ISTRUZIONI PER L'USO

IL TALLONE D'ACHILLE è pensato per scrivere libri, direttamente su questo blog. Qui comincia l'Eredità di Michele, l'ultimo scritto. Il precedente è stato interrotto, si vede che doveva maturare. Qui trovate IL primo LIBRO, col suo indice ed i post che lo compongono.
I "libri" raccolgono commenti, critiche e suggerimenti di chiunque voglia partecipare con spirito costruttivo. Continuano un percorso iniziato con le Note scritte su Facebook , i cui contenuti sono ora maturati ed elaborati in una visione d'insieme, arricchiti da molti anni di esperienze diverse e confronti con persone diverse.

I Post seguono quindi un percorso logico che è bene conoscere, se si vuole ripercorrere il "discorso" complessivo. Naturalmente è possibile leggere singoli argomenti ai quali si è interessati. Argomenti spot - che spesso possono nascere dall'esigenza di commentare una notizia - saranno trattati in pagine dedicate.

Buona partecipazione!


mercoledì 3 ottobre 2018

LO SPREAD A 300

Ci risiamo: spread in tensione.

L'idea alla quale lavora il Governo, di offrire ai cittadini italiani i CIR (Conti Individuali di Risparmio) ed altri titoli di stato "pensati per i risparmiatori", è buona, va nella direzione giusta: contrasta lo spread fino ad eliminarlo una volta per tutte; difende il risparmio delle famiglie italiane; abbatte il costo del debito; favorisce l'uso dei crediti fiscali.

Ma, attenzione: va a regime nei primi mesi del 2019, mentre lo spread sale ORA, minaccioso, e bisogna fare qualcosa da subito.
La storia, molto recente, ci insegna che qualcuno interessato a fare "shopping" a buon mercato in un Paese "in fallimento", si trova sempre. C'è qualcuno che dispone (perché lo abbiamo "lasciato fare") di strumenti "derivati" adatti a sollecitare anche impropriamente i prezzi dei mercati finanziari (come è già accaduto in Grecia, come è già accaduto in Italia) e può quindi soffiare sul fuoco dello spread. C'è qualcuno, infine, ed è bene chiarirlo, che è ben consapevole del fatto che le soluzioni alle quali sta pensando il Governo sono efficaci. Quegli interventi distruggono una volta per tutte l'arma impropria dello spread, annientano i benefici economici ingiustificabili di cui i mercati internazionali hanno goduto finora: non potranno più comprare titoli italiani dai rendimenti eccessivi, non potranno più comprare pezzi di Italia a prezzi stracciati.
Ricordiamoci, per favore, che siamo in bilico su un crinale molto pericoloso, con le agenzie di rating (soggetti privati che la storia ci insegna essere propense a clamorosi errori di giudizio) pronte a premere il grilletto del declassamento dei nostri titoli di stato a "titoli spazzatura".

Come intervenire.
Il 15 ottobre scadono 12 miliardi di BTP che devono essere rinnovati. Il 1 dicembre altri 18 mld. Totale 30.
Il costo per rinnovarli, alle attuali condizioni di mercato sale oltre il 2-2,50% anche se sono titoli a durata breve: 3 e 5 anni. Controlla qui, in tempo reale, i rendimenti netti dei BTP sulle diverse scadenze. Guarda che poi quel costo resta fisso per lo Stato per tutti gli anni della durata del titolo. 
N.b.: 2% è un tasso più alto dell'inflazione, che è attualmente in Italia intorno all'1,5% (controlla qui, su Istat). E' quindi un TASSO REALE POSITIVO, che fa salire nel tempo in maniera meccanica il peso complessivo del debito pubblico! Il "peso" del debito sale per il solo passare del tempo, quando i tassi nominali sono più alti dell'inflazione.
Pagare sul debito pubblico tassi reali che sono diventati strutturalmente positivi è una scelta suicida: rende la cosa matematicamente ingestibile. Ci avvita in un genere di percorso che ogni strozzino conosce bene: tu non ce la fai a ripagare, quindi mi dai le tue cose. 
Fra il 12 ottobre ed il 30 novembre scadono 24 mld di BOT e 10 mld di CCT, che attualmente comprano le banche ed hanno rendimenti (cioè un costo per lo Stato) prossimi a zero-leggermente negativi.
Se il Tesoro si pone l'obiettivo di dimezzare l'offerta di BTP, da 30 mld in scadenza a soli 15 di nuove emissioni, sostituendoli con maggiori emissioni di BOT e CCT, ottiene questi possibili risultati:

1) lo Spread scende, meccanicamente, per la banale legge della domanda e dell'offerta: se offriamo agli investitori meno titoli di quanti non sarebbero interessati a comprarne, si dovranno accontentare di un tasso più basso. Il che comporta un minor costo su 15 miliardi da emettere e, soprattutto, spezza le gambe a coloro che vogliono agitare lo spettro dello spread per condizionare le scelte politiche (quanto vale? Quanti trilioni di fantastiliardi vale, la libertà?).
2) Se scendono i rendimenti, vuol dire che salgono i prezzi, e ci guadagnano le banche che hanno 1500 miliardi in portafoglio di vecchie emissioni di BTP. Fra queste, le banche italiane, che ne hanno acquistati negli ultimi anni, quasi 400 mld. Anche le banche ci guadagnano, quindi, mentre scendono i costi per lo stato (i miracoli della finanza!). Nota bene: è importante che le banche italiane non siano affogate dalla svalutazione dei BTP in portafoglio, perché le grandi banche d'affari nel mondo sarebbero stra felici di venirsele a comprare a due soldi, nel momento di difficoltà, soprattutto se riescono (come è successo in passato) a convincere lo Stato a "sanarle", prima di svenderle. Mi sa che con questo Governo il giochino, per loro, non funziona più.
3) Alzando di soli 0,05 - 0,15% il rendimento dei BOT rispetto agli attuali, si aumenta il costo per lo Stato su 24 miliardi, è vero, ma di poco e solo per il breve termine.
Ad ogni modo, è un tasso nominale che resta abbondantemente al di sotto dell'inflazione: è un tasso reale negativo, che con il solo passare del tempo alleggerisce il peso del debito. Quindi, per sua natura, sostenibile. Tanto sostenibile, che si potrebbe pensare a re introdurre il BOT a tre mesi, come c'era una volta. Sia per far fronte a queste esigenze immediate, sia in prospettiva: per andare incontro ai desideri delle famiglie risparmiatrici, che non amano vincolare il risparmio per durate lunghe, ed adorano il BOT a tre mesi. Fatto ora, consentirebbe di attirare rapidamente la liquidità interbancaria, che è alla disperata ricerca di rendimenti accettabili, e quindi di sostituire i 15 miliardi di BTP non messi in rinnovo. 
N.B. Le aste dei BOT avvengono prima di quelle dei BTP, il che consente di adattare gli importi delle aste dei BTP, che vengono dopo pochi giorni, al risultato conseguito sulle aste dei BOT, senza dover fare salti nel buio.
Inoltre, con l'occasione, si possono sperimentare i primi "trattamenti privilegiati" a favore dell'operatore famiglia, con emissioni dedicate, da veicolare sulle banche pubbliche, volti a saggiare il terreno e predisporlo per gli interventi più strutturali del prossimo anno.

Il 1 novembre scadono e devono essere rinnovati 10 mld di CCTeu. Un CCT è un Certificato di Credito del Tesoro che ha una durata lunga (5-7 anni) ed un tasso che varia ogni sei mesi. Nati per le esigenzee delle famiglie risparmiatrici, offrono un rendimento un tantino più alto del BOT, in cambio di una scadenza più lunga. La circostanza che il tasso segue nel tempo l'andamento dell'economia e dell'inflazione, fa sì che il loro prezzo non varia nel tempo, se non minimamente: non sono rischiosi come i BTP.

Cosa vuol dire quel suffisso "eu", che appare da qualche tempo sui CCTeu? Vuol dire che sono stati trasformati e resi adatti alle esigenze degli investitori istituzionali di tutto il mondo, stranamente ritenuti più meritevoli delle famiglie italiane. Perché sia stato scelto proprio il suffisso "eu" per spiegare che sono ora adatti ai desideri degli speculatori internazionali è forse un lapsus freudiano, ma la realtà resta questa: i vecchi CCT erano indicizzati ai rendimenti dei BOT, quelli dei CCTeu sono indicizzati al tasso dei depositi interbancari, che per gli investitori sono più comprensibili e gestibili. Peccato, per noi, che quei tassi siano anche "manovrabili" dalle banche private che lo determinano, come la storia, e più di un procedimento giudiziario, dimostrano. Se il tasso interbancario "sale" giusto quel giorno in cui si stabilisce il costo della cedola per tutti i prossimi sei mesi, qualcuno guadagna per sei mesi, noi paghiamo, più del necessario.

Veniamo a noi, e a cosa fare per il 1 novembre.
Proviamo ad emettere CCT (senza eu), indicizzati ai rendimenti dei BOT, cui si aggiunge il piccolo premio per la maggiore durata, e proviamo ad invertire i meccanismi dell'asta per il loro collocamento: si offre un rendimento allettante (senza esagerare, allettante il giusto) e si vede quanti mld arrivano. Si accettano scommesse: molti di più dei 10 mld in scadenza. Perché tanta fiducia? Il motivo è semplice: se l'intenzione è quella di riportare i BOT nei portafogli delle famiglie italiane, facendo salire i rendimenti nominali al di sopra dello zero (oggi sono sotto zero), ed i CCT sono indicizzati ai BOT, i rendimenti futuri dei CCT sono destinati a salire, pur rimanendo sotto l'inflazione. Bisogna affrettarsi a comprarli ora.

Se poi il Governo ci fa una buona pubblicità, e trova il modo di "indirizzarli" alle famiglie, fa cosa buona e giusta. Io me li compro subito, e li consiglio agli amici.
La liquidità che dovesse arrivare in eccesso viene usata, al bisogno, per comprare sul mercato quei BTP che qualcuno potrebbe avere la voglia di "svendere", in questi giorni. Si scelgono quelli con cedole alte e scadenze lunghe, in maniera da abbattere più rapidamente i costi per lo Stato.

Poi, nel 2019, soluzioni strutturali.

E addio spread.

13 commenti:

  1. Che la priorità sia riportare il debito in mano ai privati italiani per sganciarsi dal ricatto dello spread mi sembra evidente ma sostituire il debito a tasso fisso con il debito a tasso variabile in una fase di tassi in rialzo non potrebbe rivelarsi un boomerang? Non è forse meglio pensare ad un altro tipo di emissione, per esempio dei subordinati governatini (non so se sia possibile) a cui concedere magari una defiscalizzazione in caso di possesso a scadenza? Una sorta di Pir obbligazionario.

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    1. quello che conta è il tasso "reale", cioè:tasso nominale, meno tasso di inflazione

      se si ha chiaro questo concetto, si vede il tasso variabile nell'ottica corretta. Un tasso variabile cambia seguendo l'andamento dell'economia e dell'inflazione, quindi è sempre "in linea" con quelle variabili: sale quando sale l'inflazione e scende insieme a questa. Inflazione che è collegata alla velocità di crescita dell'economia.

      in questo senso, un tasso variabile è per definizione più "gestibile" di un tasso fisso.

      dal punto di vista dello Stato (che comunque controlla, se vuole, il tasso dei BOT e quindi quello dei CCT) non subisce un danno nel momento in cui paga un tasso più elevato sulle cedole successive, perché a quel tassopiù alto corrisponde un incremento delle entrate fiscali, conseguente al più brillante andamento dell'economia.

      Dal punto di vista del compratore, poi, c'è una garanzia aggiuntiva, molto importante: il prezzo del titolo rimane abbastanza fermo. Quindi, se devo venderlo prima della scadenza, non corro il rischio di perdere il capitale, che è il mio obbiettivo primario.

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  2. Si,interessante, veramente. Però:non ho sentito né letto nulla sulla proposta del governo di "offrire" un conto corrente individuale ai cittadini. Però i bot per essere appetibili dovrebbero proporre un rendimento un po' più elevato. La pubblicità del governo poi... Bisognerebbe aver vera fiducia nel governo. Non potrebbe essere il povero Di Maio o Salvini il furbastro che parla alla pancia del paese. Sono di sinistra certa, ma da un pezzo non più PD, purtroppo senza un vero progetto di società e di azione politica.

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    1. https://www.ilmessaggero.it/economia/flashnews/cir_la_mossa_del_governo_per_rilanciare_i_bond_governativi-4024982.html

      SE NE PARLA

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    2. https://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2018-10-07/-conti-individuali-risparmio-cir-puntano-rendimenti-esentasse-e-deduzione-23percento-115956.shtml?uuid=AErMO5HG

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  3. Comunque la soluzione dell'apertura obbligatoria per tutti i cittadini di un conto in banco posta è geniale. Io piuttosto mi faccio tagliare i coglioni.

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    1. ce ne spiega il motivo,Riccardo?
      grazie

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    2. Perché in uno stato liberale non è ammissibile obbligare un cittadino ad aprire un conto presso un istituto anziché un altro. Cos'è, il modello nordcoreano in salsa tricolore? E poi, con tutto il rispetto, con parole caute e moderate, le poste non sanno neppure fare le poste (cioè recapitare la corrispondenza), che è quello per cui sono nate; figuriamoci se c'è da fidarsi a dargli i soldi. Manco per il cazzo do i soldi alle poste. Piuttosto spendo tutto a troie.

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    3. oggi molte cose sono obbligatorie e, purtroppo, anche a pagamento

      se fosse un conto obbligatorio ma gratuito, o a costo diciamo politico (basso), lo riterrebbe più digeribile?

      o è comunque prevenuto contro tutto ciò che è pubblico?

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  4. Assolutamente no... Va bene il pubblico per l'istruzione, la sanità, la difesa e altri servizi essenziali. Quanto alla gratuità del conto non è quello il problema. Io i miei soldi (escluse le imposte ed i contributi) non li do in mano ad una società inefficiente. Preferisco investirli in azioni Berkshire Hathaway.

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    1. ecco, ci siamo: per il regolamento delle imposte e dei contributi, è nell'interesse collettivo che ogni cittadino utilizzi un conto che risiede in un unico posto
      Può essere Poste (adeguatamente ristrutturata)
      ma potrebbe addirittura essere aperto direttamente presso il Tesoro

      viene utilizzato anche per il regolamento delle transazioni i titoli di stato

      nessuno vuole obbligarla a metterci i suoi risparmi, tranquillo

      magari potrebbero arrivare delle offerte che ognuno valuta liberamente

      obbligatorio, è avere il conto, intestato ad un codice fiscale

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  5. Ma per il regolamento deve intendersi il conto di partenza o quello di destinazione?

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    1. salve, Unknown

      immagino che se deve pagare sia di partenza, se deve ricevere diventa di destinazione

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