme, naturalmente, a chi neppure ha bisogno di nascondersi, di evadere, perché protetto dalle leggi. Multinazionali, banche, assicurazioni, grandi aziende con grandi profitti che la legge consente di sottrarre al fisco in maniera legittima o, quantomeno, sul filo della legittimità, giocando sui confini e sugli spazi aperti dalla libertà dei capitali di fare il cavolo che gli pare. Per legge. Per diritto incontestabile.

Senza considerare la piovra. Quella, neppure è stimata.

Se il signor Rossi è un bastardo che guadagna 2000 ma ne dichiara solo 1000 alla moglie mentre questa, da brava, contribuisce con tutti e 600 i suoi redditi, la famiglia va avanti, per un po', e tirando la cinghia paga il mutuo e vive dignitosamente. Ma se lo pizzichiamo con le mani nel sacco, il signor Rossi mentre con i mille sottratti ci va a giocare, lo vogliamo impiccare, si o no? Metaforicamente.

Ci sono coniugi remissivi. E popoli remissivi. E classi remissive.

Vabbé.. è ora della camomilla





Grazie, ci voleva :)

Se ancora non siamo convinti che - volendo - siamo in grado di pagare tutto il debito pubblico, osserviamo questo grafico, tratto da un importante studio di banca d'Italia su "Ricchezza e disuguaglianza in Italia" di Giovanni D'Alessio, in figura 13a. Osservare quanta poca differenza ci sia fra la ricchezza netta pro capite e la stessa grandezza al netto del debito pubblico (linea rosa e linea tratteggiata verde).
                                         Fig. 13a

Il problema è solo quello di distribuire equamente il peso dei sacrifici: c'è chi può (e non paga) e c'è chi non ne può più (e paga sempre lui).

istruttiva la fig. 13b (stessa fonte) che ci fa vedere come sia aumentata la concentrazione di ricchezza negli ultimi decenni. I numeri inferiori a 100 dicono che la categoria ha perso la lotta di classe, numeri superiori hanno vinto (si sono arricchiti di più). Possiamo definirlo un indice su come evolve la diseguaglianza distributiva. Ricordiamoci sempre che questo non è frutto del caso, ma è il risultato delle leggi e delle regole che si da una società civile.

I maschi hanno avuto più delle donne. La mezza età ottiene di più rispetto ai  giovani ed agli anziani. Quadri e dirigenti allungano considerevolmente le distanze. Liberi professionisti e autonomi godono. Interessante la distribuzione geografica. Sono sempre medie, ricordiamocelo. C'è operaio e operaio, dirigente e dirigente, autonomo e autonomo. E fra i primi e gli ultimi, sempre nelle stesse categorie, qui non si vede ma noi lo sappiamo: c'è un abisso.




Torniamo ai nostri conti.

Finora, ricordiamolo, abbiamo utilizzato una ipotesi molto restrittiva. E, volendo, ci stiamo dentro. E' tempo di allargarci un po'.

Se l'ipotesi di restituire tutto il debito mano a mano che scade è esagerata, quale è l'ipotesi normale?

L'ipotesi normale è che il debito pubblico venga quasi interamente rinnovato ad ogni scadenza. Il capitale non si restituisce, si rinnova. Qualcuno potrebbe essere portato a considerare quindi, come impegno, solo il pagamento degli interessi. La stragrande maggioranza degli Stati fa così. Ma ora abbiamo il Fiscal Compact che ci ricorda, a noi dell'Unione, che dobbiamo dimezzarne il peso in 20 anni. Anche senza fiscal compact (che è meglio), scegliamo di usare una ipotesi prudenziale.

Scegliamo una durata dell'ammortamento per tutto il debito, capitale più interessi, di 40 anni. Vedremo che il risultato non ci porta molto lontano dalla scelta di non restituire mai il capitale, quindi scegliere 50 o 60 non cambierebbe di molto. Il tasso d'interesse lo conosciamo: 3,11% ma lo arrotondiamo a 4%, tanto per includere la possibilità che in futuro, nonostante i sacrifici imposti dall'Europa, i tassi salgano, invece di scendere. Il capitale è sempre 2000. 

Simulatore:                          Fig. 14




Ecco la rata di 8,36 miliardi al mese.

Ri-calcoliamo il "parametro" con le nuove assunzioni, ora più realistiche.

     Reddito mensile/rata :  130 mld / 8,36 = 15,55

Torniamo a casa ed annunciamo trionfanti: nove, al compito in classe!

E' ora di tradurre tutto in un bel grafico, perché se i numeri cantano le immagini strillano più forte. Andiamo a confrontare, tutti assieme, i parametri che abbiamo calcolato per la famiglia Rossi e nelle due diverse ipotesi per tutti noi. Ricordiamo, eh.. più è alto il parametro, e più la situazione finanziaria è florida.
Fig. 14


Se con le condizioni della famiglia Rossi stiamo tranquilli, con quella colonna gialla non siamo forse in una botte di ferro? 

Con solo 8,36 miliardi al mese in 40 anni estinguiamo il debito. Tutto.

Eppure, sento qualcuno che borbotta: ma dai.. dove li trovi 8,36 mld al mese.

Siamo stanchi ma, per curiosità, verifichiamo l'ipotesi di dover restituire solo gli interessi, continuando a rinnovare i titoli alle scadenze e quindi rinviando sine die il pagamento del capitale. 2000 mld al tasso del 3,11% sono pari a 5,18 mld al mese. Abbiamo visto però che il tasso si può muovere, e tende a salire con il peggiorare della situazione. Con un tasso del 4%, diviso 12 mesi, viene un impegno di 6,6 mld. Attenzione,  attenzione: con un tasso del 5% (e non parliamo della fine del mondo) l'impegno mensile è pari a 8,33 miliardi di euro al mese.

Confrontare con l'8,36 che include la restituzione di tutto, capitale e interessi in 40 anni.

Fastidiosi, tutti questi numeri, alla fine rischiano di confondere le idee. Eppure vale la pena soffermarsi a ragionare, magari guardando le figure, che sono d'impatto più immediato.

Quello che risulta, con evidenza sempre maggiore, è che:

-  il problema del debito è un problema legato essenzialmente al livello del tasso d'interesse;
- la possibilità (possibilità, libero arbitrio) di estinguere il debito dipende solo da un'equa distribuzione dei sacrifici.

Il pensiero non può non tornare alla irragionevole scelta di esserci messi nelle mani dei mercati finanziari, per la determinazione di quel tasso.

Arriveremo a capire, dall'analisi dei recenti Trattati internazionali, che agli stessi mercati finanziari abbiamo concesso anche altre leve di governo: quelle delle politiche sociali. Quindi il potere di decidere chi dovrà fare i sacrifici per ripagare quel debito.


Non aspettiamo che sia la storia a giudicare queste scelte politiche. E' nostro preciso dovere di cittadini. Sovrani. Finché siamo in tempo.




32 commenti:

  1. Scusa Guido, come facciamo a rendere il capitale dei titoli d'emissione?
    Io so che quando un titolo in scadenza viene "riscattato" sia il titolo sia l'equivalente di denaro per riscattare il titolo viene distrutto.
    Mentre in realtà quel denaro ci serve per far girare prodotti e servizi...
    A meno che non compensiamo con l'equivalente di credito proveniente dal debito privato (quindi con prestiti fatti dalle Bbanche commerciali a privati e imprese).

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    1. Mettiamo che io abbia un btp in portafoglio che scade oggi: 1.000 euro.
      Facciamo finta che la scadenza riguarda complessivamente 10.000 euro di btp posseduti da soggetti diversi.
      Per questioni relative alla gestione di flussi di cassa, il tesoro non ha bisogno di liquidità nei prossimi giorni, e decide di rinnovarne solo x 9000.
      Sul suo conto presso la banca centrale x 9000 euro entrate e uscite si compensano, mentre i 1000 euro che restituisce a me vanno a diminuire le sue disponibilità (oltre agli interessi che paga a me ed agli altri possessori.).
      Sul mio conto presso la banca A il mio conto titoli va a zero, mentre il c/c viene accreditato di 1000 euro (più interessi.)
      La banca A si trova questi soldi sul suo conto presso la banca d'Italia, che non ha fatto altro che toglierli dal conto del Tesoro e metterli sul conto della banca A.

      Il tesoro ha estinto 1000 euro di debito

      nel sistema i soldi sono rimasti assolutamente gli stessi, e si sono solo spostati dal conto del tesoro ai conti dei privati: sul mio 1000 + interessi. Sugli altri solo gli interessi.

      Punto.

      Non vedo né creazione né distruzione: solo spostamento all'interno del sistema.

      Molto diverso era prima: quando la banca d'Italia poteva (anzi, doveva) comprare direttamente btp dal tesoro

      ... ma hanno divorziato..





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    2. Ma se moltiplichiamo il tutto per un miliardo... Cioè tu hai titoli per mille miliardi di euro (e il Tesoro vuole estinguere quella cifra) il sistema a questo punto lo gestisci te.
      Lo gestivi anche prima (gente io voglio rientrare altrimenti aumentatemi gli interessi!) ma adesso ancora meglio perché puoi decidere se lasciarci al verde.
      Giusto?

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    3. Altra cosa... Se i titoli vengono acquistati da privati come si fa a creare nuova moneta.
      I privati comprano i titoli con moneta esistente.
      Come mai si chiamano titoli d'emissione?

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    4. quando la banca d'italia sottoscriveva direttamente i titoli di stato, al momento dell'emissione, allora Sandro quella relazione di cui parli (nuova moneta/titolo di stato) esisteva: all'emissione del titolo corrispondeva una emissione di nuova moneta.

      hanno divorziato ed il marito ci ha rimesso...toh... (il Tesoro)

      lui emette titoli (l'emissione del titolo è il momento in cui viene venduto per la prima volta dal soggetto emittente al compratore). Ma i soldi li deve cercare sul sistema da chi ce li ha, mentre chi ce li ha valuta, in base al tasso, se gli conviene oppure no. Se non gli conviene, al Tesoro non resta che alzare il tasso...

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    5. la tua prima domanda non sono sicuro di averla capita.

      se il Tesoro decidesse di estinguere un miliardo di euro, ai soggetti privati entrerebbe sul conto un miliardo di euro, ma non vedo la differenza.

      se poi il problema è che i privati possano avere tanta ricchezza privata è un altro conto.

      tieni presente, però, che nel rgionamento svolto nel post ci sono due concetti:

      - volendo, è possibile

      - i soldi si prendono da ci ce li ha...

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    6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    7. Guido: all'emissione del titolo corrispondeva una emissione di nuova moneta
      Sandro: quindi viene emesso un titolo perché viene creata nuova moneta.

      Se quel titolo viene distrutto l'equivalente di moneta che fine fa?

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    8. NO. Il titolo NON viene emesso per creare moneta. Viene emesso per raccogliere soldi che servono allo stato.

      SE il titolo viene comprato dalla banca centrale, allora la cosa corrisponde alla creazione di nuova moneta.

      MA:

      1) neppure prima del divorzio tutti i titoli erano sottoscritti dalla banca centrale, anzi, la parte prevalente finiva a banche imprese e famiglie, che prestavano i loro risparmi allo Stato.

      2) neppure prima del divorzio la sottoscrizione di titoli da parte della banca centrale era l'unico modo per immettere nuova moneta nel sistema. La banca centrale poteva sempre immettere risorse monetarie nel sistema bancario (pubblico e privato) con diverse tipologie di operazioni, anche completamente svincolate dall'uso dei titoli di stato.

      Che la moneta possa essere creata solo in corrispondenza dell'emissione dei titoli di stato è una delle tante credenze che non ha riscontro nella realtà.

      Per questo motivo, al momento dell'estinzione del titolo, si distrugge moneta SE E SOLO SE quel titolo è nel portafoglio della banca centrale. Oggi, la cosa è abbastanza ridotta.

      SE il titolo è nel portafoglio di una banca, di una azienda o di una famiglia, al momento dell'estinzione NON VIENE DISTRUTTA NESSUNA MONETA, che si limita ad essere spostata dal conto del tesoro al conto del soggetto possessore del titolo in scadenza

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    9. Scusa Guido invece di farmi andare a tentoni, a tentativi, a tentacoli non sarebbe il caso di spiegare come viene creata nuova moneta.
      Perché se alla creazione di nuova moneta corrisponde un titolo, oppure se la moneta creata nel settore pubblico o privato con diverse tipologie di operazioni è comunque un debito diventa pacifico pensare, per noi ignoranti, che all'estinzione di quel debito venga distrutta anche la moneta emessa per l'occasione.
      Quindi, in base alla tua teorica proposta, si tratta comunque di distruggere un sacco di moneta.
      Ma tu lasci tutto sempre molto nebuloso nelle spiegazioni che "non ti piacciono" mentre riesci a "fare il pelo" a quelle che "ti piacciono".

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    10. Dedicheremo uno studio solo a capire cosa è la moneta e chi e come la crea

      Intanto, cortesemente, prendi atto - anche se non ti "garba" - che nel caso in cui lo Stato decidesse di estinguere il debito pubblico rimborsando i privati possessori (perché, magari, ha trovato il modo di stampare moneta, oppure di far pagare le tasse agli evasori o ancora di mettere le mani sui capitali illegalmente esportati all'estero) la moneta non si distruggerebbe per niente, ma passerebbe dal conto che lo stato ha presso la banca centrale al conto che i privati possessori di titoli hanno (tramite una banca commerciale) presso la medesima banca centrale.

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    11. Quindi si può fare di stampare la moneta statale e accreditarla ai cittadini... Va solo trovato il modo (questa la capisco meno... Forse saranno rari i bravi tipografi).
      Mi garba, eccome se mi garba!
      Se arrivi in alto e non sai trovare il modo, interpellami... Te lo trovo io il modo!

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    12. La ricchezza vera è quella che produciamo noi col sudore della fronte, e non la moneta. Se non ci sono beni da comprare, con la moneta ci facciamo assai poco.

      La moneta favorisce gli scambi. Misura il valore condiviso delle cose. E' una riserva di valore (potere d'acquisto).

      Per essere una buona moneta (cioè per assolvere in maniera equilibrata a quelle funzioni) deve garantire un equilibrio abbastanza costante con beni e servizi reali che si possono comprare. Equilibrio non facile, ma non impossibile.

      Detto questo, lo Stato ha tre strumenti per dotarsi delle risorse finanziarie necessarie a favorire una buona produzione di ricchezza reale ed una buona distribuzione. Per evitare che i più prepotenti si prendano tutto.

      L'emissione di moneta.

      Il debito.

      Le tasse.

      E' una pia illusione pensare che emettere moneta sia più indolore che chiedere prestiti o imporre tasse.

      Se è vero che quello che conta è la quantità di beni reali e servizi che si possono distribuire fra i cittadini, distribuire moneta ai cittadini senza che si sia riusciti a far crescere i beni reali e i servizi non può, in alcun modo, rendere più ricca la comunità.

      Creare moneta non crea ricchezza.

      Ma è uno degli strumenti fondamentali di governo dell'economia a cui loStato a rinunciato.

      Ha prima rinunciato al potere di emettere moneta (divorzio e BCE). Poi ha rinunciato al potere di fare debiti (Fiscal Compact). Non restano che le tasse, e la diminuzione del potere dello stato di spendere (distribuire).

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    13. Guido so benissimo a cosa serve la moneta.
      So benissimo anche cosa crea ricchezza, e cioè i beni e servizi che noi produciamo.
      Beni e servizi che sono legati alle risorse e al nostro lavoro.
      Però una crisi si compie, guarda caso, non perché vengono meno le risorse o la nostra voglia di lavorare ma perché viene contratta moneta.
      Di conseguenza beni e servizi non circolano (circolano meno) e chiaramente la produttività rallenta creando disoccupazione.
      Più si crea disoccupazione e più la crisi viene alimentata; adesso non più perché manca la moneta ma perché la gente non ha reddito.
      Il controllo sull'emissione della moneta non crea ricchezza/povertà direttamente ma lo fa indirettamente.
      E' inutile avere risorse e voglia di fare se poi manca moneta... A meno che l'essere umano non capisca una cosa fondamentale: se io ho tante mele ma nessuno ha i soldi per comprarmele, una volta sazio, ho 2 scelte: o le butto o le regalo.
      Per centomila anni le popolazioni indoeuropee si sono mosse creando ricchezza solidale.
      Poi sono state invase dalle società patriarcali e guerrafondaie e le cose sono cambiate.
      I tuoi sforzi, il tuo blog, il tuo libro sembra siano direzionati a mantenere questo tipo di società basata sul potere gerarchico, patriarcale e guerrafondaio... In poche parole duale.

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    14. Aiutami a vedere in che cosa ti sembra che i miei sforzi sembrano direzionati a mantenere una società gerarchica, patriarcale e guerrafondaia. Che è una cosa che mi farebbe tanto schifo quanto a te.

      Non riesco proprio a capirlo.

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  2. Ciao Guido, volevo farti i complimenti per il fatto che condividi le tue conoscenze economiche e cerchi di informare in maniera oggettiva, semplice e dettagliata una situazione economica nascosta e falsificata da una disinformazione spaventosa. un po di tempo fa, ti avevo fatto una domanda sul signoraggio bancario e tu, giustamente, hai risposto che, effettivamente, te l'avevo buttata li in maniera troppo generica. ora cercherò, con le mie scarse conoscenze economiche, di spiegarmi forse sempre in maniera generica, ma meglio: io mi rifervo al fatto che siamo costretti a prendere la moneta a debito con tanto di interessi da organi di fatto privati(banche centrali) e che poi questi stessi organi, isolati, senza rendere conto a nessuno impongano, con la scusa di questo debito(che in pratica è piu alto della stessa moneta in circolazione) misure di austerità, licenziamenti facili e tutto questo con il pieno consenso dei governi e delle opposizioni "sinistroidi". la nostra vita ormai dipende dai giochi di capitale delle grandi corporazioni, delle grandi banche, degli speculatori. oltre al fatto che queste banche centrali non possono concedre denaro ai singoli stati ma solo agli organi privati.

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    1. oggi è il compleanno di mio figlio, e stiamo uscendo
      domani sicuramente ti rispondo, Ciro: te lo prometto. Magari cominciamo solo dall'aspetto della proprietà delle banche, così lo spezzettiamo il tema. Altrimenti rischiamo facilmente di perderci.

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    2. Buongiorno Ciro.

      La proprietà della Banca d'Italia non è più pubblica, come era, seppur indirettamente, una volta. Appartiene a banche, assicurazioni, altri soggetti. Questi, un tempo, erano di proprietà pubblica, poi sono stati privatizzati, portandosi appresso le quote di proprietà dalla Banca d'Italia.

      Qui trovi l'elenco dei possessori di quote:
      http://www.bancaditalia.it/bancaditalia/funzgov/gov/partecipanti/Partecipanti.pdf
      che è aggiornato ad ottobre 2012 (http://www.bancaditalia.it/bancaditalia/funzgov/gov/partecipanti)

      chiedo scusa ma ancora non ho capito come faccio a mettere l'hyperlink sui commenti :(( .. se qualcuno lo sa per cortesia me lo dica, grazie

      Ci sono le grandi banche e assicurazioni italiane (che stanno diventando estere), l'INAIL, tante casse di risparmio.

      Qui ci sono le relazioni al bilancio del 2010 e del 2011
      http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/relann/rel10/rel10it/bilancio/rel10_22_relazione_bilancio.pdf
      http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/relann/rel11/rel11it/bilancio/rel11_22_relazione_bilancio.pdf

      Nonostante la proprietà sia privata, però, l'utile prodotto (che dovrebbe rappresentare il "signoraggio") viene devoluto sostanzialmente allo Stato.

      La ragione è evidente: la funzione è pubblica e sarebbe ben strano che l'utile finisse in mano ai privati.

      A pag. 344 (2010) trovi la ripartizione dell'utile netto di esercizio del 2010, pari a 852 milioni di euro: 511milioni allo Stato, 61 milioni ai proprietari, il resto a riserve. Allo Stato, naturalmente, sono anche andate le tasse sull'utile lordo.

      A pag 341 del 2011 l'utile è di 1129 milioni, andati per 677 allo Stato, 67 milioni ai proprietari e il resto a riserve.

      A leggere queste cose sembrerebbe che, alla fine dei conti, il fatto che la proprietà sia privata non cambi poi molto le cose:

      Svolge una funzione pubblica, la funzione produce un utile, l'utile va (sostanzialmente) nelle casse pubbliche.. e tutto sembra tollerabile.

      Invece NO. Non è tollerabile. Sono d'accordo con te.

      .. segue

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    3. A parte il fastidio comunque ingiustificabile di quei sessanta, settanta milioni di euro di utili che vanno a finire in tasche private. A parte il fatto che oltre alla funzione pubblica, alla Banca d'Italia è attribuita per legge la proprietà dell'oro e delle riserve valutarie dello Stato (cioè nostre).

      Per una questione di principio e di chiarezza, molto più importante di quanto le parole “principio” e “chiarezza” non lascino intendere. Vediamo.

      Il conflitto di interessi che sorge sempre nell'affidamento della gestione della cosa pubblica a soggetti privati, in questo benedetto paese, è un veleno sottile che pervade tutti i rapporti. I soggetti privati, per definizione, inevitabilmente, si portano appresso interessi privati. Interessi economici, ma non solo. Interessi tanto più grandi e tanto più estesi (e quindi di diverso tipo) quanto il soggetto privato è grande, ha relazioni, collegamenti, estensioni. Potere.

      Noi lo ignoriamo. Lo abbiamo sotto gli occhi, lo vediamo, lo sappiamo ma, alla fine, non solo lo ignoriamo: lo abbiamo, sostanzialmente, accettato come qualcosa di accettabile. Speriamo di poterci convivere. Qualcosa con il quale è possibile convivere senza morire avvelenati. Esattamente come con i veleni che sappiamo benissimo che questo sistema produttivo ci commina nei cibi, nell'acqua, nel terreno, nell'aria. Moriamo lentamente, sperando di sopravvivere.

      Il conflitto di interessi, come una medicina omeopatica ci viene costantemente propinato e incrementato, a piccole dosi, fino a produrre una trasformazione "genetica" nella nostra cultura sociale. Nel nostro modo inconscio di pensare. Nel caso specifico, l'idea che una funzione pubblica possa essere gestita da soggetti privati è ormai entrata nella normalità. Non solo: ci viene così insistentemente ribadito il concetto che "privato è efficiente" / "pubblico è corrotto" che, alla fine, dopo aver assistito all'ennesimo scandalo fatto scoppiare al momento opportuno dal sistema mediatico, viene spontaneo gridare: ma si, privatizziamo tutto! A morte i corrotti. E guarda caso, proprio in quei giorni qualcuno propone l'ennesima svendita del patrimonio o privatizzazione del servizio pubblico di turno.

      Ai privati, signori, che sono i corruttori.

      Cosa si dice del MPS? Facciamo intervenire lo Stato ma solo per rimetterlo in piedi e poi lo restituiamo (vendiamo) ai privati.

      Lo Stato deve solo salvare i privati che sbagliano, e poi togliersi dalle balle il più in fretta possibile.

      Lo sappiamo come andrà a finire: il MPS, rimesso in piedi coi nostri soldi, sarà svenduto al momento opportuno, mentre noi saremo al mare oppure distratti dall'altro scandalo di turno su altri fronti.

      ..segue

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    4. Torniamo alla banca centrale, dopo queste riflessioni.

      Il problema non è tanto quello della “proprietà”.

      IL Problema vero, sostanziale, grave, quello che produce i guasti, economici prima e sociali dopo, è che, nel frattempo, la "funzione" stessa si è, sostanzialmente, privatizzata.

      Grazie ad un processo lento, fatto di piccoli pezzettini normativi inseriti nel sistema. Qualche volta in quello nazionale, qualche volta internazionale.. tanto noi cittadini abbiamo perso la percezione del confine.. mentre qualcun altro lo ha ben chiaro. A goccia a goccia, oggi ci troviamo con una BCE (e quindi la Banca d'Italia) che ha il divieto di aiutare gli Stati (che guarda caso sono in difficoltà). E' protetta dal divieto normativo rivolto dai Trattati a tutti i personaggi pubblici, appartenenti a qualsiasi altro organo statale o comunitario, di interferire con la politica monetaria. Ha l'obbligo di finanziare il sistema bancario privato (altro che sessanta milioni di utili...). Informa, tramite i suoi regolamenti, il comportamento del sistema bancario privato. Fa in modo, lo vedremo, di favorire gli investimenti delle risorse monetarie nella finanza speculativa e non nell'economia reale. Inonda di liquidità questo sistema sapendo dove questa liquidità andrà a finire, perché il sistema è stato disegnato con la sua partecipazione. Ha la sfacciataggine di interferire con le scelte di politiche sociali ed economiche (NON monetarie..) degli Stati e lo fa per iscritto. Questa sfacciataggine è stata trasformata in diritto acquisito dagli ultimi Trattati.

      Ecco. E' di queste cose che voglio occuparmi in questo libro.

      Del fatto che le banche centrali, rese autonome dal potere politico, abbiano, sempre più, e sempre più legalmente, il potere di occuparsi di scelte sociali e politiche.

      L'allocazione (che vuol dire a chi e come fare arrivare i soldi) è infinitamente più importante della creazione della moneta. Ha direttamente a che fare con la distribuzione e, quindi, della evidente concentrazione della ricchezza, e del conseguente potere.

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    5. "A goccia a goccia, oggi ci troviamo con una BCE (e quindi la Banca d'Italia) che ha il divieto di aiutare gli Stati (che guarda caso sono in difficoltà). E' protetta dal divieto normativo rivolto dai Trattati a tutti i personaggi pubblici, appartenenti a qualsiasi altro organo statale o comunitario, di interferire con la politica monetaria. Ha l'obbligo di finanziare il sistema bancario privato (altro che sessanta milioni di utili...). Informa, tramite i suoi regolamenti, il comportamento del sistema bancario privato. Fa in modo, lo vedremo, di favorire gli investimenti delle risorse monetarie nella finanza speculativa e non nell'economia reale. Inonda di liquidità questo sistema sapendo dove questa liquidità andrà a finire, perché il sistema è stato disegnato con la sua partecipazione. Ha la sfacciataggine di interferire con le scelte di politiche sociali ed economiche (NON monetarie..) degli Stati e lo fa per iscritto. Questa sfacciataggine è stata trasformata in diritto acquisito dagli ultimi Trattati." ecco, e a questo che mi riferivo. per me è inaccettabile una situazione del genere,è un sistema volto a garantire il puro interesse di privati invece che della cosa pubblica. viene immessa liquidità dal nulla, a non finire, nel sistema bancario privato senza interessarsi minimamente di che fine faranno quei soldi: verranno prestati alle famiglie in difficoltà, alle piccole imprese, o solo per fare profitto? Un esempio eclatante sono i 100 miliardi(potrei sbagliarmi con le cifre eh) che sono stati prestati quest anno all' 1 per cento alle banche italiane(all'1 per cento!)per poi vedere le banche non fare piu uno straccio di mutuo o di prestito. Grazie dei chiarimenti comunque :)

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    6. certo: è inaccettabile, e tutto il libro serve per chiarire proprio quei meccanismi.

      per inciso, i miliardi sono stati 1000 per tutta l'eurozona e circa 250 sono finiti nelle banche italiane, in due turni.

      Concludo sul signoraggio, perché il tema interessa tanti che mi chiedono


      Il "signoraggio" è un termine ufficiale che rappresenta il vantaggio economico derivante dalla emissione della moneta da parte delle banche centrali.

      Il valore economico del signoraggio della BCE per tutti gli anni a venire è stato stimato, scontato ad oggi, in circa 3000 miliardi di euro. A suo tempo ho pubblicato su facebook l'articolo del Financial Time (non delle brigate rosse o nere) che riportava la stima. Abbiamo visto che la gran parte di quei soldi comunque tornano nei bilanci pubblici. Degli spicci che restano è bene occuparsene. A mio avviso NON è la priorità. Non certo la mia.

      Dopodiché, attorno al cosiddetto “signoraggio secondario”, quello dal quale il sistema bancario privato trarrebbe enormi ricchezze, purtroppo, gira una montagna di confusione.

      Termini d'impatto ma privi di riscontro oggettivo entrati ormai nel linguaggio comune e, purtroppo, nella fantasia di troppe persone che, a mio modestissimo parere, stanno perdendo il proprio tempo dietro fantasmi, mentre potrebbero molto più proficuamente occuparsi di problemi che stravolgono la nostra esistenza molto direttamente, se non ce ne occupiamo in tanti.

      Il concetto di "tasso d'interesse" come "strumento del diavolo".

      Le favole che le singole banche private possano creare denaro dal nulla e per questo navigare nell'oro.

      La moneta debito che crea la moneta ma non gli interessi e quindi ci infila in una spirale senza fine.

      La moneta credito.

      C'è un uno per cento di verità e tante di quelle credenze sbagliate che ci distraggono dai veri e gravi problemi. Confondono le idee perché, alla fine, propongono ricette che, sinceramente, non riesco proprio a capire come potrebbero o dovrebbero funzionare.

      Il sistema finanziario è marcio, su questo siamo tutti d'accordo. Secondo me, per motivi (ai quali voglio dedicare le maggiori energie) completamente diversi da quelli indicati da quei concetti. Concetti sui quali, per carità, continuo a ragionare e, possibilmente, a rispondere. Ho sempre da imparare.

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    7. Siamo completamente d'accordo, come hai vsto. il mio cenno al signoraggio bancario si riferiva al fatto che in pratica esiste piu debito che moneta. Sicuramente hai ragione a dire che c'è troppa confusione in giro e che certe soluzioni economiche sono disastrose. Ma io sapevo che ci sono stati esempi nella storia in qui certi paesi(come le prime colonie amerciane) erano riusciti a crare un sistema economico che non prevedeva di stamapre moneta a debito, e che hanno vissuto con queso sistema per tanti anni favorendo anche una continua crescita(ti ripeto, correggimi se sbaglio) e che anche Kennedy, con un certo emendamento, era riuscito a far stampare allo stato americano un tot di milioni a credito dello stato e senza farseli prestare dalla FED. tu ne sai qualcosa? (dopodichè la smetto di romperti le scatole XD)

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    8. 1) "esiste più debito che moneta"

      Ma esistono anche tante possibilità di estinguere debiti senza usare banconote. E neppure moneta in senso lato. Compreso il fallimento (lo hanno inventato apposta); ce ne sono di ingiusti e ce ne sono di sacrosanti. Secondo me il problema, oggi, è proprio questo: troppo credito alle attività sbagliate. Ma anche troppo poco credito alle attività che ci renderebbero tutti più sereni.

      Altro modo : l'inflazione. Ne parleremo nel paragrafo 2 del I° capitolo

      2) Prima delle prime colonie americane c'erano gli indiani che non usavano il denaro e vivevano probabilmente molto meglio di tanti popolio "civili".

      3) ne so quanto ne può sapere chiunque vada su youtube a cercare quella storia.
      Non conosco il sistema monetario americano.

      Mosler mi ha confermato però di persona che la FED, oggi, è obbligata a fare né più né meno quello che le viene chiesto di fare dal Congresso americano e dal tesoro. IL guaio è che le chiedono poco. E, forse, le cose sbagliate.

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  3. ciao Guido, sono Emanuele, l'ex chef che ti segue sempre con molto interesse. ho trovato su Crisi questo post che rimanda a un pdf di Pietro Cambi. a me sembra una bomba, una di quelle che dovrebbe scuotere dalle fondamenta tutto il pensiero politico-economico dominante ora in italia e anche in Europa. però non sono un tecnico e malgrado riesca a seguire per sommi capi e intuitivamente mi sembri un'analisi molto consistente, non ho ancora gli strumenti per poter capire fino a che punto Cambi abbia ragione.
    ti chiedo quindi per favore di dargli una letta appena puoi e di rispondere, magari semplicemente ripostandolo sul tuo profilo di facebook, di cui ovviamente ricevo già gli aggiornamenti.
    ti ringrazio sin d'ora anche per tutto il lavoro che stai portando avanti da questo blog.
    emanuele
    http://crisis.blogosfere.it/2013/02/germania-il-paese-che-trucca-i-conti-e-come-risparmiare-l80-di-interessi.html

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    1. ciao Emanuele, grazie
      lo leggerò senz'altro.

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    2. E' risaputo che la Germania utilizza quei sistemi che sono indicati nell'articolo. Fra l'altro sono citate da Galloni, da Bagnai. Le cose, purtroppo, ci capitano sotto gli occhi. Ma il sistema mediatico ci ha imbambolato, e non le vediamo.

      Il problema, quello vero, è uno solo: da noi manca la volontà politica.

      Se si decide di curare gli interessi della propria comunità, e non si è proprio fessi, il modo si trova. A dire il vero, anzi, la creatività italiana ci permetterebbe di fare ben altro.

      Devo essere sincero: a me non piace usare strade traverse.

      Questa Unione Europea NON risponde ai bisogni dei cittadini, che vogliono vivere in pace e vogliono la collaborazione e la solidarietà fra i popoli, non certo quella competizione selvaggia e distruttrice.

      I nostri politici ci hanno svenduto. Oppure sono stati tanto ma tanto.. ma proprio troppo fessi per non vedere...

      Noi di Istituti di credito di diritto pubblico ne avevamo in abbondanza. Non solo sono stati ceduti ai privati: stanno passando in mani estere: Unicredit, BNL... e il prossimo, scommettiamo, sarà il MPS, questione di tempo.

      La classe politica dirigente va sostituita integralmente, è irrecuperabile.

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  4. Buon Giorno Guido. hai fatto un'ottima analisi, però ritengo che questo sistema si regge solo quando le banche generano denaro con una piccola riserva. prestando denaro alimentano la piccola e media impresa facendo circolare denaro nell'economia reale e chi ha un mutuo da pagare lo paga e può anche pagare le tasse per pagare il debito pubblico.
    Con i trattati di Basilea 1,2,3,4... (non so a quanto sono arrivati :-) ) hanno di fatto ristretto il credito costringendo molte aziende a chiudere e di conseguenza la non possibilità di restituire i finanziamenti privati e la non possibilità di pagare le tasse per pagare il debito pubblico. il cane che si morde la coda ( tutto studiato a tavolino)
    é per questo motivo che ritengo sia assurdo pagare un tasso di interesse su uno strumento che misura il valore,(denaro in cambio di titoli di stato), su un credito mi sta bene pagare un interesse non capitalizzato, ma su un foglio di carta stampato dove tutti gli riconosciamo un valore NO!!
    perchè ci deve essere una parte di persone che può usufruire di questo privilegio, generare denaro e prestarlo(guadagnare senza produrre)?perchè un privato per produrre deve sudare e rischiare in prima persona?
    anche una banca pubblica, che gestisce come gli pare il denaro pubblico (equivalente alla ricchezza che il popolo produce non va bene perchè i soldi saranno favoriti agli amici e gli amici degli amici(vedi stretto di messina, tav, ecc)
    chi emette moneta non la può prestare!
    per ora l'unica soluzione che vedo giusta per tutti gli abitanti dello stato è quella di emettere moneta a favore di ogni cittadino (come legittimo proprietario) cioè dare in mano al portatore uno strumento di misura che acquisisce il valore nel momento in cui lo scambia con il bene o servizio. una piccola quantità pari al sostentamento per vivere non credo che fa aumentare l'inflazione. è CHIARO CHE LA QUANTITà E COME DEVE ESSERE GESTITA CON DELLE REGOLE BEN PRECISE DALLA BANCA CENTRALE E LA POLITICA, ma la QUALITà della moneta non deve essere discussa

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  5. Siamo assolutamente d'accordo sul fine, Andrea; un po' meno sul metodo

    Il denaro, le banche ed il tasso d'interesse sono strumenti.
    Possiamo scegliere di farne a meno, perché ci mette paura la constatazione che molto spesso vengono usati male, molto male.
    Ciclicamente, nella storia dell'umanità, diventano opera del diavolo. Siamo dentro la fase culminante di uno di quei cicli, in questi ultimi decenni.

    Sono importanti due aspetti, da approfondire meglio, prima di saltare alle conclusioni. Due domande.

    Uno, di carattere generale: sono sbagliati gli strumenti in se, oppure gli uomini che li usano e quelli che li lasciano fare ?

    Due. Quali sono, esattamente, i tecnicismi che consentono l'uso distorto delle banche, del denaro e del tasso d'interesse? Tu stesso dici che di denaro ce n'è troppo, a causa di una riserva troppo bassa; ma affermi anche il contrario: ce n'è troppo poco per le aziende e le famiglie). Allora, la domanda alla quale dobbiamo cercare la risposta è : Quale è la quantità giusta e chi e come lo deve distribuire, a quali condizioni.

    Per poter rispondere, dobbiamo essere sicuri di aver capito molto meglio cosa è la moneta; a che serve; come viene generata e distribuita dal sistema attuale. Come deve essere fato un sistema finanziario per evitare gli abusi. Cosa è che rende possibili, oggi, tassi di interesse che sono oggettivamente da strozzinaggio ma sono legalizzati.

    Tutto il libro serve a capire meglio i meccanismi attuali; gli errori commessi; il legame fra questi meccanismi e le ingiustizie che sopportiamo.

    Non penso che il problema stia negli strumenti in sé: tasso d'interesse e riserva frazionaria. Oggi di denaro ce n'é troppo ma va a finire nel posto sbagliato.

    Segui il percorso nei prossimi giorni, lo approfondiamo insieme.

    Per cambiarlo, dobbiamo imparare a cambiare noi stessi. Smetterla di essere diffidenti. Ascoltarci, non aver paura di criticare perché abbiamo tutti, me compreso, bisogno di capire. Imparare a vedere le cose da tanti punti di vista diversi. Solo così possiamo apprezzare le cose che uniscono tanti di noi ed isolano i pochi che ci mandano in rovina.

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