Cosa
ci riserva il futuro
Se
poi non siamo ancora convinti, proviamo a farci due conti per capire
come andrà in futuro.
Dopo
l'effetto prodotto dalle manovre del 2011 e del 2012
(Berlusconi/Monti), per un totale di oltre 100 miliardi in due anni,
siamo ora in recessione. A suo tempo mi sono sgolato per avvertire
che la previsione del governo per una contrazione del PIL di solo lo
0,5 % era falsa e tendenziosa. Ora i numeri si stanno avvicinando
alla previsione del meno 3-4% che avevo avanzato allora e, purtroppo,
se avremo la pazienza di aspettare i dati definitivi, la vedremo
centrata in pieno.
Ma
è solo l'inizio. Grazie al Fiscal Compact, stanno per arrivare gli
effetti di nuove manovre per garantire il pareggio di bilancio e, a
partire dal 2015, per inseguire il miraggio del mitico obiettivo di
Maastricht: portare in 20 anni il rapporto debito/Pil al 60%. Ma
dovremo anche finanziare il Meccanismo Europeo di Stabilità. C'è
dell'altro, ma è già sufficiente a mettere quattro numeri in croce.
Manovre recessive per 70-90 miliardi. Risorse sottratte al sistema
economico, già debilitato.
La
ricchezza economica che produciamo è misurata dal Prodotto Interno
Lordo (PIL).
Per
inciso, precisiamo che non è detto che questa ricchezza misurata dal
PIL corrisponda al benessere della collettività. Troppi aspetti del
nostro reale benessere non sono in vendita e comunque mal si prestano
ad essere misurati in termini monetari. Il nostro benessere ha molto
a che vedere con i metodi scelti per produrre i beni ed i servizi che
utilizziamo e con i criteri adottati per ripartire equamente costi e
benefici della produzione. L'economia misura solo il valore monetario
delle cose prodotte. Se sputiamo sangue per produrre un bene che vale
100 o lo facciamo con soddisfazione ed allegria, il PIL misurerà
sempre 100. Se il prodotto che acquistiamo a 100 euro lo usiamo per i
prossimi 10 anni o se finisce nella discarica il giorno dopo, ad
inquinare l'ambiente, corrisponde in entrambi i casi ad un PIL di
100.
Queste
considerazioni le approfondiremo quando torneremo sull'importanza di
mettere l'economia ben al di sotto alle scelte della politica, che
devono poter spaziare senza vincoli e devono poter asservire la
conoscenza ai propri fini.
Per
ora usiamo gli strumenti dell'economia per capire quanto assurde
possano essere le cose che ci propongono.
La
misura del PIL è data dalla somma delle spese per consumi delle
famiglie, la spesa per investimenti delle aziende, la spesa del
settore pubblico, più il saldo fra il ricavato dell'export e i costi
per l'import.
Se
nessuno spende, nessuno produce.
Le
famiglie, aggravate da redditi in diminuzione, disoccupazione e tasse
in aumento, non possono materialmente aumentare la spesa. Le aziende,
dal canto loro, non hanno nessuno stimolo ad investire in un contesto
di recessione e incertezza, e quelle che vogliono farlo non ottengono
prestiti. La domanda mondiale è debole; molti vogliono esportare e
pochi importare. Dal saldo con l'estero un contributo non arriva
neppure se diventiamo più competitivi, a meno di non accettare da
subito stipendi da schiavi e se concediamo alle aziende di fregarsene
dei costi sociali della produzione, necessari a rispettare l'ambiente
o la sicurezza sul lavoro.
A
questo punto il quadro è assai chiaro: se lo Stato non solo non
immette risorse, ma toglie 90 miliardi da un PIL di 1600 miliardi
diventa inevitabile una ulteriore contrazione del Pil (dicesi
recessione) superiore al 5 per cento per i prossimi anni. Senza
considerare l'effetto moltiplicatore che una crisi di fiducia
comporta su consumi e investimenti privati. La matematica non è una
opinione. Prevedere i comportamenti di famiglie e aziende è molto
più difficile, senz'altro, ma in certe condizioni il risultato è
logico e scontato.
Sicuramente
nel recupero dall'evasione fiscale e nella lotta alla corruzione si
possono trovare risorse utilissime. Ma devono servire alla re
distribuzione della ricchezza, non possono essere utilizzate per
sostenere altrimenti la spesa pubblica. Non possiamo ignorare il
fatto che la tassazione a livello medio è già superiore al 50% del
PIL e non può essere ancora aumentata senza ammazzare l'economia.
Le
manovre che impongono rigore nei conti non hanno alcuna speranza di
funzionare in questo contesto. Duecento e più anni di storia
economica dimostrano senza tema di smentita che le manovre di
austerità (più tasse e meno spesa) portano recessione.
Immancabilmente. La promessa, alla quale dovremmo credere
esclusivamente per fede, è che i sacrifici di oggi ci salveranno,
domani.
I
conti non tornano, Il debito cresce invece di scendere, la ricchezza
prodotta, invece, diminuisce! Le prospettive future sono pessime. In
questo anno i risultati oggettivi dimostrano un impietoso
peggioramento del rapporto debito/PIL: da 119% al 126%. la Banca
d'Italia prevede un tasso superiore al 127% per il prossimo anno (è
ottimista).
Ci
domandiamo perché i mercati finanziari - che i conti li sanno fare a
perfezione e sono giustamente preoccupati - non reagiscono male al
peggiorare della situazione.
Ma
l'illusione fa parte della rappresentazione mediatica che, in vista
delle prossime elezioni, deve rassicurarci.
Innanzi
tutto ricordiamo i 1000 miliardi già erogati dalla BCE. Sono bei
soldi. Ma quello è solo l'inizio. I
mercati finanziari hanno capito di avere un garante.
Un prestatore di ultima istanza che noi non abbiamo perché i nostri
politici hanno scelto di rinunciarci: BCE e Meccanismo Europeo
di Stabilità (MES) faranno in modo che i sacrifici necessari a
pagare alti tassi d'interesse ai creditori saranno imposti ai
cittadini con metodi molto convincenti. Vediamoli.
La
BCE si è impegnata ad effettuare acquisti di titoli pubblici sul
mercato a condizione che gli stati chiedano aiuti al Meccanismo
Europeo di Stabilità (il che implica l'intervento del Fondo
Monetario Internazionale). In parole povere, se i signori che operano
sui mercati finanziari si trovano di fronte ad uno stato che sta
andando in rovina (recessione e aumento del debito), o che azzarda
l'ipotesi di politiche sociali a loro sgradite, non dovranno far
altro che far salire lo spread. Quel tanto che basta a generare
allarme fallimento (l'Italia crolla !), ed ecco partire l'opera di
convincimento (ricatto). Chiedete
aiuto.. e vi sarà dato. Se non chiedete aiuto, fallirete.
Queste
le modalità, annunciate: la BCE acquista titoli sul mercato
secondario, direttamente dagli investitori, liberandoli
immediatamente di parte del problema; il MES presta altri miliardi
allo stato attaccato dalla speculazione che verranno usati per...
pagare gli alti interessi chiesti dalla speculazione.
I
prestiti sono infatti condizionati: ecco tornare le riforme
strutturali! Più tasse; meno servizi sociali; più liberalizzazioni
e tante privatizzazioni; vendita di patrimonio pubblico;
licenziamenti nel pubblico impiego; altre cessioni di sovranità.
Sono quelle che ci dovrebbero tirare fuori di guai. Si capisce a cosa
servono, no?
Riassumendo:
-
con una mano ci prestano i soldi, anche se sono soldi nostri
quelli del MES (glieli abbiamo conferiti noi)... ce li presteranno a
tassi di interesse, decisi insindacabilmente da loro; e così facendo
fanno
aumentare il debito pubblico;
-
con l'altra mano ci mandano in recessione (perché le manovre
recessive producono... recessione!) e così fanno
scendere il PIL.
Il
risultato è, matematicamente, un drastico peggioramento del rapporto
debito/pil che dal 125% attuale non potrà che allontanarsi
all'infinito dall'obiettivo del 60%. Non ci è sufficiente vedere che
quelle riforme strutturali stanno già provocando il depauperamento
della nazione. E' sotto gli occhi di tutti che il rapporto debito/pil
è peggiorato, proprio grazie a quelle politiche!
Ma
a noi ci dicono - falsi e bugiardi - che il miglioramento si vede
dallo spread che è calato!
Andrà
avanti così, con l'agenda Monti. Almeno fino a quando c'è del
grasso da spremere dal patrimonio pubblico che saremo costretti a
svendere, e dalla ricchezza privata delle famiglie italiane.
Ricchezza che non viene molto pubblicizzata, ma prima dell'inizio
della spoliazione si aggirava al di sopra dei 12 mila miliardi di
euro. Grazie alle "riforme strutturali", è già calata a
10 mila miliardi nel 2011 1
Cerchiamo
di svegliarci.
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1
dati tratti da Banca d'Italia - Eurosistema, la ricchezza delle
famiglie italiane in Supplementi al bollettino statistico Anno XXII -
13 dicembre 2012. Scaricabile qui
Complimenti! Quelli del FMI hanno letto le tue critiche e si sono subito corretti... vedi http://www.imf.org/external/pubs/ft/wp/2013/wp1301.pdf
RispondiEliminagrazie Leopoldo
Eliminasi, ho letto il paper.. tanta algebra per scoprire l'acqua calda.
purtroppo ho una difficoltà crescente a credere alla buona fede di soggetti che lavorano per certe istituzioni.
L'idea che sto maturando è la seguente:
- hanno capito che il sistema non è sostenibile;
- ci mandano in recessione spinta il tempo necessario a svendere patrimonio pubblico e ricchezze private (aziende, case, terreni);
- poi chiudono la finanza e tornano al consumismo, facendo partire l'inflazione (che è l'unico sistema che consente di gestire un debito che altrimenti nessuno è in grado di pagare)
bisognerebbe svegliarsi in fretta..