ISTRUZIONI PER L'USO

IL TALLONE D'ACHILLE è pensato per scrivere libri, direttamente su questo blog. Qui comincia l'Eredità di Michele, l'ultimo scritto. Il precedente è stato interrotto, si vede che doveva maturare. Qui trovate IL primo LIBRO, col suo indice ed i post che lo compongono.
I "libri" raccolgono commenti, critiche e suggerimenti di chiunque voglia partecipare con spirito costruttivo. Continuano un percorso iniziato con le Note scritte su Facebook , i cui contenuti sono ora maturati ed elaborati in una visione d'insieme, arricchiti da molti anni di esperienze diverse e confronti con persone diverse.

I Post seguono quindi un percorso logico che è bene conoscere, se si vuole ripercorrere il "discorso" complessivo. Naturalmente è possibile leggere singoli argomenti ai quali si è interessati. Argomenti spot - che spesso possono nascere dall'esigenza di commentare una notizia - saranno trattati in pagine dedicate.

Buona partecipazione!


domenica 2 aprile 2017

Cap. XII - Conclusioni


Link al Capitolo XI       scarica versione PDF 




Non è più tempo di dire che le cose non vanno.

Il popolo italiano lo sa perfettamente che la colpa è dei Mercati Finanziari; dell’Europa delle banche; dei politici che difendono le banche e le loro Istituzioni sopra nazionali.

Sono un po’ patetici, invece, quei politici navigati che solo oggi si scoprono critici del sistema finanziario e dell’Unione Europea, mentre fino a ieri, loro che si occupavano di politica, queste cose le hanno costruite, proposte e sottoscritte. E se hanno firmato senza leggere, non sono certo meno colpevoli.

Vedrai, che fra poco, saranno tutti scandalizzati della finanza e dell’Unione europea: ma chi le ha mai volute? Ti diranno.

Vabbe’, dirai tu, meglio tardi che mai! No, assolutamente No.

E’ importante capire. Per così lungo tempo si sono occupati del Potere, non della Politica; del loro Potere, non dei Nostri Bisogni profondi, quelli irrinunciabili. Intenti a firmare leggi che non capivano, a difendere quei privilegi che chiamano diritti acquisiti, ma sono usurpati e riescono a convincere anche i più restii, a firmare leggi e trattati senza leggere, senza capire.  Non mi importa la colpa. Quello che mi importa, invece, e molto, è che per firmare senza capire, ti devi proprio chiudere gli occhi, distrarre, pensare ad altro. E ti scordi di domandarti: quali sono i bisogni profondi del popolo che dovresti rappresentare?
 
Non lo sanno proprio quali sono i nostri bisogni, perché hanno sempre parlato d’altro. Infatti, ora che iniziano ad avanzare proposte per cambiare le cose, che lo hanno capito anche i sassi che si deve cambiare, avanzano proposte confuse.  I politici di professione.

Continueranno  a farlo, per molto tempo, ancora, fino a che non smetteranno di giocare col Potere, cercando di aggregare attorno a singole proposte, attorno alla critica degli altri, anziché attorno ad una visione del mondo, che parta dai bisogni, per cercare soluzioni adeguate.  Non lo vedi, tutto attorno a te? Uniamoci, uniamoci tutti e combattiamo il nemico: l’Europa delle banche e cambiamola da dentro oppure torniamocene a casa.

Per fare che?

Non ce lo possono dire, perché non ci hanno ancora pensato. Se ci hanno pensato, non ce lo hanno detto. Se ce lo hanno detto, era talmente confuso che nessuno l’ha capito.

(Ricordiamoci sempre che siamo stati addestrati ad una consistente difficoltà ad ascoltare. Ad una intolleranza agli approfondimenti.)

Lasciare loro, a gestire il cambiamento che arriva, è ancora peggio che lasciare le cose come stanno.

Per questo dobbiamo occuparcene noi, insieme alle persone responsabili e serie che vorranno unirsi. Con cautela. L’Italia ne è piena, di persone responsabili che vogliono unirsi ma bisogna fare attenzione.

Non è tempo di ammucchiate.
 
Vuoi fare le cose che voglio fare io? Facciamole insieme. Ne vuoi fare altre? Bene, è importante la diversità, in democrazia. Ti rispetto e ti ascolto, ma vado per la mia strada. Fino in Parlamento. È pensato per questo, il Parlamento: per un confronto di idee diverse. Ce lo siamo scordato.

Siamo talmente confusi dal regime maggioritario, che obbliga a fare alleanze con “parti” e partiti con i quali non condividi null’altro che la sete di potere, che finiamo per credere che l’alleanza sia la strada unica per fare Politica. E’ sbagliato. Ti obbliga a scordarti per quale idea politica ti stai dando da fare. Pensi alle strategie e ti scordi i contenuti. Ti scordi completamente che stai lì per dare risposte ai bisogni profondi delle persone, del popolo che rappresenti. Funziona così, il maggioritario: rovina la politica. Meccanicamente. Potentemente. Uccide le minoranze e uccide il dibattito. Uccide il confronto fra punti di vista diversi.  La dobbiamo recuperare, la Politica, assieme alle fondamenta della Democrazia.

Per questo bisogna fare un Partito, che rappresenta una parte, Una visione della società, diversa da quella che abbiamo, diversa da quelle che abbiamo sperimentato in altri tempi e in altri luoghi. Per aggregare persone attorno ad una proposta che prova a rispondere in maniera originale ai bisogni profondi della società.

Con pazienza, con determinazione.

Ora, perché ora si aprono opportunità. Ora è possibile incidere profondamente su una società che, finalmente, sta facendo i conti con se stessa.  Ora è tempo di proposte originali, altrimenti, come spesso nella storia, cambierà tutto, per non cambiare niente.  Nuovo, completamente nuovo, perché le idee vecchie non stanno camminando.

Perché non il M5S, che nuovo è di sicuro?
 
Ci ho provato, cinque anni fa. Mi ci sono pure candidato a fare il sindaco di Spoleto. Il Movimento ha rappresentato l’unica reale possibilità di cambiamento profondo della società. Per questo è stato aggredito con violenza inaudita da tutte le strutture di potere esistente.

Mi sono sempre domandato: perché movimento e non partito? Perché era giusto così, quando è nato. Se vuoi fare breccia in una società totalmente refrattaria al cambiamento, che non ne avverte neppure il bisogno, devi necessariamente “fare movimento”, anche disordinato, anche incoerente, devi attirare fortemente l’attenzione e dimostrare che ci sei, che sei organizzato e determinato e vuoi entrare nelle Istituzioni. Ne fai esplodere le contraddizioni. E dimostri anche, ai cittadini, che non è necessaria una rivoluzione violenta per entrare nelle Istituzioni. Nel Parlamento. Questo voleva fare, questo ha fatto. E credo che il Paese debba essere grato ai tanti giovani che hanno dato anima e corpo per un obiettivo tanto importante. Non è affatto scontata la non violenza.

E’ nato ed è stato strutturato per questo scopo: per scompaginare il potere costituito, senza ricorrere alla violenza. Ha funzionato egregiamente.

Ma quella che è stata la sua forza, finora, è anche la sua debolezza, da ora in avanti. E questo bisogna capirlo.

Non è strutturato né per elaborare una proposta politica complessiva, che sappia disegnare una nuova idea di società, né, tantomeno, per  trasformarla in riforme politiche.  E’ pensato e strutturato per fare altro. Non per governare il paese. Non si è mai organizzato per farlo.


Io ci ho provato, con i miei limitati mezzi, a indirizzare il cambiamento, e almeno il dibattito dal di dentro. Non ero la persona adatta, si vede.  Altri ci hanno provato, e ancora lo fanno. Con scarsi risultati. Mi auguro che non smettano di provarci. Temo che siano ancora troppo pochi, dentro al Movimento, ad avvertire il bisogno di cambiamento necessario per poterti assumere le responsabilità di governo.

La cosa, fra le tante, che mi ha spinto a suo tempo a decidermi ad uscire, è la difficoltà oggettiva e diffusa fra la base di accettare critiche. Ti guardano immediatamente con sospetto. Smettono di ascoltare, ti isolano. Peccato. Non smetto di sperare che emerga, prima o poi, dentro al M5S, una diversa consapevolezza su quanto sia desiderabile e importante un cambiamento profondo nella struttura, pensata per fare altro.

La struttura sostiene l'azione. La struttura è importante. Non puoi far finta di niente. L'azione si perde, senza struttura.


Chiuso l’inciso, Una cosa la dobbiamo sapere.

Il cambiamento arriva, con o senza di noi: ormai è certo.

I segni ci sono tutti. Questo bisogna capirlo, fono in fondo.

La Gran Bretagna che esce dall’Unione Europea, proprio la GB che ne avrebbe meno bisogno di tutti, perché non si è mai lasciata irretire nelle regole sciocche che noi abbiamo accettato, perché lo fa? Se non per organizzare più liberamente il cambiamento che arriva!  Già stanno pensando ad attrezzarsi nella maniera più efficace per attirare i capitali in fuga. Che quelli ci saranno. Lo hanno capito ed è pane per i loro denti: con i capitali e la finanza ci sanno fare.  Pensa quanto sono ingenui i politici europei che fanno la morale alla GB: perderete le banche, se uscite! Questo si dicono. E non vedono che, se si sfalda l’Unione Europea,  le cui Istituzioni sono state ampiamente usate dalla Finanza Sopra Nazionale, serve qualche altra patria a certi interessi. E’ evidente. Qualche altra Istituzione. Qualcuno ci sta pensando. La GB ci sta pensando.
  
L’America che elegge Trump, è impazzita, o semplicemente ci dice che lo hanno capito anche i sassi che certe cose non possono durare? Non possono durare: cambieranno.  Altrimenti le contraddizioni esplodono in maniera incontrollata. Stanno già cambiando. Lo vedi il neoliberismo attaccato nelle fondamenta, con l’attacco diretto che Trump oggi minaccia ma prima o poi comincia ad applicare alla circolazione dei capitali e delle merci, proprio nella casa più grande e potente del neoliberismo?

Vi rendete conto di quanto sia rivoluzionaria l’affermazione delle elite americane, quando scrivono sulla loro più importante rivista che è tempo di dare spazio alle comunità nazionali (loro che le hanno sempre tenute sotto un pesante calcagno, a casa loro ed in giro per il mondo?).  Pur di non lasciarsi sfuggire di mano le cose?

Io ci leggo due cose nei cinque scenari del Libro Bianco della Commissione europea. Il tentativo sinistro di stringere ancora di più il cappio, per costringerci con la forza (la polizia, la magistratura, i servizi segreti e l’esercito europei) dentro un vestito che ci sta sempre più stretto e dal quale molti vogliono uscire. Ma vedo con chiarezza anche la proposta che ci pare assurda, fatta proprio da loro: forse è tempo di tornare indietro, senza euro e senza fiscal compact, al mercato comune che avevamo trent’anni fa. Ci leggo la paura di perdere tutto.

I tempi sono sin troppo maturi.

la strada è una, ed una sola. Non semplice, ma possibile. Anzi, liberatoria.

- Fuori da questa Unione europea. Per ritrovare l’orgoglio di essere Italiani e la voglia di fare le cose che sappiamo fare. Con impegno, con responsabilità. A ricostruire nella Nazione la capacità di usare la democrazia, che l’abbiamo proprio dimenticato.

- Ricostruzione dello Stato Sociale ma questa volta pienamente Responsabile e Solidale, per andare oltre, non per tornare indietro. Che rispetti tutti ma pretenda impegno da tutti. Per rispondere ai bisogni profondi del suo popolo e per ricordare al suo popolo che l'esercizio assiduo e consapevole della sovranità è un dovere, se non la vuoi perdere.

- Avvio di un cammino responsabile di sane relazioni internazionali con le altre Nazioni. Basate sulla pace e sulla collaborazione. Incentrate sui bisogni delle persone, non quelli dei capitali e delle merci. Consapevoli dell’enorme limite attuale: non esistono, oggi, Istituzioni internazionali pensate per essere democratiche.

E’ ora di impegnarsi, di persona. Per raccogliere energie e impegno attorno ad un’idea, ad un progetto. 

Ai politici navigati, di destra e di sinistra, che fino ad oggi si sono accontentati delle etichette, mentre tutti approvavano le leggi che hanno tolto ai poveri per dare ai ricchi, hanno tolto ai piccoli per dare ai grandi, hanno tolto all’Italia per dare allo straniero, chiediamo questo, almeno questo : una buona legge elettorale, proporzionale, che tolga il Potere ai capi partito e restituisca al Popolo sovrano il diritto ma anche il dovere di scegliersi i suoi rappresentanti. 

E poi fatevi da parte. Ritiratevi a vita privata. Avete fallito. Fate capire al popolo Sovrano che deve, urgentemente, colmare un vuoto enorme. Un vuoto fatto dalla vostra presenza, non dalla vostra assenza. Fatelo toccare con mano alla società civile che ha il dovere di colmare quel vuoto, e farsi partito, occupare i partiti, usare i partiti, perché quella è la strada per la Politica. E visto che vi ci trovate, a fare una buona legge, aggiungete un ultimo articolo, semplice, semplice, di quelli che si capiscono: abolite, per il presente, per il futuro, ma anche per il passato, i vitalizi e quelle altre porcherie lì che, a qualche malizioso, possono sembrare la marchetta per la quale avete svenduto il paese.

Fate queste due cose, che sono giuste, e vi riscatterete. E poi fatevi da parte.

La Società Civile è in fermento. E molto di più di quanto non appaia. Ci sono energie positive che vanno accompagnate verso soluzioni positive. Sane.

Per farlo, però, c’è bisogno di coraggio e di disponibilità. La  “Società Civile” è fatta di Associazioni, di Comitati, di Federazioni di Associazioni e Federazioni di Comitati e di Movimenti e Federazioni di Movimenti e di federazioni di federazioni e via di fantasia : tutto, purché non si chiami Partito Politico. Orrore! Paura! Di questa cosa qui, della parola, del segno, ne hanno, letteralmente, paura. Non se ne riesce a parlare, che subito ti guardano storto.  Come se fosse un peccato.

Sì, certo, i partiti sono stati usati molto male.  Anche lo Stato è stato usato molto male e allora? Ce la possiamo prendere con i politici, che hanno rovinato tutto. Oppure ( ricordi? “ / “ ). Oppure ognuno di noi si passa una bella mano sulla coscienza e fa mente locale: ma io dov’ero? I Partiti sono un nostro strumento, come lo Stato è un nostro strumento. Usiamoli, ed usiamoli bene. Se lo lasciamo fare ad altri, al posto nostro,  poi, per cortesia, almeno il buon gusto di non lamentarci troppo. Dipende anche da noi.

La Società Civile ci dice che dobbiamo difendere la Costituzione, che è cosa buona e giusta. E ci propone di cambiare il mondo, che è cosa buona e giusta. E ci propone il referendum e le iniziative popolari che, per carità, vanno fatti, sono utili, sono importanti, sono necessari, sono indispensabili, svegliano dal torpore, liberano energie, fanno tornare la voglia di difendere la propria Indipendenza, la propria Dignità, la propria Libertà … ma si scordano della Responsabilità: quella che ti dice una cosa importante: raccogli quello che è stato seminato, le energie liberate dal torpore, e incanalale nell’unica direzione necessaria: un nuovo Partito Politico. Ma anche due, anche tre. Tutti nuovi di zecca. Che di confronto, quello serio, ne abbiamo bisogno e fa bene.


Che i tempi sono maturi.

Signori miei, amici carissimi, la Costituzione parla chiaro: il Popolo sovrano partecipa alla politica ed esercita la sua Sovranità con uno strumento principe e, poi, dopo, se e quando, questo non funziona bene, anche con qualche accessorio. Anche. Accessori.

Io non capisco proprio perché lo strumento principe debba farvi paura. Guardate quanto è bello questo articolo della Costituzione che solo per la sua scultorea brevità e chiarezza dovrebbe farvi innamorare  (altro che le cinquecento pagine dei trattati):

 ART. 49.

Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.


Tutti i cittadini, (non solo qualcuno, non fare finta di nulla, ci sei anche Tu)

Hanno diritto (e io aggiungo che oggi hanno il dovere, perché è già tardi)

Di associarsi in un Partito (chiaro? Un P A R T I T O) 

Per concorrere (bada bene: non “per imporre” agli altri, ma per concorrere a … , che presuppone ascolto, rispetto, capacità di confronto. Ce lo siamo proprio dimenticato, anche grazie a questo stupido metodo maggioritario, che ci ha fatto credere che uno solo ci avrebbe salvato, mettendo a tacere tutti gli altri).

A  determinare (ma la senti la potenza? Vogliamo, possiamo e dobbiamo “determinare” la Politica. Altro che cessioni di sovranità).

Con metodo democratico (fatto di trasparenza, di partecipazione, quelle vere, che si possono fare, eccome se si possono fare, se ci mettiamo tutti lì dentro, col fiato sul collo).


la Politica Nazionale. ( rifletti accuratamente : occupiamoci, come dice la Costituzione, di politica “nazionale” che gli strumenti che abbiamo sono stati pensati per quello, non per altro; non abbiamo gli strumenti, per fare altro).



Una “associazione culturale” è bella, ma non è lo strumento per cambiare la cosa comune, la Res Publica, la Politica. Non lo dice guido grossi, lo dice la Costituzione. E se cambi nome all’associazione e la chiami “associazione politica”, ma poi non ne trai le dovute conseguenze ed hai ancora paura di usare l’unico nome corretto, che è “P A R T I T O ”,  allora ti stai prendendo in giro.

Ricordi? Con le parole ci si cambia il mondo, tocca usare quelle giuste! 

Per  la politica sopra nazionale, invece, ci dobbiamo ancora attrezzare. Abbiamo fatto la globalizzazione e non avevamo gli strumenti per gestirla. Non li abbiamo proprio gli strumenti.

Puoi zappare l’orto con un frullatore? Piallare una tavola con il martello? Piantare un chiodo con le forbicine?

Le Istituzioni le puoi fare a forma di frullatore, oppure di zappa, di martello, oppure di pialla. Le puoi pensare per difendere le nazioni più deboli, oppure per permettere alle elite delle nazioni più forti di imporsi sugli altri. Per il confronto democratico, o per la prepotenza dei prepotenti.

Le Istituzioni sopra nazionali esistenti, create in Europa e nel mondo, quali Commissione europea, BCE, FMI, World Bank, BRI, eccetera, non sono pensate per dare voce ai popoli, sono stati pensati dalla finanza per gli interessi della finanza, che lei sì che è sopra nazionale ed è molto ma molto bene organizzata e vuole solo essere lasciata libera di farsi gli affari suoi, senza l’impiccio degli Stati Nazionali. Noi, i popoli, ancora no. Gli strumenti non li abbiamo. Quelli che credevamo essere nostri, erano pensati da altri, per altri scopi. L’Onu, il Consiglio di Sicurezza, la Nato, non sono forse pensate e strutturate per dar voce ai più forti?

Siamo in grado, oggi, di pensare ad Istituzioni sopra nazionali che riescano ad essere funzionali alla democrazia ed alla pace? Se neppure a casa nostra sappiamo più bene cosa siano la democrazia e la pace?

 E’una buona regola che le cose, se le vuoi fare bene, le devi fare una dopo l’altra. Cominciando da quelle più semplici, e arrivando, piano, piano, a quelle più complicate.

Semplice, no? Cominciamo col fare il partito, poi faremo l’Italia, poi cambieremo il mondo. Un passo per volta.

Se poi qualcuno, oggi, fra il popolo, preferisce restarsene comodo a casa sua, faccia pure, per carità. Per cortesia, però, se poi le cose peggiorano, anziché migliorare, abbia il buon gusto di lamentarsi in silenzio. Già quando le cose vanno bene, e la politica funziona, e i politici sono brave persone, è bene stargli col fiato sul collo, almeno in tanti. Oggi, che è tutto storto, tutti dovrebbero sentire la voglia e il dovere di dare un contributo fattivo, ognuno secondo le proprie possibilità.



Se poi qualcuno, oggi, nella società civile delle associazioni, preferisce ancora ragionarci un po’ su, e valutare e riflettere e proporre soluzioni diverse, che vanno inquadrate dal punto di vista culturale e filosofico, per carità: meritano il massimo rispetto, mio e di tutti noi. Non lo dico per dire, badate bene: servono, le associazioni culturali. Specialmente in un mondo come quello di oggi dove : i partiti attuali ce li abbiamo contro e difendono se stessi; il tuo nemico è la Finanza sopra nazionale ed eserciti sconosciuti;  il sistema mediatico ufficiale è al servizio di quei poteri lì e non ti racconta le cose e non ti permette di parlare, se le vuoi raccontare. Lo capisci che senza associazioni culturali che si sforzano di raccontarti come vanno le cose e come dovrebbero andare, vivremmo tutti nel mondo falso e ovattato dei talk show, pensando che tutto va bene o che comunque stiamo progredendo sulla strada giusta. O no?

Massimo rispetto, quindi, e massima chiarezza, che è urgente. Così le persone che vogliono solo ragionare stanno da una parte e quelle che vogliono ragionare ma anche agire, stanno da un’altra. Continuando a lavorare di assoluto concerto, che ognuno ha un profondo bisogno dell’altro, con massimo ascolto, massima collaborazione, ma senza confusone di ruoli e senza intralciare l’una il cammino dell’altra.

Molti sono convinti che i tempi non siano maturi. Forse sono più saggi di me. Ma io vedo che la Nazione è fatta di persone che vivono la loro vita quotidiana e fanno poca filosofia: non ne possono più. Sono al limite. Quelli crepano e allora scoppiano e poi fanno la guerra e spaccano tutto. Oppure si tolgono la vita.

Non dobbiamo permettere che a qualcuno venga in mente di spaccare tutto che ci facciamo male. Nel casino che scoppia, mentre spacchi tutto, ti scordi perché lo stai facendo, dove vuoi arrivare, e arriva, immancabilmente, il dittatore di turno, che poi te lo spiega lui dove dobbiamo arrivare.  E siccome i dittatori, per natura, è facile che stiano dalla parte dei ricchi e dei potenti, finisce sempre che ci riconsegnano, questa volta con le mani ed i piedi legati, nelle mani dei ricchi e dei potenti.

Non lo dobbiamo proprio tollerare, un mondo che nega perfino la speranza.

Dobbiamo costruire. Insieme. Che è già tardi. 

E' difficile? E' impegnativo! Che è un concetto diverso: già dopo il primo passo, sarà molto più facile.

Un ultimo consiglio: spegni quella maledetta TV, che di certo non ti dice quali sono i veri problemi e le vere soluzioni. Ti confonde. E' in cattive mani, oggi, la TV. Ricordi? Decenni e miliardi, investiti appositamente e scientificamente per confonderti.

Leggi dei libri, se vuoi informarti, che ce n’è bisogno. Le riviste, che sono fatte per approfondire. Sono fatti per riflettere, certi libri e certe riviste. Non solo ti invitano a riflettere, ma ti lasciano il tempo di farlo. E, intanto che leggi, scendi per strada. Cerca un luogo di incontro. C’è bisogno di te. Della tua partecipazione. Della tua voglia di capire e di fare.

Anzi, magari, una cosa intelligente la potremmo fare per dare un senso perfino a quella scatola lì, la TV, visto  che tanto la paghiamo anche se è spenta. Facciamo un ultimo sforzo: chiediamo a tutti quelli che incontriamo di farne uno nuovo, di canale TV, che sia, questa volta un “bene comune”,  messo veramente a disposizione di chiunque voglia ragionare con noi sulle cose da fare. Ragionare, confrontarsi, ascoltarsi, collaborare per scegliere soluzioni equilibrate. Basta chiacchiere inutili, Basta col bello della diretta che è un'illusione: impedisce di capire. Se sono profondi i bisogni che ci stanno a cuore, meritano tempo e rispetto. Con Spirito di Servizio si fa una buona TV. E allora sarebbe uno strumento Potente, messo al nostro Servizio.

Una cosa che darebbe spazio a tutte le diverse nuove realtà, tanto che dovrebbero avvertire tutti il bisogno di farla insieme, questa cosa qui. Proprio ora, che abbiamo tanto bisogno di ragionarci con calma sul nuovo che sta per accadere.

Questa è una buona cosa che si può fare insieme.

Non è certo questo libro, che può cambiare il mondo. Ma tu lo puoi fare, cambiando te stesso. Io lo posso fare, cambiando me stesso. E se decidiamo di farlo insieme, cambierà davvero. Perché siamo tantissimi, che lo vogliamo diverso. C’è una energia positiva che si sta diffondendo. E’ dentro di Noi: liberiamola. C’è il Paradiso Terrestre che è lì, pronto, dietro l’angolo, e aspetta solo che noi decidiamo di sentirci all’altezza.

Nell’allegato A, è segnato il Cammino per i prossimi mesi. Ti verremo a cercare, nella tua città, per proporti di unirti a noi. Diamoci da fare.

Qualcuno ce lo doveva ricordare, che la Libertà, l’Indipendenza, la Dignità, passano solo per la nostra Responsabilità, per il nostro Libero Arbitrio.

Grazie, Michele, che ce lo hai ricordato. Grazie del tuo coraggio. Della tua lucidità. Della tua sensibilità. Grazie perfino della tua disperazione.

Se riusciamo a sentirla, senza dimenticarla mai, senza chiudere gli occhi; se la raccogliamo fra le mani e ci darà la forza per provarci davvero, allora tutto avrà un senso. 


In un mondo che non dà speranza, non possiamo rimanere a guardare.



Link a : Allegato A - Progetto politico


5 commenti:

  1. come facciamo ad ottenere da questi "politici" una buona legge elettorale proporzionale?

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    1. intanto chiedendola
      ci sono comitati che si stanno organizzando in tutto il paese
      è bene aiutarli

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  2. Dai Guido, qual'è il prossimo passo? Quando ci vediamo? Quando verrete da me, nella mia città?
    Stefano Novelli

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    1. ci organizziamo così:
      fai in modo che ci siano almeno venti persone interessate, di cui almeno dieci abbiano letto il libro (tanto è gratis) così quando veniamo ci capiamo meglio e parliamo di cose pratiche
      contattami in privato e fammi sapere dove è la città

      a presto
      guido

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